CANAAN - "Unsaid Words" reviews

http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=872

I Canaan sono una delle band più interessanti nel panorama oscuro italiano. Così nel 2006, a dieci anni dalla realizzazione del primo platter, la band di origine milanese torna a regalare al suo pubblico le tradizionali atmosfere decadenti con The Unsaid Words. Il sound è ormai ben consolidato grazie a parecchia esperienza, ma nonostante ciò è caratterizzato da un tocco di innovazione: un background doom con contaminazione dark in chiave sperimentale. Subito, iniziando ad ascoltare il lavoro, si avverte proprio come la componente ambient sia massiccia e come questa concorra a delineare effetti sfumati e misteriosi. Ne sono un perfetto esempio l’intro, The Wrong Side of Things, con dei suoni cupi, tetri (da Nosferatu di Herzog, 1979, per intenderci), o la terza Sterile, di carattere orientale, con inquietanti rumori della notte in sottofondo. This World of Mine, seconda track, segna invece la comparsa di un sound molto solido e deciso, che ovviamente poggia su molto anni di perfezionamenti. Drums ragionata cadenza lentamente effetti sinfonici, estranianti, di keyboards. Le linee vocali sono in perfetta coesione con il blocco strumentale. Il vocal ricorda quello degli Elend, misterioso, epico, con alternati gelidi sussurri. Saltando da qui a The Possible Nowheres, la voce si fa più rilassata, ma sempre densa di oscurità. Il sound di guitars e bass qua imprime toni maggiormente darkeggianti che si conciliano con vocal e giri di tastiera ispirati che salgono evanescenti. Le peculiarità di questo disco si possono apprezzare in particolare nella parte finale di questa song dove l’aspetto ritmico va scemando a scatti, aumentando la dimensione di sofferenza e tristezza. Con la successiva Fragment # 1 vengono approfondite sonorità da eremo, con cori gregoriani funerei, molto evocativi, che ispirano uno stato di oppressione, quasi di rassegnazione.


Il sesto brano, Senza Una Risposta, è un capitolo originale per il vocal in italiano, molto rallentato, che vuole imprimere nell’ascoltatore un segno di profondo dolore interiore. E’ percepibile poi un ritaglio della concezione della realtà che è insita in The Unsaid Words. La vita è vista come un susseguirsi leopardiano di avvenimenti funesti. Serenità, felicità: sono solo vane parole che si infrangono contro la durezza e la freddezza dei fatti. Dal punto di vista sonoro questa visione profondamente pessimista viene proseguita nella successiva Fragment # 2 dove un dolce e malinconico suono di violino cattura l’anima e la mente dell’ascoltatore, portandolo in uno scenario immaginario, fuori dal tempo. Ma la finestra sulla luce viene subito chiusa e Fragile ci riporta violentemente in uno scenario di rara oscurità sonora. E’ di sicuro la canzone che meglio esprime l’essenza dell’album. I suoi toni sfumati si perdono negli abissi dei ricordi. Una sorta di riflessione metafisica innalza il sound a livelli trascendenti, con pause, riprese, tutto scandito in modo blando. Conclusosi questo colosso, si passa al terzo frammento, Fragment # 3, più misterioso, sottile. Dopo questa breve song, si ha un ampliamento del ventaglio sonoro in mano ai Canaan. Dei suoni elettronici disturbano il regolare processo di In a Never Fading Illusion, particolare per degli effetti ambient molto affascinanti. Da qui si sviluppano questi toni fastidiosi anche in Just Another Noise che è densa di momenti più opachi e acidi. Con ciò Il Rimpianto, dodicesima track, si riallaccia a Fragile, mantenendo tutta la freschezza delle sfumature atmosferiche e la carica pessimista di lyrics in italiano e linee vocali. Da qui la title-track dona invece più respiro, ma non aggiunge nessuna particolarità degna di nota. Fragment # 5 è invece più particolare per voci femminili che compaiono dal nulla di un altro scenario tenebroso, per poi tornare nel silenzio del vento.
A chiudere il disco come sedicesima track sta Nothing Left (To Share) canzoni molto strana con una commistione tra effetti atmosferici e cori sommersi che creano effetti epici e deprimenti.
The Unsaid Words è un disco molto intenso (sedici tracks per settanta minuti), carico di sofferenza e solitudine. E’ nel complesso un lavoro largamente soddisfacente che, grazie alle qualità di un sound molto vario, pone la band in una posizione di forza nella scena dark/doom italiana. Se insomma bisogna puntare su qualcuno, senza dubbio si può propendere per l’oscurità firmata Canaan.


Iacopo fonte

80/100
 
http://www.auralpressure.com/review/c/canaan_the_unsaid_words.html

CANAAN: THE UNSAID WORDS
CD: Eibon CAN060 / Aural Music [2005]


The Italian dark rock pageant return from a four year absence since the luxuriating "A Calling To Weakness" to new territory with a tangible shift in direction; without removing the core of what has defined their sound. The once noticeable fealties to dark rock and the similar eeriness of Fields of the Nephilim, "The Nephilm" album while still apparent have evolved into more ambient forestation.


Dark ambient vignettes spot "The Unsaid Words", embryonic slivers of indistinct and shivering winds and drones, decadent memorials where strobe remote exotic instruments and spiritual and tremulous chanting are present nearly every other track, and these are not short diatribes of experimentation either, most reaching lengths of three to four minutes in length. This is not to say there is interrupt to the skeleton of guitar, bass, drums, vocals and synth of Canaans earlier work, rather the dark ambient provides cartilage, but the figure is still skinless, raw with sensation and feeling. Languid percussion unseals the fluent mourning march while the guitar ripples over the sheen of strings with their inherent Orientalism, all to fuel the voice of Mauro who effortless weaves melancholy amid melancholy. Song structure differs, with more breathing space, with tracks crashing like rose-tinted crests upon barren shores rather than the endless motion of the oceans swells.


"The Unsaid Words" is a gem of an album and if you at all enjoyed "A Calling To Weakness" you will find another to love.

NYR
 
http://rockedintorni.forumfree.net/?t=8588276

Che l'italia avesse oramai sviluppato un ottimo underground gotico (nella accezione più classica del genere),oramai è una consapevolezza europea. Ma ci sono band che sono fuori dai canoni non solo più convenzionali della musica a cui appartengono,ma anche nella gestione della loro immagine.
Questo gruppo ne rappresenta l'esempio più palese,dieci anni di attività,a fondere sapientemente dark,copiosi silenzi ambient trascinati da un doom mai ingombrante,tanto da accontentare i puristi di ambo gli schieramenti, e sfornare album ogni 3/4 anni in tutta calma,senza pressioni discografiche e forti del loro pubblico di fedelissimi che tramite un buon passaparola,ha fatto crescere lentamente la popolarità della band anche a 7000 copie vendute per album,non male per un gruppo che non ha MAI suonato dal vivo nonostante le numerose richieste.
Hanno invece pensato alla musica, investendo i loro pochi soldi uno studio che li lasciasse liberi di pressioni esterne. iniziando a registrare micro-sessioni improvvisate con line-up ridottissime, arricchendole e limandole giorno per giorno,come emozioni e ricordi..per poi fornire l'ossatura a questo interessantissimo quinto lavoro.
il primo impatto è quello tipico delle sonorità da 'cattedrale' di ispirazione medievale in profonda intesa con fraseggi ambient con una serie brani strumentali le innovazioni le portano certe atmosfere tribali, trip-hop che si avvertono nel proseguo del cd,il tutto avviene in maniera perfettamente coerente e sopratutto naturale,senza marcati cambi di tempo,e nonostante duri ben 70 minuti,non si segnalano momenti morti,nulla è lasciato al caso. Un contesto onirico,con un malinconico cantato (che alterna l' inglese all'italiano senza perder di fascino) prostratosi all'accettazione del dolore amaro della vita in se,senza scadere nel clickè della depressione radicale e futilmente motivata.
Sentore di una ottima evoluzione stilistica iniziata da Blue Fire (nel 1996) , raffinato,struggente come pochi. Ove skippare brani sarebbe come tentare di dimenticare parte del proprio passato (invece che assimilarlo) e pretendere di ottenerne un risultato perfettamente coerente. No,immergetevi dall'inizio alla fine,per nuotare in questo vorticoso susseguirsi di desolazione,angoscia e disperazione, riflettendo. Non solo nello specchio d'acqua.

"Dove sarò domani ?
Nel cuore di qualcuno
o tra le braccia di nessuno

Cosa farò domani ?
Lascerò a questa gente
il mio senso di abbondanza
che non mi serve a niente

Sai che farò domani ?
Inseguirò il mio presente
facendo finta di niente

E questa vita
morde forte alle spalle
cancella solo quando vede
distrugge solo quando vuole"
 
http://www.moonlight69.it/
CANAAN "The Unsaid Words"
(Eibon) - 2006

L’impresa che si prospettava ai Canaan non era esattamente delle più facili: la storia ha già ampiamente dimostrato quanto sia difficile dare seguito credibile ad un capolavoro, ancor di più se il disco in questione è uno dei più belli dell’ultimo lustro, quell’ “A Calling To Weakness” che nel 2002 rappresentò una delle (la?) migliori trasposizioni in musica di dolore e rassegnazione. Musicalmente “The Unsaid Words” non si discosta molto dalle sonorità del predecessore: ancora una volta dark rock dai tempi perennemente lenti (che segnano una linea di continuità con i Ras Algethi, gruppo doom dal quale i Canaan hanno poi avuto origine), ora leggermente più incline a contaminazioni wave e con un più massiccio uso delle tastiere che conferisce alle canzoni un’atmosfera a tratti maggiormente solenne e pomposa. Oggi quella cantata da Berchi non è più una sommessa presa di coscienza, quanto un’amara riflessione su ciò che poteva essere e non è stato; tutto ciò si riflette anche sulle nuove composizioni, che sacrificano un po’ di cupezza in favore di qualche sfumatura più malinconica. La novità fondamentale è comunque rappresentata dall’implemento delle parti dark ambient, che su “A Calling To Weakness” costituivano dei semplici intermezzi utilizzati per dare al disco un maggiore senso di continuità, mentre oggi vengono sviluppate fino ad affermarsi come parte fondamentale del lavoro alla pari con le vere e proprie canzoni. Se in questo ambito “The Unsaid Words” risulta essere ben superiore al disco del 2002, lo stesso non si può dire per le composizioni cantate in italiano: “Senza Una Risposta” e “Il Rimpianto” (Gianni Pedretti dei fondamentali Colloquio anche stavolta ospite dietro il microfono), per quanto buone, non reggono il paragone con due capolavori assoluti come “Un Ultimo Patetico Addio” ed “Essere Nulla”. Probabilmente il principale “difetto” di “The Unsaid Words” è proprio quello di uscire dopo uno dei migliori dischi di sempre, era quasi scontato che anche in caso di ottimo lavoro avremmo trovato qualcosa da ridire. Resta il fatto che pezzi come “This World Of Mine” e la title-track (citando le prime due che vengono in mente) riescono a commuoverci senza appello anche stavolta: è la prova che Mauro Berchi ha vinto ancora.

Tony Aramini

Voto: 8,5
 
www.doom-metal.com
The Unsaid Words (CD) 2006 Eibon Records

Here again comes the band that has built its own musical universe based solely on three coordinates: nothing, never, nowhere. Canaan have been ploughing their own path in the dark musical realms for many years now, and The Unsaid Words is already their fifth album.

Despite the remarkable evolution from their debut Blue Fire and its clear references to the bands predecessor Ras Algethi to the more and more accessible output of their last few albums, the band has lost nothing of its initial dark melancholy and pessimistic outlook. The Unsaid Words is another logical step in their musical evolution, as it still contains the elements one should expect from this extraordinary collective: the slow, melancholic songs led by Mauros characteristically wailing vocals; the noise/soundscape intermezzi; the ethnic elements (here present in some amazing instrumentals like the Eastern elegy Sterile or the beautiful mandolins in Fragment #2); and the occasional unexpected sonic experiments, like e.g. the heavily distorted guitars in the melancholic dirge In a never fading illusion or the industrial elements of Just another noise.

One could argue that this album doesnt contain as many surprises as Canaans previous output, but this doesnt matter much. If you look for diversity and dynamic excesses, you should look elsewhere anyway. If however, like myself, you have lost your black heart to Canaans suffocating melancholy, then this should be as usual business: a blind purchase.

Reviewed by: Kostas Panagiotou
 
http://lahordenoire.free.fr/chronique.php?art=1231

Il est probable que beaucoup ne connaissent pas Canaan, et pourtant ce groupe au patronyme biblique (la terre de Canaan) est un groupe de référence et à forte identité qui sort avec "The unsaid words" son cinquième album. Canaan est en fait le groupe de Mauro Berchi, fondateur du label Eibon records, un label dark avant-gardiste, sur lequel sort d'ailleurs cet album après une petite parenthèse chez Prophecy. Canaan a donc fait déjà un bout de chemin depuis sa création en 1996 sur les cendres de l'excellent projet RAS ALGETHI qui avait sorti en 1995 son unique album de doom avant-gardiste, mélancolique et mystérieux intitulé "Onericon – the white hypnotic". C'est sur les bases de RAS ALGETHI que CANAAN s'était développé, proposant une musique très atmosphérique avec des chants quasi-religieux, reprenant ainsi l'essence de RAS ALGETHI et le dépouillant de ses éléments metal, même si les guitares ont toujours parfois des sonorités metalliques qu'on sent issus du dark doom même si très dépouillées. La musique est à la fois très mélancolique et très atmosphérique. On dissociera les morceaux ambiants isolationistes comme celui qui ouvre l'album, ou encore un morceau ressemblant à des chants de moines, ou ce morceau mélancolique avec des ambiances de l'est, et les morceaux plus classiques avec guitares, basse, chant, synthé, percussions; une dualité dans le style qui se marie très bien et que Canaan a toujours développé sur ses albums. Evidemment beaucoup de formations distillent la mélancolie mais CANAAN a un son très particulier, l'ensemble est très atmosphérique et une mélancolie profonde s'en dégage mais qui ne nous étouffe pas puisqu'il y a toujours ce coté très planant, aérien et cette atmosphère mystique. Par-contre, un morceau comme "Il rimpiato" qui se veut très dépouillé sonne au final très plat, vide et ennuyeux mais c'est bien l'exception (les derniers albums semblent comporter toujours un morceau un peu comme ça) parmi les 16 morceaux de cet album de plus de 73mn (le deuxième album de Canaan "Walk into my open womb" en 1998 était d'ailleurs un double album), et finalement l'album est assez varié même si on retrouve le style type de Canaan dans les mroceaux classiques. Canaan a un style très particulier et très au-dessus de la moyenne même si ce n'est peut-être pas là son meilleur album.
Adnauseam - 9/10
 
people is crazy... :zombie: :err: :loco:



http://www.giag.lv/kenji/rev-CANAAN-The_Unsaid_Words-CD.htm

artist: CANAAN
title: The Unsaid Words
format: CD (16tx/71min17sec)
LABEL: Eibon, 2005 [ http://www.eibonrecords.com/ ]
CATALOG Nr.: CAN 060
ARTIST: CANAAN [ http://www.canaan.it/ ]
REVIEW: Kenji Siratori, 2006 [ http://www.kenjisiratori.com/ ]
* REQUEST: if you found error or erratum here or have updated link, then e-mail [ giag@mail.ru ]

review:
The Unsaid Words, the mass of flesh-module to the corpse feti streaming circuit abnormal living body of a chemical anthropoid-abolition world-codemaniacs of the terror fear cytoplasm that was controlled the DNA channels of CANAAN's digital vamp cold-blooded disease animals. CANAAN's living body browser non-resettable to the paradise apparatus of the human body pill cruel emulator that compressed the murder-protocol of the biocapturism nerve cells reptilian HUB of a clone boy acidHUMANIX infectious disease of the soul/gram made of retro-ADAM. The ultra machinary tragedy-ROM creature system that trash sense of drug fetus CANAAN was debugged to the insanity medium of the hyperreal HIV scanners gene-dub of the corpse city murder game.

END
 
http://www.ox-fanzine.de/p23/rid/49960/canaan-the_unsaid_words_cd.html

Review: THE UNSAID WORDS CD (eibonrecords.com)
Artist: CANAAN
Ox-Fanzine / Ausgabe #65

Da fühle ich mich doch glatt wieder ein paar Jahre zurück versetzt, genau zu dem Lebensabschnitt, wo die Farbe Schwarz meinen Kleiderschrank ausschließlich bestimmte. Mein Modegeschmack hat sich zwar im Laufe der Zeit geändert, aber es gibt doch nichts Besseres als seine chronische Depression ab und an mit nihilistischer, dunkler Musik zu versorgen. Die Italiener basteln schon seit einer Dekade an ihrem pessimistischen Dark-Wave, um auch dem kleinsten Hoffnungsschimmer, den Garaus zu machen, und gehen dabei ebenso minimalistisch wie experimentell zur Sache. Grundgerüst bilden hierbei verflochtene Sample- und Keyboardteppiche, während die anderen Instrumente eher eine begleitende Rolle spielen. Das Album ist sehr ruhig, baut aber trotzdem eine ungeheure Spannung auf die zwar bedrückend, aber dennoch wunderschön zugleich ist. Definitiv keine Gute-Laune-Musik für Zwischendurch, sondern Musik, bei der man sich fallen lassen sollte, um sich voll auf sie einlassen zu können - wobei man am besten scharfe Gegenstände vorsichtshalber aus dem Zimmer entfernt. Klasse! (Uwe Kubassa)
 
From Maelstrom 'zine (USA)

(http://www.maelstrom.nu/ezine/review_iss48_3437.php)

review by: Saint Jinn

Canaan's The Unsaid Words is as uncomfortable as it is unique. It is extremely ambient, alternating between such solo passages and actual songs. As far as the material goes, it is tame, plain and boring. It's unsure if even heavy ambient appreciators would go for it, as harmony seems to have taken a Hail Mary on this one, hitting and missing in each its own way. The music is more hypnotic than anything else, which would nominate this album for being a good listen when you're sick, kind of like Dolorian's self titled release except not as good. (5/10)
 
rumore magazine (september issue)

Canaan - The Unsaid Words


I milanesi Canaan stanno percorrendo da più di dieci anni un percorso di abbandono
e desolazione. Ma tutto questo ha una sua dignità ed un modo delicato e romantico
di manifestarsi. Il loro rock crepuscolare è fatto di colori sfumati, di ombre e ovviamente
di "cose non dette". Se da una parte gli strumenti usati per raggiungere questo scopo
attengono al dark di scuola inglese, sono frequenti gli inserti di musica elettronica
soffice ed avvolgente che creano un'atmosfera malinconica e rarefatta. In un mondo
dove sembra essere il più forte chi urla di più, i Canaan invece vogliono riaffermare il
valore di quella maggioranza silenziosa che si isola dalla velocità e dalla competitività
moderna, cosa tanto più evidente nella loro città. Spazio dunque alle emozioni, ai ricami,
alla penombra ed a coloro che ogni giorno sono dimenticati o hanno qualche tarlo che
non riescono ad esprimere direttamente, come la ragazzina in copertina.
E' musica un po' isolazionista e che va gustata al buio nello spazio privato della propria
camera.

voto: 7
Stefano Cerati
 
from "Fuori dal Mucchio" (Mucchio Selvaggio)

The Unsaid Words

Non è certo un caso se i dischi dei Canaan sono i più venduti tra gli oltre sessanta titoli pubblicati dalla Eibon Records, in oltre dieci anni di attività. Né troviamo motivi per credere che tali dati siano stati falsati, in virtù della militanza nel gruppo di quello stesso Mauro Berchi che è anche il titolare dell'etichetta milanese. In realtà la band rappresenta un fenomeno assai atipico dell'underground autoctono perché difficilmente catalogabile e quindi fuori da qualsiasi circuito di ascolto precostituito. Ciò non le ha impedito di essere apprezzata da tutti coloro che hanno avuto l'opportunità di conoscerla, a dispetto di una promozione molto mirata e di una distribuzione poco più che individuale.
Al di là della malinconia e dell'intima depressione che hanno fatto da filo conduttore a cinque album di notevole spessore, lo spettro stilistico a cui attinge il quintetto va dal metal, all'ambient post industriale, alla dark wave. Nel recente "The Unsaid Words" - probabilmente il capitolo più maturo della serie - emergono anche intriganti riferimenti orientali e alcuni espliciti omaggi alla tradizione vocale liturgica. Così l'album - pur senza sacrificare le maestose e drammatiche atmosfere che continuano ad essere il marchio di fabbrica dell'ensemble meneghino - fugge l'opprimente monotonia che costituiva il limite delle precedenti produzioni, aprendo a più ariose melodie e più varie soluzioni strumentali, regalandoci per di più anche un paio di pregevoli episodi cantati in italiano ( www.eibonrecords.com).

Fabio Massimo Arati
 
http://www.baldymod.de/content/modules/news/article.php?storyid=1834

Musikreviews : CANAAN - The Unsaid Words
Geschrieben von hosentier am 06.09.2006 10:02 (16 mal gelesen)

Es gibt düstere Alben; grellschwarz in megalithischer Pracht oder räudig finster mit bösartigen, gar garstigen Vibes. Es gibt traurige Alben, schleppend melancholisch in Elegien versinkend und verheißungsschwangerem Doom…doch nichts von alledem lässt sich mit dem Album von CANAAN „The Unsaid Words“ vergleichen.

Die Musik, die hier in sage und schreibe 71 Minuten Länge zelebriert wird, ist ein sanfter, tieftrauriger Chill-Out. Wir versinken in dunkelste Tiefen…nein, nicht in black- oder doommetallische Höllenschlünde! Eine Reise mit CANAAN kann man am besten mit einer Reise durch die blauschwarze Tiefsee vergleichen, wo der Druck immer größer wird und sich in einem disseminierten Trauma endet, wo der Sauerstoff im Blut ausperlt und zurück bleibt nur eine unnatürliche Euphorie. Immer dunkler und schwerer wird dem Hörer, je tiefer er sich in diese Tiefsee des klanglichen Gewässers vorwagt…immer packender wird die sirenenartige Hypnose, die sanft schaukelnd, pumpend, fließend in die Gehirnwindungen eingeprägt wird. Eine Reise in unerforschtes Gebiet steht uns bevor; jenseits aller Vorstellungskraft und doch mit immer wieder neuen Überraschungen und Wendungen, dass man im stetigen Wogen nicht den Blick auf das rettende Ufer der geistigen Gesundheit verliert.

Die Italiener verstehen es auch ohne viel Worte, durch reine Suggestivkraft ihrer Musik genau solche Bilder in uns zu erwecken. Unterbrochen durch immer wieder neue exotische „Fragmente“ die uns mit auf die Reise durch unbekannte Welten nehmen, zelebrieren Mauro (Gitarre, Keyboards, Samples und Gesang), Luca (Percussion und Keyboard) und Matteo (Gitarre und Bass) eine eigenartige Mischung aus posttechnoidem, sphärischem Trance, Rock und Doom, die sich irgendwo im Dunstkreis von Tiamat, Pink Floyd oder Anathema bewegt. Dass die Jungs vier Jahre für die Aufnahme und Produktion dieses Werkes verwandt haben, merkt man allerdings in einigen Stellen schon; der sanfte Fluss der elegischen Sounds wirkt hier und da gestaut, fragmentarisch (bei all den „Fragments“ auch natürlich) und künstlich zusammengesetzt. Doch was auf den ersten Durchlauf wie ein Sammelsurium verschiedener Stilmixe und Klangstrukturen wirkt, ergibt sich bei geduldiger Beschäftigung zu einer sinnvollen Symbiose, die dieser Kollage aus Düsterkeit, Melancholie und Davontreiben erst so richtig einen Sinn verleiht.

Auch das textliche Konzept wirkt sehr passend und stimmig, obwohl ich persönlich natürlich die in italienischer Sprache verfassten „Il Rimpianto“ und „Senza Una Riposta“ nicht verstehe. Aber das gesungene Wort hört sich richtig und wohl platziert an, dass es eigentlich nur eine Facette mehr, denn einen Stilbruch darstellt und sich lückenlos in die Organik des Albums integriert. Die Instrumente und die Samples, sowohl auch die Vokals verbinden sich chemisch schier perfekt zu einem neuen, besseren Sound, dessen molekulare Struktur Kälte, Schwärze und Düsterkeit als auch Schönheit, Klarheit und Licht miteinander in symbiotischer Klanggewalt vereint. Tracks wie der Opener „The Wrong Side Of The Things“ repräsentieren die akustische Vielfalt der Mailänder durch erdrückende Chöre und sanfter Beruhigung Mauros´ Organ…

Zusammengefasst ist „The Unsaid Words“ von CANAAN ein perfektes Intermezzo für alle Freunde der dunklen Seite der Musik, die sich auch mal elegisch in andere Welten empor­ oder hinabzuchillen gedenken. Für die ruhigen und sinnlichen Momente im tristen Dasein gedacht…

Sascha
 
Best album august 2006 on
http://www.metal-legacy.gr/Webzine/Reviews/Reviews_Albums5.html

Canaan
Release: The unsaid words
Label: Eibon Records

From the first second a musical journey through darkness, pain and solitude is occurred and lasts 71 minutes. The samples release a depressive tone while the awesome vocals transfer actually the pain. The music has a gothic essence with some doom moments. I figure out some Tiamat(Wildhoney, A Deeper Kind of Slumber period) elements used in such creative way. The instrumental tracks give a soundtrack impression while there must be a concept story but unfortunately I dont have the lyrics. I had many years to listen to something so emotional that made me feel really nostalgic
 
http://www.metalstorm.de/content/reviews/reviews.php?id=5353

CANAAN - The Unsaid Words // Label/Vertrieb: Eibon

"The Unsaid Words" ist bereits das fünfte Album der Italiener von CANAAN. Und erneut haben CANAAN es geschafft, noch düsterer zu klingen als auf dem Vorgänger und schrauben die Spirale der Verzweiflung noch ein wenig weiter nach unten. Bereits beim Intro "The Wrong Side Of Things" geht es los. Düstere, statische Klangwelten und finsteres Gewaber, über das sich gegen Ende seltsame Choräle legen, die direkt der Hölle entsprungen zu sein scheinen. Finster und furchteinflößend. Der erste richtige Song "This World Of Mine" ist dann gleich das erste Highlight. Unfassbare Melodien, ein langsamer, schleppender Song, getragen abwechselnd von mächtigen und dunklen Keyboards und mal hart aufrockenden, mal zerbrechlich klimpernden Gitarren. Über allem liegt die wunderschöne Stimme Mauro Berchis, der durch seinen Gesang die Musik von CANAAN erst zu dem macht, was sie ist: Eine finstere und düstere Melange aus ausschließlich negativen Gefühlen, die einen beim Zuhören durchaus auch mal richtig runterziehen kann, wenn man sich darauf einlässt. Stimmlich bewegt Mauro sich irgendwo zwischen David Gahan (DEPECHE MODE) und Fernando Ribeiro (MOONSPELL), nur in gut. Und zwar in richtig gut. Dieser Kerl transportiert eine Unmenge von Emotionen durch seinen Gesang, und verpasst einem ein ums andere Mal eine Gänsehaut, zumal seine Vocals auf "The Unsaid Words" so ausgereift wie nie zuvor klingen. Wie gewohnt haben CANAAN zwischen den "richtigen" Songs auch wieder jede Menge ihrer Instrumentals und Klangcollagen gestellt. Im Gegensatz zu früher, wo es durchaus aber auch mal drei Minuten statisches Brummen zu hören gab, haben CANAAN diesmal verstärkt auf Abwechslung gesetzt und sorgen dafür, dass auch die Instrumentals und Collagen zu jeder Zeit spannend bleiben. Mal durchsetzt von einem herzzreißenden Violinensolo ("Sterile"), mal mehrstimmigen Mönchsgesängen ("Fragment #1" ­ beängstigend düster), mal orienentalisch klingenden Melodien oder afrikanisch anmutenden Gesängen. Die Ausnahme bildet "Just Another Noise", welches seinem Titel alle Ehre macht und den Fluß des Albums eher stört. Auch zwei Songs in der Muttersprache gibt es diesmal wieder zu hören, intoniert von Gastsänger Gianni Pidretti, der meiner Meinung nach jedoch nicht ganz an die Performance von Mauro Berchi heranreichen kann. Dafür sind die Gitarrenmelodien in "Senza Una Risposta" derart schön, dass einem die Tränen kommen.
Diese Band klingt zudem völlig eigenständig und mir fällt absolut kein Vergleich ein, den man zum Beschreiben heranziehen könnte. "In A Neverfading Illusion" erinnert ganz entfernt an RIVERSIDE, das war es aber auch schon mit Querverweisen.
"The Unsaid Words" ­ ein Album, welches defintiv nichts für schwache Nerven ist und sonnigen Gemütern nicht unbedingt empfohlen werden kann. Die Musik ist wirklich unglaublich dunkel und traurig, jedoch vermeiden CANAAN es geschickt, im Selbstmitleid zu ertrinken. CANAAN formen mit ihrer Musik eine Welt, die von Hoffnungslosigkeit und Verzweiflung geprägt ist, und aus der es keinen Ausweg zu geben scheint. "Over Absolute Black" war mal ein Titel auf einem älteren Album der Band. Noch treffender beschreiben es eigentlich nur die drei Worte, die einem entgegenprangen, wenn man die Homepage der Band aufsucht: "Nothing ­ Never ­ Nowhere". So klingen CANAAN. "The Unsaid Words" ist wohl das bisher beste Album der Band geworden, und sei jedem, der sich auf einen dunklen Klangtrip zu den Abgründen der Seele einlassen will, ganz dringend ans Herz gelegt. "The Unsaid Words" ist die bisher beste Veröffentlichung des nicht mehr ganz so jungen Jahres. Einziger Wehmutstropfen: Im Gegensatz zu den bisherigen Alben, die allesamt in hochwertigen, teils großformatigen, teils ledernen Digipacks erschienen, gibt es diesmal nur ein schnödes Jewel Case.
Schön, dass die italienische Szene eben doch mehr zu bieten hat als schwertschwingende Brusthaar-Toupetträger und drachentötende Schalmeihampel.

Punkte: 91

Thunderforce / 11.04.2006
 
on Herz Und Geist
CANAAN “The Unsaid Words”
(CD - Eibon Records)

Il ritorno degli italianissimi Canaan sulle scene è sempre atteso dai fan della doom-wave. Questo “The Unsaid Words” è un ulteriore passo in avanti sul percorso che da un po’ sembra portare il gruppo di Mauro Berchi verso territori sempre più rarefatti, senza abbandonare le intenzioni di partenza che strizzano l’occhio al metal di stampo gotico. Le novità in questo lavoro riguardano un più massiccio uso di elettronica a scapito dei chitarroni coi quali il combo era solito firmarsi, ed un’attitudine più vicina agli insegnamenti dark-ambient di Raison d’Etre; insegnamenti sui quali i Canaan sembrano aver studiato a fondo. La traccia di apertura, “The wrong side of things” è l’esposizione di questo manifesto programmatico, con il suo glaciale coro che ricorda molto il già citato maestro svedese. Con “This World of Mine” tornano invece i Canaan classici, quelli con le chitarre intrecciate ai synth. Una linea che si avvicina al gotico in pezzi come “The Possibile Nowheres” e “Senza una risposta”, dove le liriche italiane di Colloquio (adepto della Eibon anch’esso) parlano di vita e morte nello stile che gli è più consono. Ma è negli intermezzi, abbastanza numerosi, che ci sono le idee più interessanti, come l’asmatica viola di “Sterile” e “Fragment n°2”, o quella “Just Another Noise” che sembra un resoconto di quanto Mauro Berchi ha imparato pubblicando ottimi dischi per la sua Eibon. Oppure, ancora, le voci avantgarde di “Fragment n°4”, l’episodio più interessante a mio avviso.

Come usa dire il mio illustre direttore, la palma di miglior brano va a “Never Again”, certamente il pezzo più melodico ed emozionale del disco al quale va una menzione speciale per la registrazione, ottima comunque per tutto il disco, ma qui diversa, un po’ lo-fi, appropriata al sound. “Il rimpianto” invece è battiatesca, di nuovo le liriche in italiano, un’ottima apertura di synth per una melodia semplice ed efficace. In definitiva un disco che, se non riesce a stupire (chi scrive comunque, va detto, non è un amante di certe sonorità) intrattiene senza perdere colpi, specie nella parte finale, e dissemina qua e là qualche felice intuizione che non mancherà di farsi apprezzare dagli amanti del genere.

Luigi Porto
 
http://www.iturocks.org/v2/readarticle.php?article_id=100

Ne zaman yeni bir doom metal albümü dinlesem düsüncelere dalarim. Albüm bittikten sonra düsünürüm bu albüm veya grup ne kadar bana uygun acaba? O an ki ruh halimi ne kadar iyi tanimliyor? Kimi zaman ruh halime göre seçerim gruplari. Kimi zamansa dinledigim gruplar sekillendirir ruh halimi. Canaan tam bu ikisinin arasinda kaliyor. Bazen ben onu yönlendiriyorum ama öyle bir zaman geliyor ki, bir bakiyorum elimde olmadan nerelere savrulmusum. Tam düzeldim derken birden tepetaklak olmama veya çok kötü durumdayken aniden düzelmeme neden olan farkli bir grup benim için. Iste anlatmasi bu kadar karisik bir grup. Dogru duygulari dogru kelimeler ile anlatmanin karmasikligi karsisinda iyi bir sentez olusturmak zor oldugundan 2006 basinda(daha dogrusu 2005’in sonu) çikan albüm ile ilgili yorumlarimi ancak toparlayabildim.

Bu kadar uzun bir giris yaptiktan sonra Italyan doom metal grubu Canaan’in(kutsal kitaplarda geçen vaadedilmis topraklar demek) son albümü r0;The Unsaid Words’e geçelim. Bu albümleri ile ilgili olan düsüncelerim biraz karisik-ayni grubun benim için bir o kadar karisik oldugu gibi-. Eibon Records etiketi ile çikan albümde 16 parça bulunuyor ama albümün tamaminin 71 dakika oldugu göz önüne alininca pek de abartili gelmiyor kulaga. Kaldi ki bazi parçalar bir sonraki parçaya giris niteliginde; Fragment 1, 2, 3, 4; diye giden enstrümantal bölümler bir hayli uzun tutulmus(her biri ortalama 3 dakika). Albümlerinde iki tane de Italyanca parçaya yer veren grubun bu albümü daha çok gothic kokan doom tadinda.


The Unsaid Words oldukça karamsar ve bir o kadar da karanlik bir intro ile basliyor. The wrong side of things agir ve derinden gelen ugultular ile açiliyor. Oldukça yavas olan giristen sonra, sonlara kadar ayni agirlikta devam eden parçada sonlara dogru bir seyler duymaya basliyoruz ve albümün en iyi parçalarinin basinda gelen This world of mine’a giris yapiyoruz. Yavas bir baslangiç, nakarat ile birlikte yükselen tempo. Klavye kullaniminin üst düzey oldugu parçada Mauro’nun bilinen yumusak sesi ile kendi dünyasini aktarmaya çalisiyor bizlere. Yer yer fisiltilari ve nakarattaki duru vokalleri parçayi albüm içerisinde hemen sivriltiyor.

Sterline, ince keman tinilari ardindan çellonun agir ve yumusak sesi ilebasliyor. Bu ikili belli araliklar ile devam ediyor. Albümün genel karanlik atmosferini pek yansitmasa da albümde siritmamayi beceriyor. Codex Void’ e benzeyen girisi ile The possible nowheres, This world of mine’a kiyasla daha yavas ve oturakli olan bir parça. All that begins has an end somewhere/ All that ends had a beginning somewhere/ All that begins, ends.... Rüyalara daliyoruz Mauro ile. Kendi dünyasi ile ilgili rüyalara, karamsar rüyalara. Baslangiçla bitisin karistigi, hüznün basladigi bu noktadan sonra albüm sizi yavas yavas içine almaya basliyor albüm sonuna kadar birakmamak üzere.

Fragment 1 daha önce bahsettigim enstrümantal parçalardan biri. Tenorlar esliginde yariya kadar geldikten sonra kisilan ses ile birlikte albümdeki Italyanca parçalardan ilkine Senza una risposta’ya geçiliyor. Baslarda This world of mine’i andirsa da Italyan aksanindan olsa gerek vokal bir farkli geliyor kulaga. Yumusak vokaller devam etmesine ragmen ses tonu bir hayli farkli.



Fragment 2 ilki ile hiç alakasi olmayan, yaylilar ile baslayan, keman solosu(arka planda kalmis bir halde) ile devam eden digerlerine göre daha kisa bir intro. Daha çok albümü iki parçaya ayirmak için yapilmis sanki. Fragile bir önceki introyu dogrular nitelikte önceki parçalardan biraz farkli. Vokallerin daha arka planda oldugu dinleyeni sikmayacak olan parçanin belki de tek kusuru birden bire yarida kesilir gibi bitmesi.

Fisilti bile denemeyecek anlamsiz sesler korosu(isin esprisi:)) fragment 3 de duyuluyor veya duyulmaya çalisiyor. Bir sey anlamadan geçen üç buçuk dakikadan sonra Aaron(my dying bride) vari vokalleri ile In a never fading illusion basliyor. Daha sonra normal haline dönen vokaller ile parça da siradanlasiyor sanki. Isinamadigim nadir parçalardan biri albümde. Alisamamis olsam da albümün dogasi geregi albüm içinde rahatsiz etmiyor fakat tek olarak dinlendiginde rahatlikla uyuyabilmenize olanak sagliyor.

Enstrümantal parçalar bitmek bilmiyor albümde. The wrong side of things’den farkli olmayan Just another noise albüm bütünlügünü saglamasina ragmen albümden çikartilirsa fark yaratmayacak bir yapida. Zaten albümdeki en önemli handikap gerçek anlamdaki (sözlü) her parçadan önce ve sonra gelen enstrümantal parçalarin albümün atmosferine bürünmemizi güçlestirmesi.

Il rimpianto komple bir parçadan çok fon müzigi esliginde okunan bir siir gibi. Ayni zamanda albümdeki ikinci Italyanca parça(pardon siir:)). Albümde en sevdigim parça olan The unsaid words hüznün doruga çiktigi parça. Gür vokaller yaninda kendi içinde degisen melodik yapisi ile albümün en öne çikan parçasi. Kanimca albümün bitisine en uygun parça ama albüm henüz bitmedi. Yanki halinde duyulan bir ses, sarki söyleyen bir kiz, sessizlik,zor duyulan bir takim sesler. Bunlarin birlesimi Fragment 4.

Never again geçmise baktiginda bir daha yasayamayacagi seyleri hatirlamakla ilgili karamsar bir parça. Zaten albüm sonlara dogru(The unsaid words’den sonra)hüzün yerini karamsarliga birakmaya basliyor.

Ve son parça Nothing left (to share). Keske bu parça ile bitirmeselermis. Bana göre The unsaid words daha uygun bir bitiris olabilirdi. Parçanin kötü oldugunu söylemek istemiyorum ama sanki son parçadan sonra bir seyler havada kaliyor, baska parçalarda varmis gibi geliyor insana.

Son olarak yazdiklarimi toparlarsam; 2006 yili benim için karmasa yili olarak geçti. Mutlu olmam gerekirken üzüldüm. Dövünmem gerekirken gülümsedim. Bazi olaylara bir garip baktim nedense. Tüm bu karisikligin arasinda süphesiz ki en gariplerinden biri, benim için anlatmasi zor olan bu grup ile ilgili bu kadar fazla yazabilmem. Belki de bu karmasanin arasinda ayirabildigim tek dogru Canaan’in müzigindeki karalti, sözlerindeki hüzün ve karamsarlik. Siz de dogru ile yanlisin iç içe geçtigi su dünyadan hüznü ayirmak isterseniz canaan’i, o derin hüznü hissetmek isterseniz The Unsaid Words’ü dinlemenizi tavsiye ediyorum.

Canaan - The Unsaid Words
1.The wrong side of things
2.This world of mine
3.Sterile
4.The possible nowheres
5.Fragment #1
6.Senza una risposta
7.Fragment #2
8.Fragile
9.Fragment #3
10.In a never fading illusion
11.Just another noise
12.Il rimpianto
13.The unsaid words
14.Fragment #4
15.Never again
16.Nothing left (to share)
 
http://www.darkplanet.pl/modules.php?name=News&file=print&sid=1752
CANAAN The unsaid words
Artyku dodany: 26-09-2006 o godz. 21:32:35
Kategoria: Recenzje
Canaan to w oski zespó , który wyda w roku 2005 kolejny album w swoim dorobku zatytu owany
„The unsaid words", prawie nieznany w Polsce. P yta jest kontynuacj wcze niejszych dokona grupy i tworzy wraz z poprzedzaj cymi j wydawnictwami stylistyczn ca o .
Muzyka jak tworzy Canaan jest to niezwyk a, klimatyczna mieszanina d wi ków. Bardzo inteligentne zespolenie brzmie , które mimo swojego uspokajaj cego nastroju podszyte s niezwyk ym niepokojem. Nast puj ce po sobie utwory przedzielone s muzycznymi instrumentalnymi
„antraktami". Te krótsze wstawki nadaj niebywa ego smaku ca ej p ycie. Zawieraj niezwyk dawk emocji mimo, e opieraj si na prostych i nieskomplikowanych d wi kach jak np.: szum wiatru, spacer po schodach przyprawionych wysublimowanym brzmieniem chóru oraz ró nych klasycznych instrumentów. Same utwory s niezwyk opowie ci o pi knym barwnym brzmieniu. Czysta nostalgia i zaduma bije z tej p yty jednak e podszyta wieloma elementami, które burz ten spokój wprowadzaj c atmosfer niepokoju. Ciep y g os wokalisty podkre lony mrocznym brzmieniem tworzy przepi kny nastrój, podobnie jak w przypadku The Gathering czy Arcana. Jednak e nie mo na tego zespo u szufladkowa w jakim konkretnym przedziale, to jest po prostu Canaan i jego unikatowy styl.
 
http://symbiosis.altervista.org/recensioni/canaantheunsaidwords.htm


Canaan ­ “The Unsaid Words” Genere: Dark Metal / Dark Ambient
Anno: 2006
Etichetta: Eibon ( www.eibonrecords.com)
Tracks: 16 - Durata: 71 min.


I Canaan sono una delle più note band del panorama italiano, che negli anni si è fatta strada con produzioni che hanno sempre attirato l'attenzione degli intenditori. Purtroppo mi tocca ammettere la mia ignoranza, e riconoscere che, nonostante conoscessi la band di fama, non avevo mai sentito nulla di loro. Mi sono trovato quindi in una posizione, nei confronti di questo recente "The Unsaid Words", bivalente. Da un lato, l'ignoranza circa le produzioni passate mi ha portato a un ascolto scevro da "pregiudizi", buoni o cattivi che potessero essere stati, dall'altro, mi ha impedito di comprendere un'eventuale evoluzione avvenuta rispetto alle produzioni passate.


Lo stile proposto dai Canaan in questo album è decisamente vario: infatti, il gruppo si muove tra due ambiti che hanno lo stesso prefisso, ma un suffisso decisamente diverso: mi riferisco alla dark ambient e al dark metal (questo con accenni rock e influenze decisamente gothic/doom). Il disco è quasi equamente suddiviso tra queste due anime, spesso, ma non sempre, con una successione binaria: a un brano ambient solitamente ne segue uno chitarristico, o perlomeno cantato. Le sezioni atmosferiche ricordano molto i migliori lavori che in questo campo ha sfornato la stessa Eibon, così come la nota etichetta svedese CMI. Per il lato metal, ammetto di esserne meno ferrato rispetto a quello ambient, ma credo che band quali primi Anathema e My Dying Bride possano rappresentare un buon paragone. Tuttavia, è bene mettere in chiaro le cose: i Canaan, sicuramente grazie alla loro lunga esperienza artistica, hanno sviluppato un suono estremamente personale. Fin dall'iniziale "The Wrong Side of Things" si comprende senza possibilità di errore il mood che dominerà nell'intero disco: un'atmosfera cupissima, plumbea e stagnante. I Canaan si soffermano sui meandri più bui dell'animo umano, e li analizzano da ogni angolatura. L'ascolto rivela infatti un gruppo che non perde tempo in ampie ma superficiali vedute: è come se ogni composizione si soffermasse su un pensiero, su una parola, su un singolo sguardo. E quello che si può ricavare da queste sottili riflessioni è un intero mondo, fatto di numerosi risvolti e sfaccettature. I Canaan forgiano una musica che non ha paura di scavare in profondità, e il risultato è un suono piuttosto vario. Difficilmente infatti ci troviamo di fronte a parti monotone. Nonostante l'unità di stile che caratterizza tanto le sezioni ambient quanto quelle metal (che tra l'altro si fondono fra loro senza risultare due scompartimenti serrati), la band trova sempre soluzioni diverse e particolari per tenere alta l'attenzione. Talvolta sono privilegiate le tastiere, sulle quali sono costruite strutture decisamente derivanti dal gothic/doom più funereo, altre volte sono le chitarre a giocare un ruolo centrale e non a fungere da mero contorno.


L'ascolto del disco risulta a tratti faticoso, ma più che per reali difetti nella composizione, si tratta di un problema concernente la durata: oltre un'ora e dieci è eccessiva anche per un navigato autore, soprattutto se si propone della musica basata anche su chitarre e tastiere. Fosse stato un monolite dark ambient, la lunghezza avrebbe contribuito a rendere il tutto soffocante oltre ogni limite. Un miglior bilanciamento e una più attenta selezione avrebbe portato il disco verso livelli di eccellenza difficilmente eguagliabili. In ogni caso, il lavoro risulta estremamente efficace anche così com'è. Il mondo dei Canaan, come già affermato, è fatto di lente processioni riflessive, fatte per chi non ha paura di scavare dentro di sé. Un disco coraggioso e intenso, che consiglio ad ogni amante della buona musica, e che mi ha messo una grande curiosità nell'ascoltare la restante discografia di questo validissimo gruppo nostrano.


V O T O : 8
 
http://photolifesalbum.spaces.live.com/


CANAAN - The Unsaid Words (2006)
Genere : Dark
Etichetta: Eibon Records

- Mauro: vocals & guitars
- Matteo: guitars
- Nico: bass
- Luca: keyboards
- Andrea: drums

Aspettavo con molta trepidazione il successore di "A Calling To Weakness", un disco che ancor oggi è destinato a rimanere negli annali della musica alternativa in Italia, proprio come la realtà rappresentata da questa cult-band milanese, 10 anni di attività seguita da ottimi lavori che con questo "The Unsaid Words" taglia il numero 5 e detto con franchezza poca fama come ad allora ma tanta crescente gloria. Bisogna in un qualche modo semplificare l'enorme "confezione" estratta dalla musica Canaan (almeno per chi non li conosce), i quali sono nell'eccezzione del termine "Dark", non per una spiccata propensione tecnica nel genere, ma i contenuti/soluzioni caratterizzano quel termine ove suppongo i Canaan tengano particolarmente tanto all'estetico significato che alla musica suonata (oltetutto conoscendo anche il percorso tumultuoso intrapreso nel '96 con "Blue Fire").
La loro musica ipnotica e introspettiva erroneamente potrebbe accostarsi al doom più ostico ma del quale non possiede l'assoluta impronta ritmica e chitarristica e non devono esser fuorvianti i tempi stirati e dilaniati sono tipici di un ortodossia e una scuola tipica Canaan, quale orgogliosamente rappresentano.
La personalità di questa band è smisurata, "The Unsaid Words" lo conferma non aggiungendo alcunchè al precedente, migliorando mixaggio e produzione, il resto è invariato...un disco-Canaan e che personalmente vale la pena di affrontare...Si perchè è un disco monolitico, intransigente e poco volubile, richiede assimilazione che avviene ai Nostri dopo ripetuti attenti ascolti.
Un filo conduttore emotivo nella quale il dolore e la tristezza velata di malinconia son tutte componenti essenziali anche del sound sotterraneo della band, un vizioso viaggio nei meandri espressivi dei Canaan, e quindi Espressività, altra componenente secolare che identifica la radice della band milanese, infine estro e finalità messe sin dagli esordi a disposizione di un progetto che oggi non teme confronti neppure rispetto a tanti colleghi esteri...Non è davvero poco.
 
http://www.metal-zone.it/recensioni/canaan.html


Artist: CANAAN
Title: THE UNSAID WORDS
Year: 2006
Label: EIBON RECORDS
Recensione del: 08/12/2006
Recensore: anto.trip
Giudizio finale: 95/100


I Canaan, una delle migliori e complesse realtà italiane in ambito dark e doom, quattro anni dopo l’acclamato “A Calling to Weakness” danno alla luce un nuovo album che parla attraverso i suoni struggenti e malinconici di musicisti che hanno fatto della poliedricità la loro arma vincente.


Un uso dell’elettronica più marcato rispetto al passato accompagna l’ascoltatore in un lungo percorso attraverso atmosfere glaciali e plumbee:16 tasselli di inestimabile valore e rara sensibilità.


Un album dalla struttura molto articolata con brani strumentali da brivido che si intermezzano, fungendo da prologo, a quelli cantati alternativamente in inglese e in italiano. Settanta minuti di sonorità estremamente ricche: dal dark all’ambient passando per il doom e il trip-hop, senza stancare minimamente l’ascoltatore che al termine di ogni brano trova subito qualcosa di nuovo ad attenderlo.


Un sentiero freddo e doloroso come un gelido inverno, un cammino intriso di rassegnazione è quello che i Canaan ci mostrano e noi lo percorriamo ad occhi chiusi per cogliere meglio i lamenti sussurrati dai venti di “Fragile”, i canti imbevuti di morte di “Fragment # 1”, gli incubi di cui è foriera “This world of mine”, le lacrime tristi de “Il rimpianto”, i malinconici ricordi di “Never again”, il grido d’aiuto della conclusiva “Nothing left (to share)…ma in fondo al buio tunnel apparirà una luce di speranza…?

Un capolavoro.