CANAAN - "Contro.Luce" - Reviews

http://metaldemons.altervista.org/recensioni/gruppi/canaan.htm

Dopo un lungo silenzio discografico durato sei anni tornano i milanesi Canaan che in collaborazione con la Eibon Records ci presentano il loro settimo album "Contro.Luce". In pista fin dal lontano 1996 i Canaan ancora oggi restano un punto fermo per quanto riguarda il movimento dark-wave nostrano. Ambientazioni oscure, rarefatte e stratiformi costellano questo lungo album composto da dieci canzoni e vari intermezzi sonori. L'ordine delle prime lettere di ogni songs andrà a formare il titolo di un disco a tratti onirico e psichedelico, caratterizzato in maniera determinante da una convinta ideologia doom e da una profondo ricerca musicale. Strutture ipnotiche e magnetiche ruotano intorno a liriche dominate da metafore difficili da comprendere nell'immediato ma dannatamente reali. Lampi di luce che disturbano l'oscurità, un iceberg in lento avvicinamento. I Canaan sono questo. Un lungo sogno in un mondo fittizio, dove é la mente a dettar legge. Tanto al nostro risveglio sarà tutto finito.
 
1) http://www.theshipmagazine.com/canaan---controluce.htm

Diciamolo: i Canaan, a prescindere dallo statuto e dal riconoscimento è e rimane un incredibile scultore di suoni ombrosi. Dei direttori di orchestra, dove l’orchestra è costituita dall’insieme di strumenti acustici, elettrici o digitali che siano e la direzione sta nella composizione, creazione produzione e azione performativa.
Contro.luce, è il ritorno alla classica sigla Canaan dopo ben sei album, ovviamente il risultato è sicuramente superiore ai dischi passati, dinamico e concreto nelle ossessive introspezioni esistenziali. È sempre presente il senso di consolazione, consolazione che difficilmente viene ingabbiata tra le liriche nere come la pece.
Brani solenni che vengono elevati ad una limpidezza di visione e maestria di scrittura e interpretazione raramente riscontrati, con la voce sensuale nella sua lenta agonia a far volare alto il lavoro. Il risultato ha del sorprendente, poiché la coesione delle rispettive esperienze ossianiche promuove una sola radice capace di estrapolare dal buio iconoclasta l’anima rituale di un codice originario. Rispetto ai vecchi lavori Contro.luce, risulta più esteso, più armonico e naturale nella sua condizione seducente oltre che inquietante. Complimenti alla Eibon Records che ha creduto e crede nei Canaan.

Maurizio di Battista
 
su www. playersmagazine.it

Sentendo i Canaan per la prima volta non sarebbe in usuale immaginarsi panorami alla The Road: case abbandonate, libri fradici e ammucchiati in montagne di carta in decomposizione, un cielo bianco e soffocante, un futuro stritolato da una totale assenza di prospettive. Più che altro, un'immobilità assordante. Ed è masticando questo concetto di immobilità, paralisi e incapacità di reagire che ci si accorge che la band milanese non descrive affatto scenari post-apocalittici. Piuttosto, i Canaan parlano di vite comuni, di routine senza significato in cui volontariamente, pur maledicendole a gran voce, ci imprigioniamo quotidianamente. Contro.Luce è il nuovo lavoro di una straordinaria band nota perlopiù a chi i CD ancora se li va a cercare a mano. Musicalmente difficili da accostare a qualsivoglia altra formazione, tematicamente sempre avvinghiati al grigiore della depressione esistenziale, i Canaan alternano nenie darkwave a intermezzi strumentali, a volte dal retrogusto industriale, altre volte con tocchi etnici che evocano le ombre tremule proiettate da un fuoco che non scalda. A differenza dei lavori precedenti (fra i più "recenti'; il masterpiece “A Calling to Weakness” del 2002 e l'angosciante The Unsaid Words del 2005), Contro.Luce è cantato completamente nella nostra (bella) lingua. "Ho preferito non tradurre per non perdere significati e immagini che l'italiano mantiene in modo perfetto. Ero conscio del rischio di impantanarmi in un cantautorato dei poveri, ma sentivo che per questo disco era una scelta obbligata", racconta Mauro, mastermind e voce del gruppo. Anche se l'alternanza con l'inglese permetteva in passato più varietà fra le tracce, è difficile dargli torto: Contro.Luce è un disco profondamente italiano, che parla - nemmeno in senso particolarmente lato - di un sentore comune a tutte quelle persone imprigionate in città claustrofobiche, senza spazi, in cui più che vivere, meramente, si sopravvive cercando di non disturbare nessuno.
 
2) Inferno Rock (printed)

Chi conosce i Canaan sa bene che la band lombarda fa parte di quella schiera d'artisti che usano l'arte sonora per esprimere quel disagio interiore che, in un mondo come il nostro, si fa ogni giorno più pesante e opprimente. Con la pazienza di chi sa bene cosa vuole ottenere, Mauro e soci hanno cesellato le canzoni di Contro. Luce, sesto album che li vede abbracciare in pieno la propria italianità (tutti i testi sono in lingua madre) in canzoni che se da un lato proseguono con coerenza un discorso iniziato 15 anni fa, dall'altro introducono una più chiara, potente e cristallina forma espressiva. Se la voce si spoglia dei panni del cantato per farsi ancor più vera, sincera, disillusa e dolente, la musica si colora di nuove sfumature, mescolando suoni organici, elettronici e/o campionati in un flusso inscindibile e guadagnando in intensità ciò che è stato ceduto sul piano della plumbea profondità espressiva che caratterizzava il passato. Una canzone per ogni lettera del titolo, ed in mezzo frammenti sonori meditabondi: tasselli inscindibili di un mosaico di rara bellezza. Se musicalmente parlando i Canaan odierni sono al top, testi e pathos non sono da meno: frammenti di pensieri di anime inquiete che non possono trovare vera pace in un mondo che ha tradito tutte le loro speranze. Crescendo magistrali ed arrangiamenti di una ricchezza che ha del miracoloso, esaltati dal miglior suono di cui abbia mai goduto la band, completano un quadro
inequivocabile: Contro. Luce è la vetta compositiva dei Canaan. la nuova perla di dolore interiore di questa grande band italiana.
 
top album on http://heavy-metal.it/recensioni/album_templ.php?id=3326

"Contro.Luce" è uno di quei dischi che danno molto, ma che richiedono anche tanto all'ascoltatore. L'ultima fatica dei Canaan è infatti un album denso e profondo, suona sincero e sentito, tutte caratteristiche apprezzabilissime, il contraltare è che però necessita di essere assimilato ed è un'esperienza sfiancante. La durata supera i 70 minuti e l'ascolto va effettuato tutto in una volta: non ci sono tracce particolari da ascolto mirato, "Contro.Luce" va fruito nella sua interezza, va assaporato dall'inizio alla fine, in un certo senso va "sofferto". La struttura dell'album alterna pezzi veri e propri ad intermezzi e, mentre i brani "standard" hanno una struttura simile (composizioni lente, piene di atmosfera, disperate ma calde), gli intermezzi sono di vario tipo e spaziano da momenti ambient dove sono protagoniste le campionature (spesso dal feeling organico) a quadretti etnici dal sapore mediterraneo/medio-orientale. Proprio su questi ultimi stacchi personalmente ho faticato di più, il mio gusto è infatti piuttosto distante da quel tipo di sonorità, e inizialmente le trovavo troppo "staccate" dal resto della materia musicale, mentre col passare degli ascolti mi sono sembrate sempre più amalgamate nel flusso generale e le ho apprezzate di più, pur non riuscendo mai a relazionarmici del tutto. Il feeling che traspare da tutto l'album è comunque sempre presente e vivo, e il disagio che permea ogni nota è stranamente "colorato". Probabilmente alla fine è proprio questa la caratteristica di "Contro.Luce", ben sottolineata anche dall'artwork: non si può dire che l'album sia positivo, il malessere e l'angoscia trasudano da ogni brano, tuttavia è come se una positività di fondo permeasse sempre, e la sensazione che si prova non è di gelida disperazione, ma è una specie di tepore che avvolge e ottunde.

"Contro.Luce" non è quindi un lavoro per le masse, bisogna essere predisposti per apprezzarlo, e anche in questo caso è richiesto un certo sforzo. D'altronde il coraggio dei Canaan è grande, come dimostra anche la scelta di cantare in italiano (scelta che probabilmente alienerà molte simpatie all'estero, e probabilmente anche qua in madrepatria, ma che in realtà fa sì che con noi conterranei si crei un'intimità molto più forte che col cantato in inglese), e dimostra quanto Berchi e soci facciano musica soprattutto per loro stessi. Insomma, se apprezzate queste sonorità date una possibilità ai Canaan, e se li ritenete meritevoli supportateli veramente (Mauro Berchi non solo è autore di musica di alto livello, ma si produce anche, si può comprare questo disco direttamente dalla sua Eibon spendendo poco e aiutandolo a continuare a produrre musica, per cui fateci un pensiero).
 
Su Ritual 04/05/2011

Lo status di cult band i nostrani Canaan se lo sono guadagnato sul campo, attraverso lavori intrisi di ineluttabile disperazione come "Blue fire", "Brand new Babylon" e "A calling to weakness". Dopo quindici anni di carriera, "Contro.luce" segna una piccola rivoluzione per la creatura di Mauro Berchi, una sorta di "svolta progressiva". Interamente cantato in italiano, questo lavoro gioca con i chiaroscuri emozionali della disillusione e ne anima i riverberi emotivi attraverso la poetica del dark/doom più intimista. Questa volta però - e mai come in passato - è lo stesso concetto di melodia a piegarsi voluttuoso alle svariate tonalità cromatiche di cui si fregia il lavoro. E in questo simposio di emozioni, note e liriche élitarie, si inseriscono con sempre più rilevanza elementi presi a prestito dalla scena ethnic e da quella ambient. In questo senso, "Contro.luce" ci fa osservare l'operato di Canaan sotto una nuova, sorprendente angolazione artistica. Magnifico.
 
http://www.covenantzine.com/otherside/169.html

Lontano dai clamori del "music buisness", dai trend del momento e quasi defilati rispetto a tanti più blasonati (ma solo a parole) colleghi, esce il nuovo album degli italiani Canaan. Più di quattro anni ci separano dal precedente e stupendo "The Unsaid Words"; anni riempiti in parte dai due album dei Neronoia, sorta di spin off del gruppo. Informazione questa piuttosto importante in quanto questo nuovo album ha sicuramente subito l'influsso del progetto parallelo in questione. In prima battuta per l'uso dell'italiano al 100% su ogni brano: mentre in passato la lingua madre rappresentava un'eccezione, ora invece non c'è più traccia di inglese. Anche musicalmente, soprattutto in determinati brani, i Canaan si divertono a usare suoni ed atmosfere tipiche dei Neronoia, con risultati sicuramente apprezzabili. Per il resto il gruppo italiano continua nel suo percorso musicale, portando avanti un sound molto personale che mischia una vena cantautoriale a derive Ambient e Darkwave; il tutto impreziosito da una ricerca come sempre molto curata dei suoni e delle melodie. La prova vocale di Mauro è versatile e sofferta quanto basta, ma (ancora una volta) la vera forza del gruppo è l'amalgama che riesce a generare.
Brani eleganti, personali, canzoni che sono qualcosa in più della somma delle parti di cui sono composte. Per contro, un pizzico di imprevedibilità in più in fase di songwriting avrebbe giovato al disco; ancora di più se si considerano alcune soluzioni prese pari pari dal già citato progetto Neronoia. Da segnalare i consueti "intermezzi" presenti tra un brano e l'altro: fortemente influenzati da un sound quasi "etnico", sarebbe molto riduttivo classificarli come semplici riempitivi, in quanto ognuno di loro ha un' identità ben precisa e pur essendo (per certi aspetti) quasi slegati dal flusso dei brani, arricchiscono indubbiamente la proposta del gruppo. Per il resto, canzoni come "Calma", "Concupiscenza" o l'intensa "Oblio" (giusto per fare qualche nome) sono brani che chiunque potrebbe apprezzare, pieni di passione e genuina esigenza artistica. Merce rara nel 2011. Ancora una volta i Canaan fanno parlare la loro musica, senza orpelli e senza giri di parole, e per questo li ringraziamo.
 
http://www.headbang.it/recensione/canaan-controluce/9981

Chiedo scusa a tutti per il vistoso ritardo con cui esce questa recensione (non perdonabile se aggiungiamo che ho sentito l'album in anteprima), ma è dovuta maturare nel tempo senza alcuna fretta, i Canaan non sono materia da trattare con le molle ma soprattutto con superficialità.
Ho scelto di dare un s.v. per due motivi ben precisi, il primo è che non sarei minimamente obiettivo nei confronti della loro musica, che da sempre propone note in grado di toccarmi l'anima come poche (volevo in qualche modo essere onesto da questo punto di vista); il secondo motivo è racchiuso proprio in Contro.Luce, un disco che sa andare oltre ma non dimentica di annaffiare le proprie radici con grazia, una sorta di crocevia per questa "mosca bianca" della musica più oscura e opprimente in circolazione.

Per la prima volta, e forse non a caso, visto il recente progetto Neronoia, i Canaan dallo alla luce un prodotto interamente cantato in italiano. Ma non solo l'aspetto lirico porta in quella direzione visto che diverse similitudini fra i due monicker le ho scovate anche nel quieto songwriting. Ma sarebbe errato non tenere in considerazione tutto quello fatto sino ad oggi dai Canaan, Contro.Luce è come il coronamento di un viaggio, la "completa completezza", un disco talmente ingombrante da togliere l'aria. Il gruppo di Mauro Berchi ha sempre avuto una fisionomia particolare, ora questa fisionomia è stata portata ad un livello superiore. Contro.Luce è in qualche maniera più semplice rispetto ai suoi predecessori però allo stesso tempo è un duro macigno da affrontare e digerire, la sua particolare stranezza risiede nell'essere sotto diversi aspetti anche "positivo" (in una maniera del tutto speciale ed idonea ovvio) e consapevole del proprio potenziale.
Dopo aver tastato la completa rassegnazione ora ci troviamo cullati comodamente in tale situazione, perchè anche la negatività ha i suoi aspetti positivi ed è proprio questo l'aspetto chiave di un percorso che probabilmente traumatizzerà i più disattenti e svogliati ascoltatori.

Per riuscire ad ascoltare Contro.Luce nella sua completezza (sarebbe blasfemia scinderlo dalle parti dark ambient, ma immagino che qualche "frettolone" di turno skippi senza alcun rimorso) è necessario conoscere a menadito la creatura Canaan, penso che difficilmente una persona possa trarne giovamento senza aver vissuto "il prima", ed è proprio per questo che ho deciso di intraprendere questa recensione, perchè sono convinto che dopo tutti questi anni solo chi ama e respira Canaan finirà a leggere queste righe (e di rimando comprarsi il cd che fra l'altro si offre in una veste elegantissima). Affiancare un numero come voto ad un opera del genere significherebbe soltanto sminuirla e renderla in qualche maniera "mortale".

La voce di Mauro arriva su Contro.Luce a livelli incredibili, per capire quanto sia diventato espressivo basta ascoltare l'iniziale Calma, credo di non aver ascoltato nulla di più straziante in vita mia, ma soprattutto credo di non aver mai respirato cosi a fondo quel vivo senso di tragicità che emana (pensateci bene prima di cominciare l'ascolto perchè l'inizio taglia già le gambe). Una volta premuto play si finirà inghiottiti in un tempo senza fine, naturale ed estremamente semplice poi perdersi nelle diverse tinte sonore offerte, ogni brano cantato ha una sua spiccata personalità e dimensione mentre i momenti etnico/dark ambient non sono mai stati brillanti e ben inseriti come a questo giro (mi ripeterò forse ma in più di un caso il disco si svela su queste parti, se non ci fossero il risultato finale sarebbe del tutto incompleto).
Piano piano ci renderemo conto di quanto "l'ambiente" sia confortevole e anestetizzante, e il raggiungimento di una propria trance sarà il giusto premio per i continui sforzi verso un qualcosa di fortemente atipico.
Non mi andava di ergere qualcosa rispetto ad altro, ma alla fine non posso sottrarmi dal citare i miei personali apici di Contro.Luce, oltre alla già citata Calma, c'è Ragione (la strumentale che segue e quella che segue Lascivia) ed Esitazione (i Canaan con questo brano hanno scritto il loro apice, e io non posso fare a meno di commuovermi ogni volta). La produzione è profonda e colora chirurgicamente ogni spazio lasciato vuoto con maestria, ne traggono giovamento le solite chitarre apatiche e il sentitissimo lavoro di tastiere protagonisti dei ventuno intensi episodi .

I Canaan non sono certo un nome da slogan, scrivono e suonano musica in punta di piedi, però quando è il momento di rendere il giusto tributo a qualcosa che se lo merita sino in fondo bisogna farlo. Non c'è nessuno che suona come loro, che "tocca dentro" come loro (non chiedetemi di etichettarli, quando li sento non penso minimamente a cosa suonano), perseverare nel non volerli conoscere potrebbe essere una delle peggiori scelte che possiate fare. Dall'alto della mia ignoranza posso solo dire che Contro.Luce è un completo vanto per la nostra nazione, un disco dove "c'è veramente tanto" l'unica speranza è che il tempo gli dia il giusto premio.
 
http://brutalcrush.wordpress.com/2011/05/19/canaan-contro-luce-eibon/

Solita telefonata di Aldo che mi dice: “Titty, ho in mano il nuovo dei Canaan, è troppo bello. So che anche tu li segui, se vuoi fare la recensione ti passo il disco”. Così è stato, tempo un paio d’ore ed avevo il disco in mano. Seguo la band milanese dagli inizi ed erano anni che aspettavo di ascoltare il successore di “The Unsaid Words”, uno di quei dischi che quando li metti difficilmente riesci a premere il tasto stop, sono troppo trascinanti per interrompere l’ascolto. L’intermezzo con i Neronoia non mi aveva garbato affatto, sono sincera. “Il Rumore Delle Cose” era un bel prodotto nelle intenzioni, mentre nei fatti era poco più di una divagazione dark wave di poco conto, piacevole, tutto qui. “Contro.Luce” rimette le cose a posto e ci presenta i Canaan per come li abbiamo sempre amati e per come li volevamo. Precisando sin da subito che chi tra voi non riesce a staccarsi dal concetto pelle e borchie, anche solo per un secondo, fa bene ad interrompere la lettura, “Contro.Luce” è molto probabilmente il capolavoro definitivo di Mauro Berchi, la mente che si cela dietro questo moniker. Tenendo sempre in primo piano la matrice dark wave e spaziando tra momenti ambient ed altri accostabili al cantautorato italiano più ricercato, è liricamente che questo disco fa letteralmente paura. La spesso filtrata voce di Mauro cancella con le parole ed i toni ogni minima speranza per il futuro annientando l’ascoltatore nella sua miseria umana e nella fragilità della carne. Dieci tracce che sembrano dieci condanne, questo è il sunto di “Contro.Luce”, un disco che vive nell’oscurità e nel dolore, un disco che ti soffoca con certosina maestrie e ti annienta ancora prima che tu possa reagire, un disco che disturba e fa male dentro. Da avere, stop. (Tiziana Gervasoni)
 
http://www.versacrum.com/vs/2011/05/canaan-contro-luce.html

“Incantesimo d’Autunno” ed “In un cielo di pece” sono due tra i tanti brani composti dal gruppo di Mauro Berchi in questi tre lustri di attività che più ho ascoltato (e trasmesso). Li ritengo due vette espressive assolute opportunamente valorizzate dall’uso dell’idioma italico, quanto mai adatto ad esplicare i sentimenti evocati da quelle liriche grevi e profonde come insondabili abissi di disperazione.
Contro.Luce è intieramente interpretato in madre lingua, e rappresenta l’ennesima cuspide di dolore fissata su una lavagna nera (come la pece di cui sopra…), elaborazione di una equazione sonora che non si limita a sommare i singoli valori dei dieci episodi cantati che compongono l’ossatura del disco, perché il risultato finale è enormemente superiore. Versi che vengono recitati con trasporto, fatti propri ed interiorizzati da un interprete che è giusto ormai riconoscere tra i massimi in Italia, al di là dei generi e delle classificazioni, inframmezzati da porzioni strumentali di dark-ambient claustrofobia e soffocante, a volte sgravate da limitate porzioni etnicheggianti. Disco ostico Contro.Luce, che ovviamente non si guadagnerà le simpatie del grande pubblico (che nemmen s’accorgerà della sua esistenza), ma sicuramente di coloro che i passi di Canaan seguono fin dagli albori, che lo apprezzeranno come solo i cultori sanno, e che rielabora alcuni tratti manifestati in progetti quali Neronoia e Colloquio; eppure in alcuni fuggevoli frangenti mi par d’intravedere, nel mezzo di tale mestizia, fiochi brandelli di luce, ancora fredda, certo, ma prova che il lungo tunnel di dolore scavato tra i più aspri sentimenti umani conduce infine ad una conclusione (“Esitazione”). Che è ancora tutta da immaginare, ma il lascito d’una opera dark totale come Contro.Luce non può venir suggellato da certezze, bensì solo da ustionanti irresolutezze, tale è l’impatto sull’animo umano dei suoi contenuti.
Resta l’enorme cifra artistica dell’opera, e questa è un dato di fatto inconfutabile.
 
http://www.side-line.com/reviews_comments.php?id=46294_0_17_0_C

Since its initial set up in the 90s by Eibon Records boss Mauro Berchi, the Canaan project has seriously evolved in sound. The 6 albums of the band have been spread over 14 years, which probably explains the input of new influences and ideas. Four years after their previous CD Canaan strikes back once more with a new opus full of darkness and melancholia on one side and dark-ambient and wave music on the other side. All ingredients together lead Canaan to a rather minimal concept of sound.
This album was completely sung in their Mother tongue (Italian), which is one of the newest experiments of the band. I’m not a big fan of Italian singing bands, but it didn’t really affect me on this CD. The vocals were carefully merged with the music texture and as most of the songs are pretty short, it never starts to annoy me. Canaan easily switched from darker ambient soundscapes to wafting wave songs. It doesn’t sound that groundbreaking thus far, but the way it has been worked out is more interesting. Canaan has refined their songs with some little, but peculiar details. Let's now move from the details to the headlines. The guitar play is for sure one of the main characteristics on “Contro.Luce”. The way the guitar parts were played are like injecting the spirit into the music and is for sure a remarkable element.
In the end I can affirm that this release is quite experimental in its genre, but did Canaan ever belong to a specific genre of music?
 
http://www.voxempirea.com/it/recensioni.html#c

Disco oggettivamente importante quest'ultimo appartenente all'ensemble milanese Canaan, formazione generata dalle reminescenze dell'ex progetto doom-metal Ras Algethi. La band odierna è attiva fin dal 1996 con l'eccellente "Blue Fire", inizio di un itinerario discografico lungo sei albums contraddistinti da un turbine di autoctone sonorità darwave, contaminate progressivamente nel corso degli anni da svariati elementi intermedi quali ambient, gothic, cold wave e industrial. Attualmente la line-up dei Canaan, capitanati come in origine dal front-man Mauro Berchi, conta cinque elementi la cui siergia ha prodotto questa meravigliosa, rara fioritura di ispirazione, sentimento e professionalità musicale intitolata "Contro.Luce", album che distanzia di quattro anni il precedente "The Unsaid Wods", opera anch'essa ricolma di lacerante oppressione. Il ritorno dei Canaan costituisce senza dubbio una manche colma di sperimentalismo oscuro, di tenebrosa, addolorata poesia, di immota energia che penetra nei meandri più intimi dell'anima per accarezzarne delicatamente le pareti diffondendovi, prima di scivolare nell'ombra, l'impercettibile eco di un pianto vissuto nel totale silenzio. "Contro.Luce" relaziona perfettamente con l'esigenza di esternare ciò che di angustiato, disperato, inespresso, tormenta lo spirito, astrazioni che la band descrive servendosi di uno stile musicale assai accigliato, difficilmente identificabile, nemmeno attraverso le sopracitate appartenenze. La band ha altresì ampliato lo spettro d'azione conglobando in tempi relativamente recenti la propria creatività nell'ambito di altri progetti quali Neronoia e Colloquio, condividendo con essi l'esplorazione di nuovi territori sonici devoti ad un innovativo concetto di "dark", esperienze che hanno inotre contribuito all'accrescimento professionale e, di conseguenza, espressivo. La contemporanea miscelazione di accenti ethnic, doom, dark-ambient e depressioni obscure-wave, genera questo full-lenght introspe ttivo entro cui l'esaltazione delle congiunzioni vocali, ora atmosfericamente ottenebrate, ora traboccanti di autentica afflizione, si fonde con un indissolubile universo di tastiera, infinite-guitars, basso e drumming sempre in modalità down-tempo. Ventuno le tracce, di cui dieci cantate in lingua italiana, intervallate da undici episodi in parte strumentali e non titolati che la track-list contrassegna come "..", tutto ciò per un album edificato punto per punto nel corso degli anni, lontanissimo dall'intraprendere percorsi usuali o immediatamente assimilabili, testimone di concetti da rielaborare nel corso del tempo estrapolandoli dalla loro apparente chiusura. Mauro Berchi è inoltre titolare della Eibon Records, label che supporta e licenzia le produzioni appartenenti ai Canaan, compreso quest'ultimo "Contro.Luce", interpretabile di fatto quale precisa antitesi della luminosità interiore, un'analisi disillusa, concreta, eppure così sensibile ed arcana di ciò si cela oltre la cosci enza. "Calma", opening track, manifesta immediatamente quell'intensità di cui l'album è prodigo, riservando nei testi una sorta di poema accentato da indicibile malinconia, cadenzato da lente formule strumentali di key, percussioni e corde intrise di gothicheggiante decadenza. Si prosegue con la prima traccia non identificata ".." che predispone estesi pads sotterranei e tocchi di suono dilatato, elementi tipici delle creazioni dark-ambient.
"Onore" espone tutta la propria mestizia impiegando un solenne nucleo strumentale di tastiera, chitarre e slow-drumming a sostegno di liriche notturne e assetate di lacrime; il secondo atto non nominato ".."
diffonde flessuose sonorità da harem che si snodano lente oltre il tambureggiare sciamanico, così come nei testi della successiva "Noia"
scorre un meditabondo, nostalgico flusso di pensieri che vengono musicati da nebbiose orchestrazioni di key, chitarre elettriche e batteria. "..", terzo brano innominato, propone buie e fascinose soluzioni e lectro-etniche tratteggiate da soavi, femminei vocalizzi a loro volta affondati in una laguna di percussività attenuata e gassosi accordi tastieristici. Coerentemente con il proprio titolo, "Terrore"
dispone inizialmente un gelido inquadramento percussivo scandito con phatos, affiancato da fraseggi cavernosi che nel refrain modificano gli accenti per evolversi in strofe venate di angociato romanticismo. Le insondabili profondità dell'obscure-ambient ammantano ora il quarto capitolo ".." che cede il passo alla successiva, magnificente "Ragione", ricolma di abissale struggevolezza, una sad-track il cui refrain si rivela in grado di scalfire perfino le menti più granitiche impiegando soavi fluttuazioni di key, drums, un distante background di chitarre e, soprattutto, intense parole rivolte direttamente allo spirito che ne risulterà irrimediabilmente segnato. Gli evidenti influssi ethnic si riflettono negli eleganti cromatismi ritmici e nelle corde della quinta intersezione ".." in antic ipo sulla susseguente "Oblìo", carezzevole brano che espone frasi sofferte ed armonie d'accompagnamento dai colori tardo-autunnali. L'incontro con il sesto episodio ".." offre la possibilità di sperimentare antelucane modulazioni di tastiera e plettro, oltrepassate in seguito dai dolorosi e serrati fiff chitarristici disposti in "..", settimo passaggio privo di titolo.
"Lascivia" predilige morbide soluzioni flautate che proiettano nella mente immagini sensuali di velluti e seta, rifrazioni anteposte alla cupa tristezza espressa nel lirismo e nel guitar-sound appartenente all'ottava traccia contrassegnata con ".." oltre la quale si delinea il tribale tam tam di "Umiltà" circondato da sospensioni tastieristiche e sobrie sezioni di archi di provenienza Universal Chaos Orchestra. Il nono interludio ".." concede di interagire spiritualmente con una song che amalgama affrante partiture di key e guitar a pronunce vocali traboccanti di amenità, così come "Concupiscenza" prolunga gli effetti della sperimentazione sonica dei Canaan in questa occasione rivolti a opache formulazioni dark-ambient orlate di spettrale romanticismo pianistico. Vocals depressi, infinitamente sentimentali vengono cullati malinconicamente tra gli accordi da sogno della decima no-titled track ".." succeduta dalle soporifere atmosfere arabeggianti che articolano "Esitazione" ed infine dagli indescrivibili varchi inondati di amaro tormento, di straziante, tacito dramma interiore disseminato nel canto e nelle musiche dell'undicesima traccia ".." per la quale non si reperiranno facilmente termini adeguati atti a descrivere la sua imperscrutabile dolcezza, il suo incontenibile bisogno di ritornare a sperare. Ritengo "Contro.Luce" un'opera di rilevo, evoluta, al limite dell'inappuntabile. Le seducenti armonie strumentali accolgono i toccanti, ardenti significati proferiti dalla voce di Mauro esercitando un'incessante trasmissione di emozioni che l'ascoltatore predisposto condividerà estaticamente. Rimanere indifferenti di fronte ad un simile capolavoro equivale a non possedere anima. -|-|-» Considero i Canaan una band estremamente comunicativa, sensibile, rappresentata da musicisti preparati ed artefici di un capolavoro sonico che amerete per sempre.
Inquietudine, dolore, poesia, illusione e poi amore. "Contro.Luce" non vi concederà altro che attimi di profonda riflessione, unitamente alla consapevolezza di non essere i soli saper ascoltare i sussurri dell'ombra. logico vigore elettronico e, nel caso dei samplers, anche una mirevole capacità di creare atmosfere sospese tra estasi e incubo.
Opere concettualmente di apprezzabile livello, attendono solo l'opportunità di essere scoperte e valorizzate da uditi oltre il consueto, che sappiano interpretare appieno ciò che il Messaggero brama
comunicare: l'Apocalisse cavalca lesta e questo suono sarà il suo più terrificante Annuncio.
 
http://thepitofthedamned.blogspot.com/2011/06/canaan-controluce.html

E’ un ritorno inaspettato quello dei Canaan, band italiana per la quale il termine “culto” non risulta improprio, in quanto ha coltivato fin dagli esordi del proprio cammino (incominciato nel 1996) una serie di qualità artistiche tese alla ricerca dell’unicità, dell’eleganza e dell’eccellenza compositiva, sempre e tenacemente incurante dei modesti riscontri commerciali che sono tipici della musica di genere come l’ambient e la dark-wave. In passato, con album come “Brand New Babylon”
e “A Calling to Weakness”, Mauro Berchi e i suoi fidati compagni di viaggio hanno dato luce a due perle di grigio fulgore, toccando quello che ad oggi può essere riconosciuto come l’apice della loro carriera e solo con l’uscita del penultimo episodio “The Unsaid Words”, risalente al 2006, la band ha probabilmente incontrato la prima flessione creativa, consegnando alle stampe un lavoro leggermente sotto tono che ricalcava in maniera meno ispirata gli stessi umori e le stesse sfumature del suo predecessore. Congelati in un serrato silenzio per quasi cinque anni dalla pubblicazione di “The Unsaid Words”, i Canaan tornano dunque con un album inatteso, che tale può essere definito anche per una nuova linfa espressiva, densa di elementi inediti che manifestano una band rinnovata, rinvigorita da uno slancio stilistico fino ad ora inesplorato. Permane la vena “cantautorale” e poetica che ormai da tempo accompagna le composizioni del gruppo, ma è il timbro e lo stile vocale di Mauro che si avverte come profondamente diverso, forse perché meno greve e sofferto di un tempo o più semplicemente per la conquista di una piena maturità interpretativa per la quale risulta d’obbligo spendere un elogio sincero. Rimangono invece immutati gli intermezzi strumentali che come d’abitudine spezzano i brani cantati e impreziosiscono “Contro.Luce” delle consuete suggestioni etniche ed ambient-industriali. Le nubi che affollano la mente di Mauro non sono ancora del tutto dissolte, mentre il dolore e il rimpianto continuano a riaffiorare dai ricordi del passato, tuttavia si avverte un nuovo modo di affrontare le avversità, con la dignità di chi sa soffrire in silenzio, non escludendo che tenui bagliori di speranza ci portino finalmente a respirare un alito di vita. Un sorriso di una persona cara o il volto ingenuo di un bambino possono allora ridestare emozioni di conforto e tenerezza, arginando anche solo per un istante le afflizioni.
Nell’ascolto di “Contro.Luce” si percepisce questa lenta rinascita e la musica si muove all’unisono con le sensazioni trasmesse dalle parole, aprendosi a soluzioni che talvolta stupiscono per la loro sinuosità e “leggerezza”. A testimonianza di questa evoluzione vi sono canzoni come “Noia” e i suoi toccanti interludi di voci femminili mediorientali, gli energici e repentini cambi di ritmo in “Terrore” e i riverberi possenti delle chitarre in “Oblio”. Altri brani ripercorrono i plumbei canoni della produzione passata, ma sempre con quella rinnovata freschezza che dona un valore aggiunto all’intera opera e suscita nell’ascoltatore una commozione autentica. Grazie Mauro, grazie Canaan. (Roberto Alba)
 
http://www.stereoinvaders.com/index...tid=1:cd&id=5677:canaan-controluce-&Itemid=16

Canaan è una regione mediorientale che grossomodo comprende, Israele, Palestina, Libano, e parzialmente anche Giordania e Siria; e il popolo cananeo sarebbe disceso direttamente dal nipote di Noè, Canaan appunto.
La religione ed il simbolismo della terra di Canaan sono molto importanti in antropologia ed archeologia, poiché si tratta dell'anello di congiunzione tra Ittiti ed ebraismo, e, oltre a ciò, i simboli religiosi dei cananei avevano richiami alla sessualità ed alla fecondità, oltre che di alleanza con Dio. Beata Wikipedia..... è evidente da questa sommaria disamina storiografica, come il progetto Canaan - un pezzo di storia del dark ambient italiano - affondi le proprie radici in una ricerca costante ed inalterata di profondità spirituale ed emotiva. Musica d'accordo, ma che non è propriamente "solo" musica... "Contro.Luce", la nuova fatica del quintetto, non lascia dubbi al riguardo, sin dall'ascolto delle prime tracce in scaletta. Atmosferee plumbee e cariche di aspettative frustrate - quasi infinite nel loro riverberarsi nella cassa toracica di chi ascolta - inviano messaggi fatti di certezze rigorose e misteri perenni. Una penombra decadente dolce ed amara, che accompagna le fatiche degli uomini sin dall'alba dei tempi. Molto evocativo anche l'artwork del CD, completo per altro dei testi delle canzoni. "Contro.Luce" è un caleidoscopio di vibrazioni e percezioni, come se la nostra epidermide venisse incessantemente scossa e percossa da gocce d'acqua; c'è spazio per suggestioni cosmiche ed universali alla Pink Floyd (soprattutto nelle melodie vocali), per ambient-azioni dark wave alla Dead Can Dance, per sprazzi di arcobaleni esotici, per la pienezza dei retaggi derivanti dal backgound funeral doom dei nostri. Ma non è questione di far riferimento a questa o quell'altra band, inutile arrampicarsi sul vetro citando magari i Samael "evoluti" o una sorta di Ordo Rosarius Equilibrio ibridati dalla tradizione autorale italiana (...eh? Ma che caz....stai dicendo?!), è il discorso complessivo quello che stordisce, per magniloquenza e insidiosa pervicacia; da una parte si è schiacciati dalla "grandezza" del discorso dei Canaan, dall'altra se ne viene attratti come un minuscolo corpuscolo celeste al cospetto della energia gravitazionale di un buco nero, centro e nemesi dell'universo al contempo. Nostalgia nera di un utero materno che non potrà mai più riaccoglierci e che ci ha abbandonati in un mondo che non comprendiamo e che a sua volta non ci vuole comprendere. Il senso dell'inaccoglienza, ed il bisogno di un calore che possiamo trovare solo dentro noi stessi.
 
http://www.rawandwild.com/review/review.php?id=Canaan

Era da un po’ che non si sentiva parlare dei Canaan, anche se il gruppo, tre-quattro anni fa, in collaborazione con i Colloquio aveva dato vita a Il Rumore delle Cose, secondo album a firma Neronoia. Berchi e compagni sono fermi a quel The Unsaid Words, che mi aveva colpito favorevolmente.
Il nuovo Contro.Luce sin dal titolo presenta un importante novità:
l’utilizzo dell’italiano come lingua, cosa che nei sei dischi precedenti avveniva solo marginalmente. Dal punto di vista più strettamente musicale, Contro.Luce si inserisce in quel particolare filone dark-wave-doom che rappresenta il marchio di fabbrica dei nostri. Il disco è in perenne tensione, pur se le sonorità non sono mai spinte all’eccesso. Anzi c’è una delicatezza di fondo che crea al contempo uno stato di rilassatezza e malumore nell’ascoltatore. Merito degli arrangiamenti curati nei minimi dettagli che arrochiscono il sound della band senza appesantirlo o renderlo eccessivamente pacchiano. L’utilizzo della lingua italiana, poi, aggiunge un velo di decadenza poetica che, forse, nei capitoli precedenti mancava. In fine mi preme sottolineare l’ottimo packing del cd, curato in ogni dettaglio dalla Eibon Records (etichetta dello stesso Berchi). In buona sostanza un lavoro di qualità superiore rispetto alla media nazionale.
 
From Avant-garde Metal:

Entirely sang in Italian, maybe in adherence to the Mediterranean cultural heritage, like slow melancholic pop with the balance of concrete intervals, as if the relaxed, frozen, isolated or nostalgic singing needs dark ambience, electronic noises or almost pure ethno in-betweens, somehow benighted in Wave and Ambient, with many sounds and ideas, overwhelmed by a feeling that is like sprawling into contemporary tragic music to enjoy alone, Contro.Luce is, from strange to normal, a well designed album. What counts as extreme fragments, f. e., a passage of industrial pounding, a few harsh vocal treatments, heavy guitars…, is carried along with the relatively calm atmospheres – romantic fancy, estrangement, serene comfort or euphony that nears catharsis. Soaring and resounding, not sophisticated in structures, keyboard, guitar and rhythmic consistence often perpetuate melodies, streaming spectacular, multiplied in another version or instrument, mid-pace or below, hardly dualistic... The opening track features also sporadic industrialized streaks. Clean (a bit in the background) or distorted guitars, and doubled vocal suit the all-encompassing feeling of reverie. 03. initiates a tubular modulation of the main motif. An impressive variety of keyboards follows (throughout the album as well)… a guitar solo drifts towards the distance, audible enough to counterpoint urgent, central verse and refrain. Among other elements, 05. hones distorted guitar and the aforementioned vocal pair up to a most lyrical theme. Before the harshness of 07. - voice, simple beat, distortion and a copy-paste noise interference vs. harmony - appear male and child voices which sparkle contrast and add shades to the overall textual side. 09. has probably the most unusual introductory part and then continues/restores the palette in a rather touching manner. While in the first half there’s only one industrial, in the second half of the album the interludes come along as ethno percussive or string influences, also Japanese flute, and muezzin… plus light electro- backgrounds at times. The antiquated feel of 10. is followed by a layer of modern frequencies and "dolore”. 12. is probably the most beautiful of them - a saddened new age soundscape, intercepted by a full-score atmosphere which includes also cool vibrancy and subtle abrasive hiss effects. 18. is kind of weird: open space signals and piano. "Lascivia", "Umilta" and "Concupiscenza" emphasize on experimental combinations. The latter song differs from all of the preceding ones, because the accent falls on departure… In the first seconds of the finale, harsh voice ushers us into other decisions which are again new to the spectrum of "Contro.Luce”.

Chavdar
 
http://www.rosaselvaggia.com/recensionidischi_estate_2011_A_E.htm

Mauro Berchi e soci ritornano con un nuovo CD, il sesto album della band meneghina. In questo CD di svolta si vedono, secondo il mio punto di vista, più affinità con il side-project dei NeroNoia (Canaan + Colloquio). Infatti tutte le 21 tracce sono in italiano, 70 minuti di dark wave d'autore molto intimista. Oltre ad abbandonare la lingua inglese i Canaan fanno molta attenzione, in questo cd, ad una ricercatezza sonora che esalta la disperazione delle parole dei testi creando di conseguenza un'atmosfera decisamente claustrfobica. Un disco non di facile ascolto, ma pieno di pathos. Signori questi sono i nuovi Canaan a cui diamo il benvenuto.