Kolony Records - Topic in Italiano

Questo topic è stato aperto per tutti coloro che desiderano leggere/richiedere informazioni sull'etichetta e le band, rigorosamente in ITALIANO!

Quindi, che siate Italiani o parliate Italiano, questo è il posto giusto dove discutere su qualsiasi aspetto legato alla label! ;)
 
INTERVISTA PERSEFONE SU TRUEMETAL.IT

Intervista a cura di Marco Migliorelli

Ciao Miguel, ci ritroviamo ancora qui su Truemetal, in occasione del vostro terzo full lenght: “Shin-ken”. Pochi ma decisivi cambiamenti sono in corso: un tour in preparazione con gli Obituary vi porterà a marzo qui a Roma; un accordo con una label italiana, la Kolony. Forse la scena metal inizia a darvi lo spazio che vi spetta per merito.
Ho avuto l’impressione che rispetto al passato questa volta sia stato più facile per voi trovare una distribuzione qui in Europa o sbaglio?


Ciao Marco! è bello ritrovarsi ancora! Sì, alla fine sembra proprio che tutto inizi a girare per il verso giusto. La distribuzione in Europa non è poi così diversa da una “mission impossibile”. Siamo soddisfatti ed entusiasti di essere con la Kolony Records visto che han già dato prova di essere ben più che dei professionisti. Inoltre il gruppo ha creato un’etichetta per portare l’album in ogni luogo privo di distribuzione. Abbiamo lavorato duramente per agguantare i canali di distribuzione virtuali e in generale rispetto ai primi anni è molto più facile reperire i Persefone.

Come è nata questa intesa con gli Obituary e l’idea di preparare un tour insieme?

Bene, questa collaborazione è frutto del lavoro del nostro manager, Claus Jensen (insieme a Lars Larsen, promotional director). Insieme hanno dovuto lavorare molto per condurre i Persefone all’esperienza del tour. Per anni abbiamo tentato di prender parte a diverse tournee e alla fine questa con gli Obituary è diventata realtà. Ciò è molto importante per noi perché è il miglior modo a disposizione oggi per farsi conoscere. Abbiamo quindi chiesto di prender parte al tour degli Obituary e il loro manager ha pensato che fosse un’ottima idea quella di dividere il palco con noi. Siamo ben più che semplicemente felici di questa opportunità e ansiosi di uscire allo scoperto e suonare.

Avete già un’idea del vostro tempo a disposizione, un’idea di quella che sarà la scaletta? Mi auguro di trovare anche pezzi dal vostro esordio “Truth inside the shades” disco per nulla acerbo e validissimo.

Certo! Attualmente questa della scaletta è una delle questioni primarie che stiamo affrontando. Dovremo suonare per ben 45 minuti il che è grandioso! Quanto alla setlist vera e propria, non voglio sbilanciarmi perché è sempre divertente fare del live una sorpresa. Sicuramente molte canzoni da “Shin-ken” e diversi altri pezzi.

Ed ora veniamo all’album. “Shin ken”: “la vera spada”. Un tipo di lama molto affilata prodotta in Giappone in serie limitatissima da un’elite di poche centinaia di fabbri.
Il disco porta il nome di questa spada, nasconde in se un racconto che ci conduce nel pieno della cultura giapponese: come è nata questa idea?


La ricerca del nome di un album è sempre un passaggio difficile. Alcune volte il titolo nasce insieme all’idea iniziale, altre ancora ti ritrovi a doverlo improvvisare nelle fasi finali del disco. Nello specifico, “Shin-ken” arriva a racchiudere e definire l’idea complessiva del disco. “Shin-ken” significa “vera spada” ma anche un modo di “agire con completa serietà e determinazione”. Concetti questi che vanno a definire gli aspetti veramente importanti della vita di un guerriero samurai. Ci siamo imbattuti in questa parola all’interno di un libro di Miyamoto Musashi ed abbiamo amato subito questo concetto...per questo l’abbiamo fatto nostro.

…il cammino della vera spada corre attraverso snodi elementali. Ground, water, wind, fire ed infine void: la logica del vuoto, scandiscono i momenti della vostra musica e del racconto…”The fire book” in particolare è un accompagnamento di flauto e piano per voce giapponese. Cosa dice?

Prima di tutto avrei piacere di menzionare un ospite del nostro disco. Si tratta di Ikue Asazaki, cantante folk ultrasettantenne proveniente dal sud del Giappone (Isole Amàmi). Ikue è una delle poche cantanti che ancora aderisce ad un modo particolarmente antico di cantare. Noi stessi non siamo completamente padroni del significato di quel che lei canta. Ikue ci ha inviato diverse traduzioni ma considerando che il giapponese è una lingua davvero difficile da tradurre in inglese, è stata lei stessa ad avvertirci che quei traslati andavano considerati come un riflesso del significato vero e proprio. L’argomento riguarda la vicenda di un samurai che era solito suonare il flauto e che venne alle Amàmi nel XII secolo.

Bene Miguel, ora tenterò un volo pindarico con una domanda diretta a te, musicista, sulla musica. La “logica del prog death metal”, musica e tecnica e “la logica del vuoto”. Quali geometrie in comune? Cosa vedi in questo connubio chiamato “Shin-ken”?

Questo è un discorso che si potrebbe protrarre per ore se avessimo tempo di prenderci qualcosa da bere insieme. Non necessariamente i musicisti sono figure spirituali ma penso anche che senza dubbio, c’è in noi un filo diretto col nostro spirito che ci parla e ci sprona continuamente a fare musica. È fondamentale mantenere sempre vivo questo rapporto. Sentiamo la necessità di mostrare rabbia, furia o nella stessa misura intimità fino alla parte più quieta di noi stessi. In “Shin-ken” questo discorso è stato importante. Ho avvertito che lungo tutto questo cammino stavamo intessendo un patto in cui rabbia e meditazione erano intrecciati. Abbiamo quindi avuto l’ispirazione per la scrittura di pezzi pesanti come “Shin-ken”, “Fall to rise”, “Rage stained blade” e in altri casi quella per scrivere canzoni come “The ground book” più vòlte alla meditazione. In conclusione, ogni cosa è connessa con la parte più alta del nostro spirito. Puoi crederci o no ma quando ti ritrovi ad alzare le braccia davanti ad un riff bello pesante durante la performance di una delle tue band preferite e senti come tutto questo fluisce dentro di te fino al percepirti vivo come non mai…ecco: è proprio in quel momento che ci stai credendo.

…e qual’è a questo punto la canzone che più di tutte riassume per te il concept di questo disco e perché…

Forse resterai sorpreso dalla mia risposta: la canzone che probabilmente racchiude nella sua interezza l’idea di Samurai è “The void book”. La meditazione e il Vuoto risuonano combinati nel calare veloce e impetuoso della Spada! Questo è il Samurai! La domanda che mi poni riguarda però una canzone completa. Personalmente scelgo “Kusanagi” perché riesce a contenere e combinare fra loro tutti quei concetti che noi sentiamo: il testo parla di una spada che dona una forza completa a chi la impugna ed è da intendersi nei termini di un percorso filosofico.

Entriamo ora nel dettaglio della vostra musica. Canzoni in media più brevi ma sempre complesse. Una struttura del disco più snella rispetto a quella imponente di “Core”. I vostri nuovi pezzi gridano a gran voce la vostra fame di live. Cosa ha determinato questa scelta? Non sto pensando solo al tour ed alla voglia di esibirvi e fare della vostra musica un canale diretto verso il pubblico ma anche a necessità espressive.

Ad essere onesti, “Core” era un esperimento. Volevamo dar vita a qualcosa di diverso, a qualcosa di imponente se non proprio folle. Fu così che ci ritrovammo con quelle tre canzoni in formato cd. L’idea è un tantino bizzarra e penso che diverse label non abbiano capito a fondo la nostra idea di base. “Shin-ken” è in qualche modo un ritorno alla “normalità”. Abbiamo deciso di tornare alla struttura di una regolare tracklist con pezzi più corti ma non per essere più “commerciali” quanto per il semplice fatto che in una esibizione live il pubblico si ritrova ad apprezzare meglio questo tipo di canzoni. “Core” l’abbiamo proposto in sede live e ci siamo accorti che il pubblico si perdeva in 20 minuti di canzone. Considera inoltre che è possibile esprimere molto di più scrivendo canzoni più corte, concentrate. Se una pezzo si sviluppa in elevata lunghezza, ti ritrovi a dovergli dare un senso complessivo, una sorta di melodia comune (una melodia-guida ndMarco) e questo può a conti fatti ingabbiarti troppo. Ci siamo trovati molto meglio nello scrivere canzoni più corte. Abbiamo avuto già modo di suonare diversi pezzi di “Shin-ken” in sede live ed alcune di loro si sono rivelate vere e proprie killer-songs!!

Restiamo sulle canzoni più corte: pensi che siano necessarie per una mancanza nella strutturazione complessiva di “Core” o per una scarsa attitudine del pubblico all’ascolto “perfetto”, capace di sostenere anche strutture più complesse in sede live? Io ritengo che se davvero si apprezza la musica di un gruppo, si debbano avere sempre cuore e mente aperti all’ascolto attento di una canzone in sede live, breve o lunga e strutturata che sia. Sei d’accordo?

Uhm… non credo che qui si tratti dell’attitudine del pubblico all’ascolto di pezzi lunghi…il problema sta nelle label che NON vogliono canzoni lunghe. Siamo stati letteralmente fatti fuori da ogni label con “Core” eppure dopo tutto questo è accaduto che una Major rilasciasse sul mercato un disco contenente UNA sola canzone. È un modo di agire ipocrita ma che dire: è il business! Su “Core” abbiamo intenzionalmente lavorato alla struttura di una colonna sonora. La musica non segue una strutturazione sua interna ma il percorso di una storia. Diversamente in “Shin-ken” ogni brano ha una sua propria esistenza ed è costruito in modo indipendente. “Core” è più adatto a chi vuole “ascoltare” la musica. “Shin-ken” è più per chi preferisce abbandonarsi all’ebbrezza del live. Abbiamo comunque cercato di cogliere questi due aspetti insieme con gli intermezzi sui “Libri” (del fuoco, del vuoto…) e con canzoni come “Purity” o “Shin-ken Part II”.

Una lama tagliente come il suono delle chitarre, affilate anche da un’ottima produzione, più nitida rispetto a quella comunque buona di “Core”. Soprattutto batteria e chitarre hanno un suono più diretto, nitido, metallico a tratti. Sto pensando ai passaggi più ferali di “The endless path”, per esempio, ottima per l’apertura di un live ma anche alla lunga “Kusanagi”. Che ne dici?

In questa occasione abbiamo sperimentato un modo diverso di procedere. Solitamente registravamo sempre con Aleix Dorca (ex batterista del gruppo) ma lui aveva abbandonato il music business. Avevamo bisogno di trovare un nuovo metodo per rigrastrare. Devo dire che in questa direzione abbiamo conseguito un pieno successo. La registrazione delle varie parti del disco è avvenuta in tutta una serie di studios. La batteria al Marc Mas Studios, le chitarre al REVERT Studios e le restanti parti nel nostro studio: Core Music Factory Studios. Il risultato è stato poi inviato in Danimarca da Tommy Hansen, producer di album leggendari come “Keepers” degli Helloween e di alcuni altri gruppi come “Pretty Maids”…Siamo quindi andati noi ad Horsens in Danimarca ed è stata un’esperienza concreta, fondamentale: abbiamo incontrato Tommy rivelatosi persona fantastica ed abbiamo lavorato a spalla con lui. Attualmente Tommy è un vero e proprio repertorio sul “come fare” un IMPONENTE mix. Tommy è una persona veramente professionale oltre che un buon amico..siamo proprio soddisfatti di come suona il disco.

Senza dubbio Miguel, questo missaggio è il migliore che abbiate mai avuto nella produzione di un vostro disco. Forse la mancanza di un simile missaggio potrebbe aver penalizzato l’assimilazione di un disco complesso come “Core”…

No. “Core” ha un buon sound ma di un tipo differente rispetto a quello di “Shin-ken”. Le difficoltà nell’assimilazione di “Core” sono dovute al suo essere un disco enorme e con una gran quantità di dettagli da una parte e pochi punti di riferimento dall’altra. È un concept complesso e proprio per questo richiede un attento ascolto. Con “Shin-ken” abbiamo voluto letteralmente “aggredire” la produzione, i suoni. Avevamo questa esigenza e Tommy l’ha ben capita. Siamo soddisfatti della produzione di tutti e due i dischi!

Ascoltando “Shin-ken part I” ho pensato questo: restano ispiratissimi i solos di Lozano, restano imponenti le parti progressive proprie del vostro sound ma le parti death metal sono più concentrate da una parte ma molto più brutali e a-melodiche e dirette rispetto a “Core”.
C’è questo di particolare in “Shin-ken”: ci sono parti death metal più dirette, brutali e circoscritte a momenti precisi eppure non riusciamo a parlare di un inasprimento dei suoni. Questo perché, secondo me, considerando l’altra anima della vostra musica, le parti clean vocal, i lenti di pianoforte e i rallentamenti di chitarra si ha l’impressione che in questa occasione abbiate privilegiato toni più intimistici e meditativi che quelli epici (comunque presenti), in grado di evocare facilmente soluzioni più pesanti, death oriented. È una mia suggestione soltanto?


Lo hai definito alla perfezione. Volevamo arrivare ad una prospettiva più vicina alla meditazione che all’epica pura. Naturalmente abbiamo comunque mantenuto un approccio epico in una canzone come “Kusanagi” ma l’avvicinamento a “Shin-ken” resta comunque diverso rispetto a “Core”. “Shin-ken” è più che un album maturo. Abbiamo imparato molto in questi ultimi anni, pensa che quando iniziammo a comporre “Core”, solo uno di noi era un insegnante di musica. Ora lo sono 4 di noi. Abbiamo imparato molto lungo questo cammino ed abbiamo bisogno di riversarlo nella nostra musica.. L’album rivela un nuovo modo di avvicinarsi al sound dei Persefone: musica più strutturata, maggior tecnica, orchestrazioni. Una musica più incentrata sulla performance del live ma in combinazione alla pura creazione da studio come nel caso dell’intro o dell’outro del disco (“Japanese Poem”). “Shin-ken” è la logica evoluzione del gruppo.

Retrospettivamente, poteva “Core” essere diverso…magari più corto?

No..! “Core” è quel che è. Una versione più corta di “Core” sarebbe come svestire Beyoncè e lasciarla poi in un angolo del letto tutta per te ahahah!...La musica che componi in un preciso momento della tua vita non dovrebbe essere cambiata, stravolta dopo il suo completamento. Come musicista mi sento in continua crescita e certo, se getto uno sguardo alle vecchie composizioni vorrei sempre apportare dei cambiamenti ma sarebbe un lavoro senza mai una conclusione; meglio allora creare qualcosa di nuovo e lasciare che il passato resti nella sua propria dimensione.

Qualcosa nella vostra musica cambia sempre in relazione all’argomento. Quanto incide nelle composizioni?

In realtà a livello strutturale non abbiamo cambiato il nostro modo di vedere la musica. Per certi versi le strutture di “Shin-ken” non sono poi così diverse da quelle di “Truth inside the shades” semmai sono le persone ad avere oggi una maggior predisposizione verso questo tipo di composizioni.

Come nei precedenti due dischi, anche in “Shin-ken” non manca un tema conduttore ricorrente, importante per orientarsi nel disco e determinante nel creare uno sfondo emotivo adatto all’ascolto. Un tema che non manca di esplodere due volte nel finale: prima a conclusione di “Shin-ken part II” dopo un già intenso passaggio di pianoforte e poi più lentamente nella sezione conclusiva della breve outro: “Japanese poem”. Ogni nota con la pregnanza di una goccia. Non è un mistero la tua passione per le colonne sonore; chi ti ha suggestionato questa volta?

Siamo senza dubbio degli estimatori delle colonne sonore. Molti dei migliori compositori del nostro tempo si stanno dedicando a questo genere di musica. Un’influenza diretta può derivare da John Williams (Guerre Stellari, ...), James Newton Howard (King Kong), Hans Zimmer (Il cavaliere oscuro) o Danny Elfman (Simpson theme, e i film di Tim Burton). Tendiamo a focalizzare ogni album come un film su quale poi sviluppiamo la musica. In un concept di ampio respiro sulla figura dei samurai le parti orchestrali erano necessarie.

Una curiosità: le tastiere nel finale di “Fall to rise” come anche l’intreccio chitarra-tastiera in “Rage stained blood” insieme ad altri passaggi mi ha ricordato molto i primi Dream Theater. Che ne pensi?

Sulla scena progressive ci sono dei regnanti: i Dream Theater. Sembrano sempre essere un passo avanti. Ascoltiamo spesso i Dream theater e molto probabilmente sentiamo la fascinazione di simili musicisti ma quando ci sediamo ed iniziamo a comporre musica evitiamo di pensare ad altri gruppi. Non vogliamo “suonare” come qualche altra band e so bene anche che questo è un compito difficile. Qualche volta realizziamo questo intento, altre volte no ma in molte occasioni dobbiamo sentire che un riff, un solo, una progressione di accordi siano buoni quanto basta per essere parte dell’album e perché questo sia possibile, la musica deve suonare nostra, non come quella di altre band.

Ok Miguel, questa domanda la conosci già…come è nato il bellissimo Tema di “Shin-ken”?

L’idea di dar vita a “Shin-ken” è venuta a Carlos. Dopo un concept imponente come “Core”, sentivamo di dover trovare qualcosa di concretamente diverso per evitare la percezione del simile. “Core” doveva necessariamente suonare scuro, claustrofobico, oscuro perché la sua tematica principale è il rapimento! Con “Shin-ken” abbiamo voluto aprire la mente. Vasti spazi, Natura, melodie soffuse, sentieri tranquilli ed al contempo l’apporto di una musica forte e dura, tale e quale al profilo di un samurai. Abbiamo trascolorato da una cover dalle tinte scure ad una principalmente bianca; siamo passati da un estremo all’altro delle percezioni musicali per tutta la durata del disco. Questo concept è tangibilmente diverso.
Carlos ama il Giappone, voleva parlarne e così è stato fatto. Anche Marc è attratto dal Giappone ed alcuni altri di noi che se ne sono interessati a livello di studio, ora apprezzano questa Civiltà e quello che di questa grande Cultura e conoscenza è stato dato al mondo.

In “Core”, “A ray of hope” poteva essere considerata la ballad, il pezzo più lento del disco; in “Shin-ken” il discorso cambia: “Shin-ken Part II” con il tema principale riproposto nel suo gran finale è una canzone che riassume le molte facce di questo disco, i suoi volti nascosti e significativi, marcandone il tratto caratteristico –dimmi se sbaglio-: l’intimità. Che mi dici di questo pezzo? Cosa di quelle note di pianoforte? Forse è partito tutto da qui..

Non esattamente. Ad essere sinceri questa è stata una delle ultime canzoni ad essere composta. La canzone Shin-ken fu inizialmente concepita come un pezzo di 10 minuti. L’idea era quella di dar voce alla vicenda di Miyamoto Mushashi, il più grande samurai che sia mai stato conosciuto. Non fu mai sconfitto. Ha scritto poi un libro in cui spiegava la propria tecnica e dispensava diversi altri suggerimenti. La vita di un samurai era divisa fra il loro aspetto esterno di guerrieri e la loro filosofia di vita, La “Via del Samurai”. È stata nostra intenzione, rendere manifesto questo duplice aspetto della vita del samurai in due parti. La prima parte coincide con una delle canzoni più pesanti che abbiamo mai scritto mentre la seconda è resa più morbida dalle sezioni orchestrali, dal piano e dal cantato pulito. Sono convinto che entrambe le parti definiscano perfettamente l’idea originaria della canzone “Shin-ken”.

Un’altra canzone, “Purity”, affianca “Shin-ken Part II” ma con una particolarità: soprattutto nella prima parte della canzone, per quanto riguarda il cantato oltre che l’accompagnamento, ho avvertito qualcosa degli Opeth di Damnation, il disco più introspettivo e lento del gruppo di Akerfeldt. Sei d’accordo? Come vi rapportate a questo gruppo?

Il fatto è che la mia voce presenta un timbro simile a quello di Mikael così tendiamo spesso ad essere confrontati con loro sotto questo aspetto.
No. In verità è un bel po’ di tempo che non ascolto gli Opeth. Ciò non toglie che siano un gran gruppo. Volevamo arrivare a comporre un tipo di canzone più soft con addizioni progressive comunque diverse da quelle degli Opeth. Loro non usano tempi dispari come i 7/8, 13/8 e quando creano dei solos, lo fanno diversamente da noi, con armoniche di chitarra e tastiera e così via. Penso che oggigiorno ogni somiglianza fra noi e loro sia solo pura coincidenza. È comunque gran cosa essere paragonati con gruppi del calibro di Opeth e Dream Theater e qualche volta, stancante…

”Shin-ken” è il vostro disco più intimo, meditativo. Cosa esprime di voi la musica dei Persefone di oggi?

Credo che rifletta il nostro tempo attuale, cosa viviamo, cosa sentiamo. Avvertiamo molto la vita interiore e amiamo leggere di filosofia, pensiero zen…personalmente devo dire di aver trovato nella cultura giapponese un modo di fare le cose importante; lo stesso vale per le arti marziali, come il Tai-Chi, l’Aikido. C’è tanta di quella conoscenza in questa civiltà ed ancora così tanto da apprendere…Non tutto convoglia nello studio finalizzato a diventare avvocati o medici di successo. C’è molto di più. Persefone è il nostro modo di parlare al mondo. Nello specifico di questo disco vogliamo creare un ponte verso quello che era un vero samurai, a partire dalla consapevolezza che la parola “samurai” significa “servitore”. C’è molto da imparare qui. Se qualcuno di voi è interessato, dia un’occhiata all’Hagakure.

…e se dovessi riassumere il significato che per te ha questo disco con una massima dell’Hagakure, quale sceglieresti?

Tieni presente che ho letto il libro in spagnolo quindi cercherò di abbozzare al meglio una traduzione. Su tutte questa massima: “Se non cogli l’attimo e lasci fuggire ogni istante decisivo è perché sei portato a pensare che l’attimo decisivo e l’Adesso non coincidano mai”. Questa è per me in assoluto una delle massime migliori sia per “Shin-ken” che per la vita.

Un inedito nella vostra discografia: il ricorso alle percussioni, agli strumenti a fiato. Di cosa vi siete serviti in particolare? Vi state aprendo a sperimentazioni, una sorpresa per nuove composizioni?

Tenendo conto della tematica del disco, abbiamo voluto inserire alcune percussioni giapponesi: il tamburo Taiko (grande tamburo a forma di botte con pelli tese su ambo i lati e da percuotere con mazze di legno). Li puoi trovare in dimensioni differenti, ma noi ci siamo rivolti ad alcuni di grandi dimensioni usati in battaglia per comunicare ordini alle truppe. L’idea ci affascinava. Compaiono poi diversi altri strumenti tradizionali come i Koto (simile alla cetra), gli Shakuhachi (simile a un flauto, ottenuto da canna di bambù la cui base coincideva con la campana dello strumento)…l’orchestra invece non è una novità ma questa volta abbiamo ottenuto dei suoni decisamente migliori con la Vienna Symphonic Library di cui siamo molto più soddisfatti!

Vanity fair question: so bene che è troppo presto ma qualche volta può capitare che un gruppo, finito un disco, abbia già idee per quello successivo. Puoi suggerirci qualcosa di simile, anche solo a livello di pura visione, sul futuro della musica dei Persefone dopo l’Overture “Shin-ken”?

Dal momento in cui abbiamo terminato “Shin-Ken” abbiamo iniziato già a metter giù un’idea per il suo successore ma attualmente stiamo ancora cercando di tradurre questa suggestione in una forma più comprensibile e matura. Per questo preferisco non dir nulla. È una sorta di regola interna al gruppo Mi dispiace, Marco, eh eh…

Bene Miguel. Ora siamo fuori dal labirinto. Il vostro disco è finalmente reperibile allo shop sul sito del gruppo e presso il mailorder della Kolony Records. Marzo e l’incontro con il pubblico italiano sono prossimi. A te un messaggio ai lettori di Truemetal e arrivederci al concerto.

Prima di tutto vorrei ringraziarti Marco, per aver preso a cuore i Persefone anche questa volta qui su Truemetal. Vorrei poi esortare ognuno di voi a prender parte da un nostro live qui in Italia. Abbiamo voglia di ritrovarvi tutti lì! Nel mentre siamo su www.persefone.com e principalmente su www.myspace.com/persefoneband. Statemi bene; stay metal!

Link:
http://www.truemetal.it/modules.php?name=News&file=article&sid=37533&mode=&order=0&thold=0
 
INTERVISTA DE PROFUNDIS SU METALITALIA.COM - PART 1

Intervista a cura di Fabio Galli

E' proprio il caso di dirlo ragazzi: prendetevi del tempo, sedetevi sul divano con popcorn ed una buona birretta e leggetevi questa mega intervista agli inglesi De Profundis. Solitamente le interviste per email si risolvono in tre modi differenti: tutto tace e nessuno risponde, l'artista risponde con il minimo sindacale, l'artista fa contento l'intervistatore di turno fornendo delle risposte soddisfacenti. Come avrete intuito dalla lunghezza dell'intervista ci troviamo di fronte ad un quarto caso, più unico che raro, in cui tutta la band risponde ad ogni singola domanda posta dall'intervistatore. "A Bleak Reflection", nuovo album del quintetto inglese, è sul mercato da un paio di mesi e a conti fatti dopo numerosi ascolti post-recensione si conferma come un album dotato di spessore che sa miscelare con maestria il doom/death inglese degli anni novanta con una miscela progressive dotata di spiccata personalità per una band arrivata da poco al traguardo del secondo album. Speriamo che la quantità di informazioni elargite dalla band vi stimolino a dare una possibilità ad una formazione relativamente giovane ma che ha già vissuto traguardi importanti come dimostra il supporto agli Iron Maiden al Rock In India: non vi tratteniamo oltre, lasciamo la parola al quintetto inglese!

CIAO RAGAZZI, COME VE LA PASSATE A LONDRA?

Shoi: "Fa terribilmente freddo! Questo inverno non sembra finire più ma la cosa più triste, malgrado la neve, è che ogni anno il paese sembra non farcela".
Roman: "Il cielo è grigio e c'è una leggera pioggerellina. Niente di nuovo, insomma...".

PARTIAMO CON IL NOME DELLA BAND: PERCHÉ L'AVETE SCELTO E QUALE SCOPO AVEVATE IN MENTE QUANDO AVETE CREATO I DE PROFUNDIS?

Craig: "Per il nome della band abbiamo preso ispirazione dalla canzone degli Abruptum 'De Profundis Vas Mors Cousumet' che allo stesso tempo è una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi. Oltre al nome anche lo stile di quella canzone mi ha sempre colpito, tanto da decidere di svilupparlo al meglio con la mia band. Cercando di approfondire meglio il significato ho scoperto che contiene qualcosa di mistico e che può essere utilizzato in molti contesti: a quel punto ero certo che sarebbe stato perfetto come moniker. Ho avuto la meglio sugli altri ragazzi della band quando ho spiegato loro le ragioni che stavano dietro al nome e la sua idoneità: a parte il nome non è mai stato nei nostri intenti di seguire la strada intrapresa dagli Abruptum".
Roman: "Pensa che Craig aveva in mente questo nome prima che fondassimo la band. Mi piacque sin da subito dato che suonava in modo misterioso, ed essendo in latino non ti viene immediato pensare al suo significato. Mi piace molto anche per il fatto che pronunciandolo non lo puoi associare direttamente ad un genere specifico. Mi spiego meglio: se ti trovi dinanzi una band che si chiama Brutal Amputation risulta quasi scontato che ti aspetti di sentire del brutal death. Penso che la parte più sperimentale della nostra musica tragga vantaggio dal fatto che il nostro moniker non abbia nessuna logica associazione al genere che suoniamo".

COME VI SIETE MESSI IN CONTATTO CON CHRISTOPHE SZPAJDEL PER LA CREAZIONE DEL VOSTRO LOGO? CHRISTOPHE E' UNA FIGURA DI SPICCO NELLA SCENA METAL PER LA CREAZIONE DI LOGHI (AUTORE DEI LOGHI DI EMPEROR, ENTHRONED, ABIGAIL WILLIAMS TRA I TANTI... NDR)

Craig: "Christophe vive in Inghilterra: semplicemente gli ho spedito una mail chiedendogli se era interessato a disegnare il nostro logo. Gli abbiamo spedito alcune nostre tracce registrate in sala prove: gli sono piaciute e dopo averne catturato l'atmosfera l'ha trasferita nel nostro attuale logo".
Roman: "Provando ammirazione verso molti dei suoi loghi e così ci siamo messi in contatto con lui. Ha ascoltato qualcosa dei nostri primissimi demo e ha sviluppato il logo. L'abbiamo seguito durante il processo di creazione del logo: possiamo dirti che quindi la creazione è stato un vero e proprio lavoro di squadra. Posso dirti inoltre che il logo ottenuto da Christophe è stato migliorato e modificato digitalmente da un altro artista chiamato Achilleas Gatsopolous: purtroppo abbiamo avuto qualche piccolo problema con il file che Christophe ci aveva mandato in origine".

QUALI SONO I VOSTRI SENTIMENTI RIGUARDO A "BEYOND REDEMPTION" DOPO TRE ANNI DALLA SUA PUBBLICAZIONE?

Shoi: "Penso che sia stato un passo importante. Non abbiamo registrato alcun demo o suonato alcuna data live prima di questo album. Abbiamo messo insieme la line-up della band, scritto l'album e siamo andati a registrarlo. Non si è trattato di un passo risoluto ma ci è sembrato il momento giusto per mettere insieme un po' del materiale che aveva pronto da parecchio tempo. Sicuramente ci sono cose che avremmo potuto fare meglio, abbiamo avuto qualche problema con il batterista prima di registrare e alla fine ci siamo dovuti affidare ad un turnista. A parte ciò, quando lo ascolto mi sento molto fiero del risultato ottenuto e di aver definito gli elementi chiave del suono dei De Profundis. Alla critica è piaciuto il nostro modo fresco di approcciarci alla musica e i buoni responsi hanno fatto sì che ottenessimo delle date nel circuito live".
Craig: "Sono anche io molto orgoglioso del debutto, penso che sia stato un passo molto importante nello sviluppo del nostro suono. Oltre a questo, penso che comunque l'evoluzione avvenuta tra 'Beyond Redemption' ed il nuovo album sia notevole".
Roman: "Tutt'oggi sono ancora molto soddisfatto del nostro debut anche se contiene qualche errore di gioventù. Sicuramente le parti di batteria avrebbero potuto essere migliori: a colui che le ha registrate non piaceva molto sperimentare ed aggiungere fill ai pezzi, il che ha fatto sì che alcune parti suonassero eccessivamente disgiunte. Eravamo molto giovani ed ingenui da quel punto di vista: non avevamo esattamente idea o profonda conoscenza del processo di registrazione in studio. Alcune scelte di produzione e di arrangiamento sono state eseguite in modo circostanziale e avrebbero potuto essere migliori, con il senno di poi. Sono molto critico nei confronti dei nostri lavori e cerco sempre di metterne alla luce gli elementi migliori: fortunatamente è piaciuto a molte persone che ci hanno fatto arrivare dove siamo ora. Musicalmente è definibile come più grezzo ed ancorato al death/doom rispetto a quello che siamo oggigiorno".

FINALMENTE "A BLEAK REFLECTION" E' STATO PUBBLICATO: DAL VOSTRO PUNTO DI VISTA QUALI SONO STATI I PRINCIPALI MIGLIORAMENTI RISPETTO AL VOSTRO DEBUT? SU QUALI ASPETTI AVETE LAVORATO PIÙ DURAMENTE?

Shoi: "Il processo di scrittura è migliorato moltissimo dato che come persone ci conosciamo molto meglio. Abbiamo deciso di non mettere limiti o paletti alla composizione della nostra musica e di prendere le distanze da qualsiasi genere specifico lasciando che la nostra creatività scorresse libera. La nuova sezione ritmica è uno degli aspetti più importanti del nuovo lavoro. Sia Nick (Tingle, il batterista, ndR) che Arran (McSporran, il bassista, ndR) sono dei musicisti sensazionali e che inevitabilmente hanno innalzato il livello tecnico del nostro secondo album. Inoltre il suonare dal vivo ci ha aiutati a capire che alcune cose funzionavano meglio di altre tanto da introdurre dei cambiamenti nel nostro processo di scrittura delle nuove composizioni".
Craig: "Penso che non esista un singolo aspetto del nuovo album che non possa risultare come un grosso passo in avanti rispetto al nostro debut: abbiamo lavorato duramente su ogni aspetto per raggiungere questo risultato. Musicalmente siamo migliorati molto come esecutori e l'avere una nuova sezione ritmica ha contribuito a creare un divario sostanziale rispetto alla musica registrata nel nostro debut. Con Nick nella band abbiamo avuto più flessibilità nel comporre materiale più complesso sapendo che non avrebbe avuto alcun problema dal punto di vista tecnico. Ci siamo sentiti più liberi da questo punto di vista, abbiamo potuto sperimentare di più, sia in termini musicali che di arrangiamenti. Anche il processo di registrazione si è rivelato più semplice questa volta: abbiamo imparato molto dalla nostra prima esperienza in studio. L'aver registrato molto materiale a casa ha fatto sì che fossimo più rilassati e meno pensierosi sull'aspetto del tempo e del denaro. Infine abbiamo migliorato anche l'impatto visivo del nostro lavoro dato che la Kolony Recods ci ha messi sotto contratto e ha contributo finanziariamente alla realizzazione della grafica che è realmente stupenda".
Roman: "Da ogni punto lo si guardi 'A Bleak Reflection' è migliore sotto ogni punto di vista. Abbiamo una line-up solida, un songwriting ed una produzione migliore e, non ultimo, canzoni di un livello superiore! Cerchiamo sempre di migliorarci come band cercando di lavorare sodo per ottenere i migliori risultati possibili. L'avere più esperienza ed una nuova sezione ritmica ha contribuito in maniera sostanziale alla realizzazione del nuovo album anche se puoi sempre dire che siamo noi ascoltando i due lavori che abbiamo composto. Il primo album è più grezzo e diretto, il secondo è più progressivo ed intelligente. Siamo una band in continua evoluzione: mi aspetto che il nostro terzo album porti delle differenze tanto quanto ne ha portate 'A Bleak Reflection' se comparato al nostro precedente 'Beyond Redemption'".

IL VOSTRO SUONO RIPROPONE IN MANIERA PERSONALE UN MIX DELLE SONORITÀ INGLESI DOOM/DEATH DEGLI ANNI NOVANTA CON ELEMENTI PROGRESSIVI: QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI FONTI DI ISPIRAZIONE? QUANTO E' IMPORTANTE L'ABILITA' STRUMENTALE NELLA VOSTRA MUSICA?

Shoi: "Rispondo prima alla tua seconda domanda: l'abilità strumentale è molto importante per tutti noi. Non importa quale tipo di musica suoni, pensiamo che sia importante conoscere e studiare lo strumento che si imbraccia. Tutti noi siamo musicisti navigati e alcuni di noi sono maestri di musica. Ovviamente le canzoni vengono prima di tutto: non ha senso fare mille assoli di chitarra con migliaia di note se nessuna di loro ha un significato. Tonnellate di effetti speciali non creano un buon film a differenza di una bella storia. Per la musica il ragionamento è lo stesso, cerchiamo di mettere in secondo piano il nostro ego di musicisti mettendo al primo posto le canzoni. Se una canzone non richiede un assolo non lo mettiamo. Ora rispondo alla tua prima domanda: ascolto metal da oltre vent'anni e, come puoi immaginare, molta della musica che ho ascoltato ha contribuito a creare influenze per la musica che compongo. Come compositori cerchiamo realmente di stare lontani da uno specifico genere: ci piace suonare lenti, medi, veloci ed introdurre elementi acustici alle nostre canzoni. Anche se siamo spesso classificati come death/doom non ci sentiamo realmente parte di questa scena".
Craig: "Penso che la tua definizione sia corretta, ma cerchiamo di stare alla larga da certe comparazioni che qualcuno ha voluto fare con noi sin dal primo album. La mia idea iniziale con i De Profundis è stata quella di suonare del doom metal estremo, ma da quando la mia idea è diventata una band in carne ed ossa ed io sono maturato l'idea iniziale è mutata con me. Non vogliamo che ci vengano imposti limiti, non ci interessa un genere specifico a patto ovviamente che si tratti di musica pesante. Siamo essenzialmente dei metalhead ma ascoltiamo anche cose molto differenti e penso che anche ciò contribuisca al nostro processo creativo. Cerchiamo di ignorare l'influenza di band specifiche cercando di focalizzarci sull'atmosfera delle composizioni. Anche se sono l'unico membro della band che non suona uno strumento sono un grande fan di tutti gli artisti che hanno padronanza del loro strumento. Con un'abilità tecnica maggiore ci sono meno limiti nell'esporre il proprio potenziale".
Arran: "Personalmente sono più influenzato da band progressive e sento di aver portato questo aspetto nella nostra musica sin dal momento in cui ho fatto parte della band: purtroppo ho potuto contribuire solo con le parti di basso dato che il resto dell'album era già stato composto. Per noi, la musica dei De Profundis, non è una questione di quante note al secondo riesci a suonare, ma è come e quanto bene riesci a trasferire la tua idea musicale nel mondo reale".
Roman: "Sono un grande fan della musica intelligente e progressiva. Questa musica trascende da ogni genere: i miei artisti preferiti sono Anathema, Opeth, Steve Vai, Rush, Emperor, Santana e ovviamente molti altri. Il mio sapere musicale è stato influenzato da artisti di qualsiasi genere, facendo sì che la musica che voglio creare scorra tra stili e stati d'animo differenti. Mi piace creare contrasti come passare da qualcosa di aggressivo e veloce verso qualcosa di lento e delicato: ciò accentua la potenza di entrambe le sezioni. Al genere umano serve sempre un punto di riferimento: più grande contrasto di emozioni che sei in grado di creare più sarà forte il sentimento che sarai in grado di evocare. L'abilità strumentale è molto importante, questo album ci ha spinto verso alcuni arrangiamenti molto complessi: alcuni riff ed assoli si sono dimostrati una bella sfida questa volta! Non vogliamo però che la tecnica ed i nostri album diventino semplicemente un'esposizione di esercizi di tecnica".

QUANTO TEMPO AVETE SPESO A COMPORRE IL NUOVO MATERIALE? COSA VI HA INFLUENZATO MAGGIORMENTE DURANTE IL PROCESSO CREATIVO (MUSICA, LIBRI, FILM)?

Shoi: "Ci abbiamo messo un po' a scrivere il materiale ma quando siamo entrati in simbiosi con il mood dei pezzi tutto ha iniziato a procedere abbastanza spedito. L'arrivo di Nick ha fatto sì che potessimo lavorare più tranquillamente dato che sapevamo di aver trovato un batterista che capiva cosa volevamo e aveva l'abilità tecnica per donare qualcosa di personale ai pezzi".
Craig: "Abbiamo lavorato con calma, senza imporci un limite temporale. Sono passati circa due anni dalla registrazione del primo album al nostro ritorno in studio per 'A Bleak Reflection': in tutto questo tempo abbiamo suonato dal vivo e abbiamo dovuto risolvere il grosso problema di sostituire due batteristi. Quando ci trovavamo per provare in vista delle date dal vivo non abbiamo mai composto nuovo materiale. Sembra difficile da credere ma questa volta le canzoni sono venute alla luce in maniera più veloce e semplice rispetto al debut. Tutto è stato creato in sala prove con tutti noi a lavorare insieme, mettendo sul piatto varie idee e confrontandoci. Parlando personalmente, dal punto di vista dei testi, ho voluto parlare di esperienze personali e di miei pensieri. Penso di essere influenzato maggiormente dall'atmosfera evocata da certe band piuttosto che da libri, che non ho mai tempo di leggere, o film, che generalmente mi annoiano".

CI E' MOLTO PIACIUTA LA PRODUZIONE DELL'ALBUM CON UN SUONO DISTINTIVO PER LE LINEE DI BASSO. ARRAN HA VERAMENTE FATTO UN LAVORO ECCELLENTE CON DELLE PARTI DI BASSO VERAMENTE STUPENDE. QUESTE ULTIME ERANO GIÀ STATE SCRITTE O E' EFFETTIVAMENTE TUTTA FARINA DEL SUO SACCO?

Shoi: "Grazie mille, noi stessi siamo molto soddisfatti della produzione. Il basso effettivamente ha un suono splendido, ma penso che il grande merito sia effettivamente di Arran e del suo arrivo nella band. Molte persone hanno sottolineato il fatto che il basso in 'Beyond Redemption' non suonasse così 'personale', così quando ci siamo lasciati con Aleksey abbiamo dovuto trovare qualcuno che portasse qualche elemento interessante. Penso che Arran abbia dato qualcosa in più alla nostra musica e, sapendo che è riuscito a fare tutto mentre stavamo registrando l'album, ha dell'eccezionale".
Craig: "Arran è stato letteralmente una rivelazione e sappiamo che la sua presenza ha contribuito in maniera determinante al salto di qualità che abbiamo fatto con questo album. Il nostro precedente bassista aveva già composto la maggior parte delle linee di basso ma Arran ha voluto avere l'opportunità di dare il proprio contributo riscrivendole. Ci è sempre piaciuto il suono pronunciato del basso, tanto che nel debut Aleksey aveva incluso molte parti di slapping. Questa volta è stato quasi totalmente utilizzato un basso fretless: inutile dirvi che lo amo alla follia".
Arran: "Grazie, mi fa molto piacere sentire che hai apprezzato il mio lavoro. Come ha detto Craig, alcune delle linee di basso erano già state scritte ma ho voluto partire da zero. Ci sono alcune parti che gli altri ragazzi della band hanno voluto mantenere ma la maggioranza di quello che hai sentito nel disco viene da me. La produzione dell'album è molto buona, sono contento del risultato che siamo riusciti ad ottenere!".
Roman: "Arran ha completamente riscritto tutte le linee di basso dell'album. Ha preso come linea guida ciò che il nostro precedente bassista ha scritto nei demo pre-produzione ma tutto ciò o quasi di quello che senti su disco è opera sua. E' stato difficile introdurlo nel nostro contesto musicale in così poco tempo ma, come hai detto tu stesso, il risultato finale è eccellente. In molti modi Arran completa il suono della band donando qualcosa che prima del suo arrivo mancava. Come musicista lo conoscevamo già da tempo, sapevamo esattamente come avrebbe potuto suonare sulle nostre canzoni prima ancora che gli chiedessimo di far parte della squadra: questo sicuramente ha contribuito al breve lasso di tempo impiegato per ambientarsi ed iniziare a lavorare con noi. E' sempre stato la nostra prima scelta e siamo stati onorati che abbia accettato di unirsi ai De Profundis".

Link:
http://www.metalitalia.com/interviews/view.php?interview_pk=1401
 
INTERVISTA DE PROFUNDIS SU METALITALIA.COM - PART 2

Intervista a cura di Fabio Galli

COME SIETE SOLITI COMPORRE LA MUSICA DEI DE PROFUNDIS? QUALE ITER SEGUITE PER METTERE IN PIEDI UNA COMPOSIZIONE?

Shoi: "E' un'unione di idee da parte di tutti. Io o Roman partiamo da qualche riff e poi in squadra ci lavoriamo sopra vedendo fin dove riusciamo ad arrivare. Alcune volte abbiamo già pronte alcune parti di una canzone e cerchiamo di fonderle insieme: è un lavoro di squadra, insomma".
Craig: "Ci lavoriamo tutti insieme attivamente. Se un riff ha del potenziale cerchiamo di lavorarci sopra mentre ci troviamo in sala prove, magari jammando insieme: la maggioranza delle nostre canzoni nasce così, lavorando su delle buone idee e stravolgendone altre vedendo come si evolve la situazione. Siamo soliti anche commentare le parti degli altri: nulla è sacro, insomma".
Roman: "Il nostro processo creativo è molto organico: non siamo una di quelle band in cui una persona o due compongono tutto. Spesso durante le prove un riff proposto da qualcuno viene letteralmente stravolto tanto da non assomigliare per nulla a quanto era originariamente. Penso che sia realmente qualcosa di unico tanto che condividiamo totalmente i credit di ogni canzone: ognuno di noi svolge un compito importante nella stesura di ogni pezzo. C'è una reale alchimia nella band ora e penso che ciò si possa sentire chiaramente nel nuovo album. Molte delle idee che proponiamo, anche se sono buone, spesso vengono scartate: utilizziamo solo materiale veramente selezionato. Ti faccio un esempio: avevamo un riff doom di tre o quattro anni fa che suonava più Candlemass dei Candlemass stessi, molto oscuro e melodico, tanto che io stesso pensavo che fosse uno dei migliori riff che avessi mai composto! Purtroppo non si adattava a nessun'altra parte composta e così non l'abbiamo più utilizzato... e magari non lo utilizzeremo mai. Alcune band mettono insieme album con quello che hanno pronto al momento: spesso e volentieri senti che le parti non si uniscono così bene e hanno un feeling slegato. Siamo molto scrupolosi da questo punto di vista: ogni arrangiamento ed ogni sezione nelle nostre composizioni è lì per una ragione, ha un significato".

L'UNICA PARTE CHE ABBIAMO TROVATO LEGGERMENTE FUORI LUOGO E' L'INIZIO DI "LONGING" CON LE SUE PARTI ACUSTICHE E MELODICHE CHE SI DIFFERENZIANO PARECCHIO DALLE ATMOSFERE TETRE DEL RESTO DELL'ALBUM: COME E' NATA QUESTA TRACCIA?

Shoi: "'Longing' è una traccia differente ma ha il suo perché. Abbiamo discusso parecchio tra di noi su cosa farne. Roman aveva questa splendida melodia ed abbiamo pensato di integrarla con delle parti jazz e latine. Sapevamo che si trattava di una traccia che sarebbe tranquillamente potuta piacere o che avrebbe generato confusione. Penso che si integri alla perfezione con il mood dell'album e tutt'ora la considero una traccia entusiasmante con un finale epico. Siamo molto orgogliosi del risultato finale, si è trattato di un passo arduo ma sono contento di averlo superato".
Craig: "Dipende in quale contesto cerchi di vederla. Come musicisti non ci importa che qualcuno non condivida le nostre opinioni: è la nostra arte ed è importante che ci soddisfi. Per me suona perfettamente ed è una delle mie canzoni preferite dell'album. Penso che in futuro faremo molte più cose su questo stile: ci piace comporre e suonare questo tipo di materiale ed è una bella sfida per noi, anche se capisco che l'ascoltatore medio possa trovare la nostra proposta poco immediata".
Arran: "Inizialmente ero scettico: successivamente ho realizzato che era un buon pezzo e che aggiungeva una dimensione extra al resto dell'album. Il break centrale è forse uno dei miei pezzi preferiti dell'album ed il modo in cui è stato sviluppato è opera mia. La traccia era probabilmente una di quelle più abbozzate e meno finite quando mi sono unito alla band, e penso di aver contribuito attivamente al suo sviluppo".
Roman: "Ho scritto la parte iniziale della melodia con un feeling jazz nella mente. Gli altri ragazzi l'hanno sentita ed è piaciuta: dato che a nessuno dispiaceva sperimentarci un po' sopra abbiamo aggiunto un feeling jazz/latino che si adattava alla grande. Amo il modo in cui progredisce dal jazz al prog-rock emotivo fino a diventare una classica canzone progressive metal. Penso che contenga ottime parti strumentali, il classico esempio di band competente dal punto di vista musicale: ogni strumentista ha la sua parte solista con il basso e batteria che eseguono contemporaneamente le loro parti. E' una traccia a mio avviso molto triste e che cattura perfettamente la nostalgia di qualcuno caro... tutta la tristezza, malinconia, i bei ricordi per poi realizzare successivamente che non c'è più nulla di quei momenti".

PARLIAMO DELLA COVER DELL'ALBUM: CHI L'HA REALIZZATA?

Craig: "Un mio amico, Darryll Jones, ha visto l'immagine che volevamo utilizzare come copertina e ci ha chiesto di dargli la possibilità di fare qualcosa di ancora migliore. E' un grafico pieno talento, così gli abbiamo dato una chance per dimostrarci cosa sapeva fare. Ci è piaciuto sin dall'inizio quello che ci ha mostrato anche se le immagini attuali sono cambiate sostanzialmente da quando abbiamo iniziato a lavorare da vicino con lui per arrivare ad un risultato definitivo. Pensiamo che l'immagine che abbiamo utilizzato catturi ala perfezione la musica e i testi: siamo molto soddisfatti del risultato conseguito".
Arran: "Si è trattato di un processo molto bilanciato tra noi e Darryll: abbiamo lavorato insieme per arrivare al prodotto finale facendo sì che il risultato soddisfacesse tutti. La parte che mi piace di più dell'artwork è inclusa all'interno del booklet, non vedo l'ora che che le persone la possano vedere!".
Roman: "Abbiamo contattato parecchi artisti che apprezzavamo e che sono intervenuti con delle loro proposte, ma quello di Darryll è quello che ci ha colpito maggiormente. Tutti abbiamo contribuito attivamente con idee per arrivare al prodotto finito: penso che il risultato finale contribuisca a creare insieme alla musica e ai testi un effetto quasi cinematografico".

IMMERSI NELL'INFINITO DEL NULLA, NON C'È ALTRO SE NON UN VASTO VUOTO: IL VOSTRO SITO PERSONALE INIZIA CON QUESTE PAROLE... COSA VORRESTE TRASMETTERE?

Craig: "E' il testo della canzone 'In Contemplation Of Existence' del nostro primo album. Penso che riassuma perfettamente il tema lirico della maggior parte della nostra musica e rappresenti il punto focale della mia visione nichilistica del mondo".
Roman: "La frase è legata al tema del vuoto che sembra essere un tema ricorrente legato al nostro lavoro. Il sito è una creazione a se stante e non particolarmente legata ad una canzone o ad un album che abbiamo creato ma che completa e sviluppa ulteriormente le nostre idee".

SIETE UNA BAND MULTIETNICA: AVETE COMPONENTI INGLESI, AFRICANI, FRANCESI E RUSSI. QUALI PENSATE SIANO GLI ASPETTI POSITIVI ED EVENTUALMENTE NEGATIVI DI TALE VARIETÀ CULTURALE ALL'INTERNO DELLA BAND?

Shoi: "In tutta onestà vedo solo aspetti positivi dell'essere parte di una band multiculturale. Sono nato in Francia e sono andato ad una scuola internazionale per poi trasferirmi in Inghilterra quando avevo diciotto anni. Ho sempre vissuto vicino a persone di tutte le parti del mondo. Odio letteralmente essere circondato da persone dello stesso paese o dalle stesse origini. Penso che una band come i De Profundis rappresenti alla perfezione quello che è Londra al giorno d'oggi e più generalmente l'ovest del mondo, dove tutti i paesi e cultura sono mischiate insieme. Penso che sviluppi profondamente la percezione della vita e nel nostro caso specifico della musica".
Craig: "La band è sempre stata multiculturale ma penso che sia la logica conseguenza del vivere in una città cosmopolita come Londra. Arriviamo probabilmente da regioni differenti ma abbiamo idee e punti di vista comuni che mi legano in maniera forte agli altri membri della band piuttosto che alla maggioranza delle persone nate nel mio paese. Il metal è ascoltato in ogni paese al mondo: penso che le persone che lo ascoltano abbiano qualcosa in comune che li unisce in maniera più forte dell'appartenenza ad una razza, religione o paese".
Arran: "Immagino che tu possa pensare: 'Chissà quali accenti oltraggiosi potranno avere persone che arrivano da paesi differenti!'. Non è il nostro caso dato che ognuno di noi parla fluentemente inglese, per mia fortuna, dato che non so praticamente spiccicare una parola di africano e russo! Siamo tutti nati ascoltando metal e il fatto di provenire da paesi differenti dove ci sono band più o meno famose penso abbia influito positivamente sulla nostra crescita musicale. Questo ha fatto sì che il nostro suono risultasse ricco di influenze provenienti da vari paesi e che la nostra musica fosse difficilmente inquadrabile in un genere specifico".
Roman: "Arrivare da posti e realtà differenti significa combinare visioni differenti in qualcosa di bizzarro e ovviamente ha fatto sì che anche la musica da noi composta suoni inusuale. Molte delle domande poste ai singoli membri della band produrranno cinque risposte differenti: allo stesso modo quando creiamo qualcosa insieme - anche attraverso dei compromessi - riusciamo a produrre delle trame spesso innovative mentre altre volte completamente bizzarre. Tutto questo plasma il nostro suono: è ciò che ci rende differenti".

AVETE LAVORATO CON IL PRODUTTORE FRANCESE FERNANDO PEREIRA LOPES. QUALI MOTIVAZIONI VI HANNO SPINTO A SCEGLIERLO? COME VI SIETE TROVATO A LAVORARE CON LUI?

Shoi: "Siamo stati introdotti a lui dai nostri amici Misanthrope: Fernando ha prodotto il loro ultimo lavoro che, come puoi immaginare, ci è piaciuto molto. E' venuto a farci visita a Londra per discutere la possibilità di lavorare insieme. La registrazioni con Fernando sono andate splendidamente: è stato semplice lavorare insieme, Fernando è una persona molto paziente ed una guida eccellente. Per alcuni di noi il nostro debut rappresentava la prima esperienza in studio e si è trattato di una situazione veramente stressante. Inoltre questa volta abbiamo fatto molte più prove prima di arrivare in studio. Abbiamo comunque mantenuto degli ottimi rapporti con il nostro precedente produttore Steve Watkins, che tutt'oggi è il nostro ingegnere del suono quando suoniamo dal vivo!".
Craig: "Fernando ci è stato consigliato dai ragazzi dei Misanthrope. E' venuto in Inghilterra sei mesi prima dell'inizio delle registrazioni per vederci suonare dal vivo e in quell'occasione abbiamo parlato con lui spiegandogli le nostre visioni sul nuovo album. Ha capito esattamente cosa volevamo ottenere dicendoci che sapeva come ottenerlo. Ci siamo immersi in questo ambiente molto rilassato che ci ha aiutati ad ottenere il massimo durante le sessioni di registrazione. Fernando è letteralmente una macchina. Durante le registrazioni l'abbiamo soprannominato 'Il Terminator' per il fatto che dorme a malapena quattro ore di fila riuscendo comunque a rimanere focalizzato sul suo lavoro. Fernando si è dimostrato un professionista oltre che una persona simpatica, e spero di poter lavorare ancora con lui in futuro".
Arran: "E' stato entusiasmante lavorare con Fernando. Anche se ti sentivi stanco lui cercava sempre di spronarti a continuare e a cercare di superarlo stando sveglio! Ha avuto delle ottime idee ed un forte senso dello humor: ha fatto sì che le sessioni di registrazione e di missaggio si rivelassero un vero piacere".
Roman: "Durante la fase di missaggio io e Fernando abbiamo passato moltissimo tempo sperimentando varie soluzioni ma penso che lui avesse già in mente il risultato finale che volevamo ottenere: il tutto, insomma, si è limitato ad avere un po' di pazienza per raggiungere l'effetto desiderato. Ai tempi del nostro primo album è stato quasi come dire: 'Ah, quindi suoniamo così?', mentre il nostro nuovo lavoro suona esattamente come avevamo in mente".

VIVETE A LONDRA: QUALI SONO I LUOGHI CHE UN FAN DELLA MUSICA DEVE ASSOLUTAMENTE VISITARE? PARLO DI MUSICA DAL VIVO, CD/VINILI E NEGOZI DELL'USATO...

Craig: "Prima di arrivare a Londra ho sempre pensato che fosse la vera panacea del metal. Decisamente non lo è e sta anche peggiorando, ma puoi ancora trovare qualche negozio decente e qualche posto dove si suona dal vivo se cerchi abbastanza a fondo. Non ci sono club o bar in cui si suona esclusivamente metal. La maggioranza dei concerti si svolge a Camden Town, a nord di Londra, nei locali 'The Underworld' e 'Purple Turtle'. C'è anche un negozio che si chiama 'Resurrection Records' che ha una buona selezione di metal estremo e gotico oltre che una discreta quantità di album usati. Molti dei CD che compro sono di seconda mano, ma ovviamente trovare qualcosa è solo questione di fortuna. Il miglior posto dove comprare musica ovviamente è internet: puoi trovare qualsiasi cosa e a prezzi inferiori rispetto ai negozi".
Roman: "Il luogo dove suoneremo il prossimo mese, 'The Underworld', è considerato IL locale metal per eccellenza a Londra. Inutile dire che siamo estremamente felici di lanciare qui il nostro nuovo album".

AVETE FATTO DA SUPPORTO AGLI IRON MAIDEN AL ROCK IN INDIA FESTIVAL A BANGALORE: COSA RICORDATE DI QUEL CONCERTO? QUALCHE BEL MOMENTO DA CONDIVIDERE CON NOI?

Shoi: "Tanto caldo, pessima organizzazione e belle ragazze tra le prime file! E' stata un'esperienza fantastica suonare di fronte a 20.000 persone che andavano letteralmente fuori di testa mentre suonavamo. Abbiamo lavorato duramente per suonare trenta minuti in quelle condizioni, considerando il caldo insopportabile e il pessimo soundcheck che ci è stato dedicato. Ho una bella storia da raccontarvi. Alekesej, il nostro precedente bassista, ha la capacità di mettersi sempre nei guai. E' arrivato in India un giorno dopo di noi: non appena è entrato nell'ufficio immigrazione ha iniziato a flirtare con l'ufficiale femminile dell'immigrazione che, evidentemente infatuata di Aleksej, si è dimenticata di mettere il timbro sul suo permesso di soggiorno! Mentre stavamo per tornare a casa siamo passati tutti dall'ufficio immigrazione e da quel punto non abbiamo più visto Aleksej. E' stato fermato dalla sicurezza aeroportuale dato che non aveva il timbro sul permesso di soggiorno. Tutto ciò è successo subito dopo un attacco a Mumbai e, come puoi immaginare, il livello di sicurezza in quel momento era altissimo. Aleksej è stato trattenuto ed interrogato, e dopo circa due ore è magicamente ricomparso: eravamo ovviamente preoccupati, dato che il volo stava per partire. E' arrivato con un grosso sorriso stampato sulla faccia dicendoci che per due ore si è sentito una vera rockstar: quando le persone che dovevano interrogarlo hanno capito che era veramente un musicista hanno iniziato a fargli domande e la dirigenza della sicurezza dell'aeroporto ha voluto anche fare una foto con lui ed il suo basso. Insomma, i De Profundis sono riusciti a creare un mini-incidente diplomatico e forse hanno causato il licenziamento di una bella ragazza all'ufficio immigrazione. Un buon momento metal, non credete?".
Craig: "E' stato pazzesco! Ho quasi rischiato di non poter partecipare, per via dei problemi con il mio passaporto. Fortunatamente abbiamo risolto tutti i problemi tramite il coinvolgimento di alcune persone ai piani alti della commissione indiana. Siamo stati in India per un week-end e abbiamo cercato di organizzarci al meglio, considerato il breve tempo di permanenza. Siamo partiti in febbraio, pieno inverno qui a Londra, e siamo arrivati in India con trentacinque gradi, senza considerare il cambio di fuso e il cibo totalmente differente. Abbiamo cercato di provare il più possibile dato che il suono sul palco e delle spie era terribile. Non riuscivamo a sentirci e avevamo continuamente problemi tecnici con i nostri strumenti ma siamo riusciti a fare del nostro meglio. A causa dei tanti problemi tecnici non siamo riusciti a godere molto della permanenza. Comunque la folla ha risposto bene anche pogando in alcuni pezzi delle nostre canzoni, cosa ovviamente inattesa ma che ci ha fatto naturalmente molto piacere. Eravamo molto depressi quando siamo scesi dal palco, ma dopo poco abbiamo smesso di pensarci e abbiamo deciso di divertirci. Le persone del luogo sono state molto generose ed i loro incoraggiamenti ci hanno fatto sentire meglio. Spero ovviamente di poter suonare ancora in futuro davanti a così tanta gente, magari in circostanze migliori. Abbiamo firmato un accordo per il nostro debut con la Sony BMG India e ora vorremmo rilasciare lì anche 'A Bleak Reflection'. Tutto sommato si è trattato di una bella esperienza".
Roman: "Oh, è stato tutto totalmente surreale! A parte il suonare davanti a 20.000 persone, i migliori ricordi che ho di quel concerto sono quando siamo stati invitati per cena ed io e Shoi ci siamo scolati due bottiglie e mezzo di whisky costosissimo, abbiamo fatto un'interpretazione a cappella dei classici dei Queen mentre Craig giocava a ping pong. La sera si è conclusa cercando di eseguire mosse di wrestling sugli altri membri della band e addormentandomi nel corridoio esattamente fuori dalla mia stanza".

COSA CI POTETE DIRE DELLE DATE DAL VIVO? AVETE QUALCHE PROPOSTA PER QUALCHE TOUR?

Shoi: "Stiamo cercando di programmare un tour per la primavera o l'autunno. Sia noi che la Kolony Records stiamo lavorando duramente per mettere in piedi un buon tour ma non è così semplice come puoi immaginare. Incrociamo le dita e speriamo di riuscire ad andare in tour a promuovere il nostro nuovo album!".
Craig: "Ci piacerebbe molto andare in tour e stiamo lavorando duramente per ottenere un posto nel tour di qualche band più grossa e famosa ma non è così semplice. Le offerte che ci sono arrivate sino ad ora eccedono dal nostro budget. Da questo punto di vista la Kolony Records è disposta a supportarci ma l'ok deve arrivare anche dalla band. Sappiamo che un tour ci aiuterebbe ad arrivare ad un livello superiore ma siamo anche consapevoli del fatto che deve essere fatto nel migliore dei modi per non rivelarsi un'arma a doppio taglio. Nel frattempo continueremo ad occuparci noi stessi delle date dal vivo cercando di fare qualche data in Europa nei week-end".

L'INTERVISTA E' FINITA, GRAZIE PER LA VOSTRA PAZIENZA E PER IL VOSTRO TEMPO, POTETE CONCLUDERE COME MEGLIO CREDETE.

Shoi: "Grazie a voi per il tempo che ci avete dedicato. Spendete un attimo del vostro tempo e godetevi 'A Bleak Reflection'! Saremo in Italia molto presto: è il paese della nostra label e ovviamente sfrutteremo a nostro vantaggio questa cosa!".
Craig: "Grazie mille a voi e a tutti i lettori che hanno letto quest'intervista fino alla fine. Comprate il nostro nuovo album o veniteci a vedere in qualche nostra data dal vivo!".
Arran: "Grazie a tutti per aver letto l'intervista e a tutti quelli a cui è piaciuto 'A Bleak Reflection'! Speriamo di incontrarvi al più presto!".
Roman: "Speriamo che vi siate divertiti leggendo l'intervista! Dateci una chance, il nostro album 'A Bleak Reflection' uscirà il primo febbraio per la Kolony Records!".

Link:
http://www.metalitalia.com/interviews/view.php?interview_pk=1401
 
INTERVISTA DE PROFUNDIS SU METAL.IT

Intervista a cura di Michele 'Coroner' Segata

Non molto tempo fa sulle pagine gloriose di Metal.it hanno trovato spazio gli inglesi De Profundis con il loro album "A Bleak Reflection". Quale occasione migliore per scambiare due parole con la band?

Ciao ragazzi, prima di tutto benvenuti sulle pagine di Metal.it! Presentatevi ai nostri lettori.

Beh siamo i De Profundis, una band di metal estremo formata da 5 elementi e veniamo dall'Inghilterra. Ci siamo formati nel 2005 ed abbiamo appena fatto uscire il nostro secondo album "A Bleak Reflection". Se vi piace il metal estremo intelligente con un sacco di saliscendi allora dovreste dare un ascolto al disco.

Il vostro secondo album si intitola "A Bleak Reflection". Per quanto tempo ci avete lavorato? Ci potete raccontare come l'intero processo di songwriting e registrazione si sono svolti?

Abbiamo iniziato a scrivere il secondo disco poco dopo l'uscita di "Beyond Redemption" (primo album autoprodotto dalla band, ndr) ma la cose hanno iniziato a funzionare quando Nick si è unito a noi nell'estate del 2008. Roman e io avevamo un sacco di idee ma una volta che Nick è arrivato, la sua tecnica ci ha permesso di scrivere molto più velocemente e di creare musica più complessa. Tipicamente Roman o io portiamo un riff e poi la sviluppiamo tutti insieme jammando. Craig (cantante, ndr) è molto coinvolto negli arrangiamenti poichè riesce ad essere obiettivo sulla musica.

Trovo il disco davvero interessante, in grado di miscelare doom, death ed un tocco progressive. Piuttosto originale, direi. Se doveste descriverlo a chi ancora non l'ha ascoltato che parole usereste?

Grazie, abbiamo lavorato molto per fare qualcosa di diverso che stimolasse l'ascoltatore. Ci descriviamo come Progressive Extreme Metal. Chi è appassionato nel metal estremo intelligente scaverà a fondo nel disco. Lo vedo come un viaggio attraverso il metal estremo, ci sono un sacco di saliscendi, soprattutto perchè mischiamo un sacco di stili. E' anche un disco che mette alla prova per via della durata e per il fatto che non si riesce a catalogare in un solo genere. E' qualcosa di cui andiamo molto fieri, perchè questo mix ci da una personalità diversa, che è qualcosa di pazzesco da raggiungere per essere il nostro secondo disco.

Siete soddisfatti dei voti che l'album sta ricevendo sul web e sulle riviste? Ve lo aspettavate?

Sì, siamo soddisfatti. La cosa che più ci fa piacere è che il disco non lascia nessuno indifferente. Ad alcune persone piace, ad altre meno, ma è positivo perchè significa che hai creato qualcosa di diverso che sfida l'ascoltatore. L'unico mio rammarico è dovuto alla natura della stampa musicale e alle sue strette tempistiche, il che significa che non tutti i recensori hanno tempo per ascoltare tutto il disco. C'è un concept testuale che si sviluppa durante il disco, che è possibile apprezzare solo se ascolti il disco dall'inizio alla fine e che te lo fa godere appieno. Ma così è la vita. In ogni caso siamo molto felici dell'accoglienza.

Potreste menzionare le band che secondo voi hanno influenzato i De Profundis e la creazione del disco? Con chi di questi vorreste dividere il palco?

Non credo ci sia alcuna influenza diretta, veniamo tutti da background differenti e abbiamo tutti un'età diversa, quindi le nostre influenze sono piuttosto varie. Credo si senta mentre si ascolta il disco. Un pezzo come "Crimson Black Bleeding" è una buona rappresentazione di quello che ci piace, un brano lungo, lento, parti veloci e tecniche, assoli di chitarra eccetera. Siamo stati fortunati da dividere il palco con gli Iron Maiden, il che è veramente incredibile quindi tutto il resto è extra. Vorremmo solamente avere una lunga carriera davanti a noi, molti album e tour ci renderebbero felici.

Normalmente dopo un disco viene la relativa tournee. Avete intenzione di mettervi on the road? So che verrete in Italia per il Kolony Metal Fest II. Siete eccitati?

Sì, abbiamo appena confermato un tour europeo di dieci giorni a maggio con Ragnarok e Noctem. Sarà divertente. Siamo anche confermati al Kolony Metal Fest II e a un altro concerto in Italia e Francia in quel periodo. Stiamo ricevendo un sacco di richieste da quei paesi, i nostri fan stanno diventando sempre più numerosi e non vediamo davvero l'ora! Il Kolony Fest è molto importante per noi perchè l'etichetta non ci ha ancora visti suonare dal vivo e vogliamo davvero spaccare tutto.

Immagino che la musica sia solo una parte delle vostre vite. Tutti i membri del gruppo hanno ancora un lavoro o riuscite a mantenervi con la musica? Com'è la vita da musicista in Inghilterra?

A parte Arran che è musicista a tempo pieno, tutti gli altri hanno ancora un lavoro regolare. Io al momento sono in un momento di transizione, inizio ad avere molti studenti di chitarra e spero di smettere di lavorare o almeno ridurre le ore per focalizzarmi di più sulla musica. La vita da musicista nel Regno Unito è dura come da qualsiasi altra parte, ma la cosa positiva è che si riesce a suonare in molti pub. Tuttavia negli ultimi anni molti locali sono stati chiusi per via dell'inquinamento acustico, ed è un peccato. Mi piacerebbe che i gusti musicali fossero migliori, è tutto così legato alla moda invece che alla qualità.

La vita on the road di solito è molto divertente. Avete qualche aneddoto da raccontarci?

Il nostro precedente bassista Aleksej aveva la capacità di creare grandi casini. Una volta è arrivato in India il giorno dopo di noi. Mentre passava per l'ufficio immigrazione a Bangalore ha iniziato a provarci con la poliziotta dell'ufficio, che è rimasta ammaliata dal suo sex appeal tanto da dimenticarsi di fare il timbro il suo passaporto! Al ritorno siamo tutti passati di nuovo attraverso l'ufficio immigrazione, e il passaporto di Aleksej non aveva il timbro. E' stato fermato dalla polizia dell'aeroporto perchè nessuno aveva timbrato il suo passaporto. Tutto è avvenuto poco dopo gli attentati di Mumbay quindi la security era all'erta. L'hanno quindi trattenuto per un interrogatorio. Dopo due ore l'hanno lasciato andare e noi eravamo nel panico perchè il volo stava per partire. E' venuto da noi con un sorriso enorme perchè per due ore era stato una vera rockstar. Tutte queste persone l'avevano circondato perchè avevano capito che era un musicista, il capo della sicurezza si è pure fatto fare una foto con il suo basso! Se non altro, i De Profundis sono riusciti a creare un piccolo incidente diplomatico e probabilmente hanno fatto licenziare un dipendente dell'ufficio immigrazione. Ma quanto è metal tutto ciò??

Guardando al futuro, c'è già del materiale pronto per il nuovo disco? Avete già idea di quando lo farete uscire?

Sì, abbiamo già iniziato a scrivere qualcosa per il terzo album. Stiamo pensando di fare anche un Ep 7'' su vinile entro fine anno, ma non è ancora sicuro. Per quel che riguarda il disco dovrebbe uscire durante il prossimo anno, ma dipende dal tour. Dobbiamo fare un tour in India visto che là siamo sotto la Sony.

Grazie mille ragazzi, potete concludere l'intervista come volete. Che la Gloria di Metal.it sia con voi!

Grazie del tempo che ci avete dedicato. Speriamo che ascolterete "A Bleak Reflection" e che vi piacerà. Ci vediamo presto in Italia, esserci o morite!

Link:
http://www.metal.it/interview.aspx/749/[/QUOTE]