http://www.metallized.it/recensione.php?id=5888
88/100
Spesso davanti a progetti one-man band ci aspettiamo, quasi a disagio, di ascoltare musica registrata al di sotto di uno standard sufficiente, impegnata in volute acrobatiche aventi come tema natura e filosofia e un complesso di intuizioni rigorosamente fini a se stesse. Non è decisamente letichetta da appiccicare su Expulse, seconda fatica dellintraprendente Damien T.G., unico membro dei Stielas Storhett, ensemble proveniente dalla fredda Russia.
Rifuggendo unimpronta superficiale, che vorrebbe ogni plot immediatamente comprensibile magari trascinato da uno o due episodi dichiaratamente commerciali- oppure da trovate ridicole (specchietto per leggere i testi al contrario, formule arcane in latino), si staglia in quellaffascinante terra di mezzo fra il black metal di scuola classica e la ricerca avanguardistica.
Nelle sette tracce proposte, si evince uneccellente preparazione tecnica e maturità compositiva, questultima retta dal binomio chitarra-batteria, i due strumenti maggiormente protagonisti del disco. Se la prima rimane comunque saldamente vincolata a partiture affatto originali, scegliendo di staccarsene unicamente quando desidera porre un sigillo indelebile (leggi parte solistica condita da sweep picking!), laltra prorompe in giri ispirati e mai uguali uno allaltro. La ripetizione ossessiva a là Filosofem sembra qualcosa di antico e superato.
Uno scream di donna, probabilmente torturata dà il la allopera, ben introdotta dalla convincente Dying Delirium, dove si può apprezzare la versatilità di Damien, impegnato oltre che sul versante elettrico, anche, con ottimi riscontri, su quello acustico, il quale regala un arpeggio dissonante di pregevole fattura. Non mancano, rivolto ai puristi, momenti concitati, interpretati da riff oscuri, intelligentemente variati.
Buried by Storm and Eternal Darkness offre invece una prova dellabilità solistica del Nostro, che, successivamente ad un inserto acustico, si profonde in un assolo intenso, incentrato sulle emozioni più che (nonostante sia di spicco) sulla tecnica fine a se stessa. Da sottolineare la sezione ritmica: mai fuori contesto.
Segue la stupenda All Path Le to Oblivion, equilibrio fra ferinità e riflessione: nella traccia si alternano recitati in clean vocal, tirate con uno scream disperato come attore principale, aperture che strizzano locchio al jazz, lead guitars lente ma sul pezzo. Damien si dimostra ancora una volta in grado di padroneggiare senza dare limpressione di forzato, o plastico, le varie influenze musicali che coesistono in lui.
Notevolissima la strumentale Hush a Bye, che potrebbe inserirsi in un contesto alieno al black metal, proprio per la natura camaleontica. Nei tre minuti si snodano accelerazioni, passione, accordi di settima. Un modo per permettere allascoltatore di prendere una pausa atta a ragionare, ad incamerare quanto appena proposto.
Two Lifeless Months è, invece, lepisodio che convince di meno. Sostanzialmente simile alle precedenti, mostra solo un interesse spiccato per la melodia: cosa sinceramente inusuale nel campo depressive\black. Le sei corde si rincorrono imperterrite durante gli interminabili sei minuti abbondanti, differenziandosi oltremodo: avremmo amato di più una distinzione meno netta fra quella alla quale sono affidate le parti prettamente ritmiche, quindi pesante, distorta, e la sua sorella impegnata nei percorsi solisti, che avrebbe potuto essere amalgamata in maniera migliore.
Ed ecco a voi il capolavoro: la title-track. Un sassofono da club jazzistico (ci ricorda i cari Solefald) intesse un tappeto mistico e seducente, conducendo per mano il viandante verso le sfaccettature della musica del russo. Attraverso un mood via via più oscuro, ci illustra la parte metafisica del black, in tensione fra negazione dellarmonia e ricerca di luce, di ossigeno. Queste sono le intense sensazioni comunicate dal migliore assolo dellintero plot. Bending a creare atmosfera, armonici, note lasciate vibrare che si spargono nellaria.
Manca, infine, lultima titanica traccia: Angel of Death. Nove minuti abbondanti di creatività assoggettata ad uno spartito musicale. Risulta ad ogni modo pesante da scollinare. Non tanto a causa delleventuale noia (non si discosta assai dalle altre), ma proprio perché insiste sulle peculiarità del progetto, cercando forsennatamente di consegnare al fruitore una summa quanto maggiormente completa possibile. Detto ciò, nulla impedisce di inchinarsi ancora dinnanzi allinnata dote di Damien: quella di farci viaggiare al di là dei limiti imposti dallo sterile canovaccio classico. Di grande effetto i recitati, il basso che silenzioso di ritaglia in punta di piedi uno spazio significativo, i fiati perennemente in evidenza, come a significare che sì, è fondamentale una certa dose di old school, ma che allo stesso tempo, difettare di ricerca melodica e di cura nelle progressioni può risultare un errore madornale. Terminata con un mid-tempo, dialogo fra sassofono e chitarra arpeggiata, riponiamo un album che porterà necessariamente a discutere. Disco dellanno oppure lontano dalla classicità e di conseguenza penalizzato?
Io propendo, nella mia umile visione, per la prima scelta. Rare volte si incontra un talento puro: lo si evince dalle piccolezze, dalla produzione estremamente curata, dal guitar working non scontato e banale.
A comporre un platter dedicato al grezzo diamante ci si mette, e siamo realisti, veramente poco: ronzii a coprire gli errori, tastierine con precaricato leffetto rumori del bosco nordico, drum machine o batteria reale che riproduce allinfinito lo stesso giro. Senza contare gli innumerevoli esempi da cui trarre ispirazioni oppure copiare spudoratamente. Perciò giudico Expulse un attendibile candidato al premio. Variazioni, frasi suonate con cognizione di causa. Unica pecca le liriche in russo, che sottraggono fluidità. Fossero state perlomeno nella lingua dAlbione, avremmo potuto capire il significato dei numerosi recitati.
In conclusione, procuratevelo. Non importa come, ma procuratevelo e custoditelo gelosamente. Non capita ogni mese di avere a che fare con un prodotto a tal punto valido. E se avete tempo, date un orecchio anche ai precedenti lavori del giovane russo, più canonici. Non resterete delusi.