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Atrox - Orgasm
Etichetta: Code666 / Audioglobe
Recensione a cura di: Luigi "gino" Schettino
È veramente molto difficile esprimere e descrivere quello che gli Atrox sono diventati nell'anno di grazia 2003. Ammetto che dopo ben quattro ascolti non ci avevo capito quasi nulla ed ero ben lontano dal comprendere l'intima essenza di questo disco, ovemai fosse possibile. Il punto di riferimento per approcciarsi a questo disco è quello di non avere nessun punto di riferimento. Oggi la creatura Atrox è un camaleonte estremamente mutevole, sempre pronto a cambiare aspetto e umore più volte e più volte ancora. Forse siamo di fronte al crossover definitivo o forse siamo di fronte ad un blob che nel suo ermetismo è davvero impenetrabile e del quale non possiamo che percepire solo frammenti sotto forma di brandelli raccolti per caso. Forse l'unica certezza è che o si ama o si odia, non essendoci vie di mezzo che possano soddisfare e appagare i sensi messi a dura prova dalla volubile interpretazione della band norvegese. Forse l'unica cosa che paga è tentare di sezionare la musica degli Atrox per isolarne gli elementi e cercare di comprendere il collante che li tiene insieme. Da questo punto di vista ci troviamo innanzi tutto di fronte alla straordinaria voce di Monika, autrice di un'interpretazione strabiliante per intensità ed espressività. Una voce che ha il calore ed il colore della miglior Kate Bush, la teatralità di Diamanda Galas e la soavità di Anneke dei The Gathering. Ascoltarla nel corso delle otto tracce vi assicuro che è di un piacere quasi masochistico. Nel complesso però la musica degli Atrox parte da un riffing che rimanda, udite udite, ai Meshuggah, quadrato, preciso e matematico, si adagia su un suadente gothic metal dalle tinte, talora, orientaleggianti e condito da sfuriate progressive con aperture ariose e improvvisi momenti di "riflessione", dove la fanno da padrone atmosfere acustiche e rilassate quando non sono propriamente "liquide". Detto così, la proposta degli Atrox, potrebbe sembrare un'accozzaglia di cliché che fanno tanto "avanguardia" e più volte abusati oggigiorno, ma non sta certo a me sindacare le scelte stilistiche della band né tantomeno giudicarne la spontaneità e la naturalezza, non avendone io gli strumenti né tantomeno la chiave interpretativa. Posso solo attestare che la proposta è affascinante, ammaliante, ti prende ascolto dopo ascolto, svelando poco alla volta quello che cela ed entrandoti dentro con forza. Il limite di questo disco sta solo ed esclusivamente nel fatto che è troppo avanti concettualmente e quindi pochi riusciranno ad apprezzarlo appieno e subito. Un disco che da qualsivoglia lato lo si guardi si rischia di lasciare fuori qualcosa, un disco dove il totale è superiore alla somma delle parti ma allo stesso tempo se lo si seziona si perde inevitabilmente di vista il tutto e laddove si guardi il tutto si rischia di tralasciare il particolare che fa la differenza. Forse questa rece dovrei farla tra un anno quando, forse, avrò compreso appieno il disco, ma il tempo è tiranno e tra un anno, son sicuro, gli Atrox saranno ancora più avanti. Bisogna cogliere l'attimo, fuggente e fuggevole come può esserlo il piacere negli spasmi di un orgasmo. Unitevi a quest'orgia di suoni.
Voto: 9
Luigi "gino" Schettino
Recensione a cura di: DavS
Sul foglietto allegato al cd leggo: "Genere - Progressive Schizo Metal". In realtà se non vogliamo moltiplicare a dismisura le etichette fino ad avere un genere diverso per ogni album prodotto, si tratta semplicemente del cosidetto Avantgarde Metal, cioè tanta tecnica, strumenti che a tratti vanno per conto proprio, 'trituramento' della forma-canzone, sperimentalismo vocale e strumentale. Certo, qui gli Atrox presentano una variante molto 'schizzata' e decisamente fuori di testa, ma del resto si tratta sempre dello stesso tipo di musica che i Third And The Mortal praticavano anche su In This Room (anche se non erano così fuori di testa... hihihihi "Sophisticated Vampiiiireeees iuuuuhuuuuu" n.d.a.) e anche prima. Quindi tirerei in ballo unicamente la band citata qui sopra come influenza, senza prendere in considerazione come potrebbero fare altri band postcore assortite e/o di altri generi e di varia pesantezza (che non nomino perchè lo faranno altri... i Meshuggah comunque)... da strade diverse si può arrivare agli stessi risultati, no (anche perchè i Meshuggah altrimenti li comprano tutti incensandoli a destra e sinistra senza nemmeno averli sentiti prima, e i 3rd and the Mortal rimangono "quei tipi che fanno dischi noiosi e pazzerelli", e nessuno se li compra)? Anche perchà la cantante Monika Edvarsen ha in pratica la stessa voce della sorella Ann Mari... vediamo poi come la usa. Il precedente Terrestrials è stato recensito dal sottoscritto sempre su questo sito e ha preso un votone. Orgasm prenderà meno, da un lato perchè mi sembra giusto ribassare la propria scala di voti, dall'altro perchè questo nuovo album mi sembra inferiore nelle sue soluzioni. Inferiore perchè forse è meno estremo e sperimentale, ma più 'leccato', più tornito e cesellato... per certi versi più pulito e più maturo... anche se con meno idee proposte, meno idee ma forse un po' più chiare. Riff stoppati e sezione ritmica combinati come se fossero schiaffi, fondali ipergroove su cui si muove la linea vocale leggiadra e delicata di Monika. Il punto debole del cd è proprio la voce di Monika, sarà diversa dalle solite voci, sarà pure sperimentale, ma sul cd in sostanza fa sempre le stesse cose... lo sperimentalismo estremo di Diamanda Galas e la sua grande varietà di registri qua ce li sognamo (si parla di anni luce di distanza)... e a dir la verità la stessa Monika era molto più varia nell'album precedente, Terrestrials, dove arrivava ad esempio fino ad attimi di screaming. Molto belli i synth quando vengono usati, invece non mi piacciono quei momenti in cui la chitarra esegue scale un po' per conto suo... le trovo inutili. Ottimo anche il basso, finalmente in evidenza in un cd metal. Avrei preferito più groove, anche se le parti lente hanno quel sapore di mistero decisamente piacevole (un po' come nell'ultimo Deadlands dei Madder Mortem, altra ottima band norvegese). Album tutto sommato tranquillo e rilassato (e quindi molto avantgarde, molto 3rd and the mortal... quindi i Meshuggah lasciamoli al loro posto).
Alla lunga l'album dopo molti ascolti rischia un po' di stancare e di diventare un semplice sottofondo senza troppa personalità (colpa a mio parere del cantato sempre uguale e del poco groove, a mio parere). Quindi buon cd, bella tecnica, buone idee... ma farei un passo indietro su Terrestrials.
Voto: 8
DavS