CANAAN - "Unsaid Words" reviews

from METAL INSIDE

http://www.metalinside.it/RECENSIONEcanaan.HTM

rate: 10/10

Forse perché in questo periodo sono affranto da mille problemi, ma questo cd dei Canaan mi è penetrato dentro (non pensate male…), come nessun’altro cd era mai riuscito a fare. Mi è bastato solo un ascolto per farmi venire le lacrime agli occhi, con successiva voglia incombente -come non mai- di gridare al vento le mie imperfezioni!
The “Unsaid words” è un album da sorbire lentamente, che saprà strapparvi le vene dai polsi, ve le divorerà, vi distruggerà l’animo corrodendolo dall’interno, e voi, sadomasochisti più che mai, non opporrete resistenza, nemmeno quando vedrete sanguinare le vostre membra!
I Canaan hanno saputo, nel corso di 5 album, sviluppare un linguaggio tutto loro, che cammina a piè pari sul dolore più lacerante, sulla disperazione trasposta in musica; prende molto dalla dark wave per andare a toccare lidi più consoni alle band di casa nostra (i Canaan sono italiani N.d.A.), come ballate alla De Andrè, dove tutto si fa malinconico e turbato da mille luci sfocate.
Alcune volte assomigliano ad i Cure più tetri e tristi, come in “The possibile nowheres”; l’atmosfera qui si fa molto settantina, soprattutto nel suo incedere iniziale, con quell’incipit che ricorda molto da vicino i Pink Floyd più datati, per poi successivamente aprirsi a soluzioni dark wave 80; ed è qui che fanno capolino nomi come Sister Of Mercy, Cure e molti altri…
Gli episodi più belli e struggenti li possiamo riscontrare nella pachidermica e triste “This world of mine”; nella soffocante, sia per testo che per musica, “Senza una risposta”; e ancora “In a never fading illusion”, con la sua voce effettata da brividi alla schiena. “Il rimpianto” è cantata da Gianni Pedretti dei Colloquio, che fa da bis a quella perla di bellezza che era “Essere nulla” nell’album precedente. Ed infine la title track, bellissima e sfuggevole.
Tutti gli episodi, comunque, sono degni di nota, anche le parti ambientali, che ormai da tre album sono diventate trademark della band, e che tendono a completare, ed a preparare l’ascoltatore da una song e all’altra!
Alcune volte si raggiungono picchi di rassegnazione talmente irrespirabili, che se a portata di mano avrete una lametta, mediterete pesantemente su come tagliarvi le vene (“dall’alto verso il basso? Da destra verso sinistra? Bah…forse tutt’e due sono buone, basta che ci sia tanto dolore…”). Avrebbero dovuto scrivere sul cd: “Attenzione: effetti collaterali, usare con cautela”; e saremmo stati tutti più tranquilli, o almeno più prevenuti nell’ascolto di tale rassegnazione trasposta in musica…ma non l’hanno fatto!!
“LE PAROLE, QUELLE VERE, QUELLE SANE, QUELLE IMPORTANTI, RIMANGONO PER SEMPRE NON DETTE”.
Acquistatelo per favore…sognate e piangete…dopo vi sentirete liberi!

VOTO 10/10
 
from FUCINE

http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/index.php?url=redir.php?articleid=1312

"The Unsaid Words" è la seconda occasione colta da Fucine Mute per incontrare i Canaan, uno dei gruppi italiani più rispettati dalla critica, principalmente quella che si occupa del loro genere musicale, ma non solo, vedere ad esempio Rock Hard o Blow Up. È sufficiente comunque cercare in rete qualcuno che abbia avuto qualcosa da ridire: compito (giustamente) proibitivo.
I Canaan hanno un’identità unica: fin dall’esordio di dieci anni fa si sono resi fortemente riconoscibili, sviluppando la capacità di esprimere il loro male di vivere attraverso più linguaggi. C’è anzitutto la forma canzone: nello specifico si tratta di brani dall’incedere grave (eredità di un passato doom metal? La sensazione viene comunque amplificata dalla tendenza a utilizzare l’anafora nei testi), addolciti e immalinconiti da suoni liquidi di chitarra e tastiere debitori dei Cure di "Pornography" e "Disintegration"; c’è poi l’ambient/industrial (talvolta più "suonato", magari con tocchi “etnici”, basta ascoltare qui "Sterile" o "Fragment #2"), del quale i cinque hanno una conoscenza e una padronanza che va ben oltre la ripetizione di stilemi di marca Cold Meat Industry. Negli ultimi due album il gruppo ha inoltre acquisito una dimensione cantautoriale grazie alla collaborazione con Gianni Pedretti dei Colloquio, qui presente solo come cantante, ma nel precedente album anche autore del pezzo “Essere nulla”, che qui raggiunge il suo apice con "Senza una risposta" (questa vita morde forte alle spalle è un verso che si incide profondamente nella memoria): lingue diverse, italiano e inglese, ma un’impressionante unità, e direi complementarità, di significati.
Il mondo dei Canaan ha il suono del vetro che s'infrange, come nel campionamento di "Sterile" o come nelle parole di "In a never fading illusion": ancora unità dunque, come dimostra la presentazione di quest’immagine in entrambe le forme consentite a un musicista, ovvero suono e parola, anche se non bisogna scordarsi dell’importanza dell’aspetto visivo, ovvero dell’artwork, come sempre eccellente. Questo è solo uno dei possibili esempi per dimostrare come si possano individuare delle precise idee-guida e una personalità spiccata, dato che induce a descrivere il percorso del gruppo - lungo cinque album - utilizzando termini come sviluppo piuttosto che evoluzione, progressione piuttosto che cambiamento. Nel caso di "The Unsaid Words" il passo avanti è stato fatto perché la band si è presa tempo e ha scelto l’autarchia allestendo uno studio casalingo. Anche il lavoro con Alessio Camagni in fase di missaggio ha dato i suoi frutti.
In questo disco, ad avviso di chi scrive, si distinguono "This world of mine" per il suono gonfio e debordante delle tastiere, “The possible nowheres”, un po' perché sorprende il gioco più dinamico di basso e batteria, un po' perché c’è un efficace crescendo emozionale. Bisogna menzionare anche la title-track, perché diviene per forza di cose manifesto dell’album, poi perché risulta più facilmente assimilabile delle altre: in ogni caso uno dei possibili "classici" dei Canaan. "Never again" richiede invece qualche ascolto in più per essere apprezzata, dopo però emerge un lavoro sui suoni di altissimo livello. Per quanto riguarda le parti industrial/ambient, si spazia da atmosfere sacrali alle succitate melodie etniche, passando per il noise puro.
Consigliatissimi, come sempre.
 
from TRASCENDING THE MUNDANE

http://basementbar.com/DefaultN1.asp?GoTo=CurrSelN1.asp?ID=2927&Page=Current


Canaan are a dark rock band from Italy. They evolved from cult doom band Ras Algethi, who released a single album back in 1994. Canaan debuted in 1996 with Blue Fire on Eibon Records (which is owned and operated by Canaan member Mauro). The Unsaid Words is their fifth album since then. Canaan are one of those bands that technically are not metal, but appeal to the metal aesthetic due to their roots in doom metal and the dark nature of their music. The Unsaid Words is a lengthy journey of over 70 minutes, which alternates between ambient instrumental tracks and vocal-driven songs in an atmospheric, slightly gothic style. Having not heard Canaan before, I expected a lot of ambient atmosphere. However, the non-instrumental tracks also present fully fleshed-out songs with very capable and emotional vocals. There's not a lot of heavy dynamic, but songs like "Fragile" and "The Possible Nowheres" have a very romantic emotional appeal. Synths provide the bedrock of the music, but (mostly clean) guitars, bass and drums are present, as well as choirs and some exotic instruments in places. I like the use of synth on this album. Even though it's the dominant instrument, it's never overbearing. It's balanced in the mix with the other instruments and avoids any cheesy or out-of-place happy tones.
It's appropriate that shades of blue color the CD sleeve, as the whole album makes me think of the color blue. It's deep and calm, like drowning in clear blue water. The music is very melancholy, particularly if you pay attention to the lyrics, which focus on isolated and empty emotional states. However, there is a certain sensual feel to this music that would also make it fine music for setting a romantic mood. Canaan could appeal to fans of recent Anathema, Dead Can Dance, Pink Floyd, or The Cure.
 
from METAL FORTRESS

http://fortress.altervista.org/rece.php?id=334

NOTHING, NEVER, NOWHERE: le coordinate di un viaggio introspettivo di conoscenza attraverso l’ineluttabile sfiorire psicologico e fisico. Dolore, solitudine, rassegnazione, desolazione: sono questi i termini di riferimento della musica proposta dai Canaan, realtà di spicco della scena doom italiana.
Questo “The Unsaid Words” è il loro ultimo lavoro, un vero e proprio prodotto artistico, che come tale va giudicato secondo un metro che va al di là dei soliti parametri: utilizzando quest’ultimi potrei dire “lavoro pesante, difficile da digerire, a tratti noioso, anche se di indubbia qualità”. Ma limitarsi a queste conclusioni superficiali sarebbe fare un torto ad una proposta alta e di spessore, diciamo pure d’elité, un universo di sonorità ed emozioni che riuscirà a penetrare colui che lo saprà cogliere dalla giusta prospettiva, quella della sofferenza, dell’annientamento di se stessi, dimensione che fa parte di ognuno, che soggiace la vigile coscienza ed è pronta ad inghiottirti nei momenti di maggiore debolezza.
La musica dei Canaan è questo, è un vagare all’interno della propria mente, un tentativo di afferrare un tenue e raro barlume di senso: e questo processo è affrontato attraverso 16 tracce dove a cupe ed apocalittiche composizioni interamente realizzate con effetti elettronici agghiaccianti, si alternano brani suonati dalla band, dall’incedere lento e cadenzato, anch’essi dominati da toni di abbandono nei confronti di un malessere derivato dall’incomprensione, dall’impossibilità di risolvere il dramma esistenziale che da sempre imprigiona l’uomo e che lo porta a non dire le parole vere, le più importanti, quelle che potrebbero salvarlo dal nulla quotidiano.
Dal punto di vista musicale siamo davanti ad un sound composto da una contaminazione di dark, wave e sperimentazione, dove un ruolo importantissimo è giocato dai samplers e dalle tastiere, che si intrecciano agli strumenti tradizionali (chitarre, basso e batteria): essenziale anche la voce di Mauro, altamente espressiva ed evocativa dell’universo descritto dai Canaan.
Tra le tracce elettroniche cito Sterile, dove un violino intesse angoscianti arabesque, o Fragment # 1 coi i suoi severi cori gregoriani, e ancora Fragment # 4 dove trovano spazio cantilene mediorientali. Tra i brani suonati mi ha impressionato soprattutto This World of Mine, struggente e splendida descrizione del mondo ricreato dai Canaan.
Nell’album trovano spazio anche un paio di canzoni cantate in italiano che mi ricordano vagamente le produzioni più oscure di Battiato e che a mio avviso rendono poco rispetto ai brani in lingua inglese.
Al di là delle considerazioni artistiche è anche giusto dire che questo lavoro rimane comunque difficile e pesante, prolisso, quasi impossibile da ascoltare tutto d’un fiato: qualche pezzo in meno avrebbe senza dubbio giovato e reso più fruibile un prodotto che forse già di per sé non vuole proporsi come tale.
Consiglio allora l’acquisto solo agli estimatori di tale tipo di sonorità, assolutamente vietato ai metallari dalla mente chiusa, qui non troverete schitarrate o roba che vi farà scuotere la testa!


Sito web: www.canaan.it



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Lisy
Voto: 75/100
 
from HARM.US

http://www.harm.us/reviews/showreview.cfm?albID=4482&visitor=0

Once again the Italian quintet is resurging with a full length lasting the equivalent of two discs (over 70 minutes). How do they manage to squeeze all those sounds on the same disc is beyond me. Continuing in the same vein as their previous work, A Calling to Weakness, Canaan who first started from the ashes of a doom metal act called Ras Algethi, always kept woven in their song structure a sense of sadness and despair. Most of this album is made on an alternate between instrumentals and melodic songs. The instrumentals are built from somber tones painted with electronics, samplings and keyboards. A series called Fragment from # 1 to 4 is scattered throughout presenting an interesting suite of dark and experimental parts containing various elements like: monk chants, strange string instrument, industrial segments, some Oriental vocals and percussion samplings. Another composition by the name of Sterile also bears the Oriental tones. As for the songs as such, the clean and sad vocals go hand in hand with the rather mid, when not simply slow and melodic pieces. Some resemblance with Pink Floyd is felt on a couple songs, namely This World of Mine and In a Never Ending Illusion while two others are sang in their native tongue: Senza Una Riposta and Il Rimpianto. I found the second part a bit long and redundant but the closing track, Nothing Left the Same, got me interested with its cool sound effects being used on the voice.

If you are into good ambient and melodic music, not afraid to hear electronics and keyboards, The Unsaid Words is the album for you. 7.9 / 10
 
from ALTERNATZINE

http://www.alternatizine.com/

Il gruppo dei CANAAN, formato da Mauro (tastiere, chitarra e voce) Luca (batteria e tastiere) e Matteo (chitarra e basso), vede la luce nel gennaio del 1996 dopo lo split della band RAS ALGETHI, “probabilmente l’unica vera doom band italiana”.
Come Fenice, il gruppo che si forma successivamente, porta con se lo spirito dei vecchi suoni che in ogni caso, come in tutte le nuove esperienze, si avvale di contaminazioni e idee del tutto originali rispetto al precedente progetto.
Così alla fine i CANAAN danno vita ad una creazione musicale in cui dark ambient, wave e sperimentalismo sonoro si fondono insieme in un calderone denso di fumi ed echi di suoni che sembrano quasi rimbalzare nel vuoto e che dal vuoto probabilmente potranno trarre ancora infinite ispirazioni.
THE UNSAID WORDS, non poteva che essere l’ulteriore conferma del filone tutto personale di un gruppo che gia aveva suscitato interesse con i precedenti album: BLU FIRE (1996);WALK INTO MY OPEN WOMB: THE APATHY MANIFESTO (1998); BRAND NEW BABILON (2000); A CALLING TO WEAKNESS (2002).
Editi dalla Eibon Records, che aveva seguito sempre con entusiasmo anche le precedenti produzioni, i CANAAN di THE UNSAID WORDS (che si arricchiscono ora anche della colaborazione di Andrea, batterie, e Nico, basso), creano un album perfettamente bilanciato dall’alternarsi di melodie che ricordano la dark wave più lirica e introspettiva (solo per citarne alcune: Senza una Risposta, Fragile e The unsaid words e Nothing left to share) con tracce di solo e puro suono in cui l’ambient diviene ora sinistro eco di vuoto rumore (The wrong side of things), ora misteriosa evocazione di canti corali (Fragment 1), ora invece riverbero di suggestioni arabe (Sterile) e infine quasi ricordo di esotici e propiziatori canti (Fragment 4).
Alla fine dell’ascolto si può veramente dire che con THE UNSAID WORDS i CANAAN ci offrono senza riserve 71 minuti di assoluta immersione nel loro unico mondo, ancora una volta contraddittoriamente desolato ma al contempo assolutamente popolato dalle mille suggestioni che essi sono capaci di suscitare...
..D’altra parte non è forse vero che a volte le parole non dette sono quelle capaci di suscitare più rumore?
 
from ABLAZINE

http://www.ablazine.com/reviewsfr-365.html

****
CANAAN n'en est pas à son coup d'essai… Pourtant, le groupe italien est resté discret, limité par la confidentialité de sa maison de disques. Jusque là. Grâce au regroupement de Eibon Records avec Aural Music, et de ce fait grâce à une distribution européenne via SPV et Audioglobe, CANAAN sort enfin de l'ombre. Mais ce n'est qu'une façon de parler, car l'ombre, CANAAN la connait bien, pour l'avoir travaillée et sublimée en musique depuis des années. Entre Doom et Dark / Gothic Metal, CANAAN a dégagé une voie sonore et sombre, personnelle, et s'y est perdu depuis longtemps… Des guitares lourdes et lancinantes, des parties de batterie en retrait, des claviers pesants, et une voix tour à tour grave et déchirée, tout cela est CANAAN. On pourrait imaginer un mélange entre THE 69 EYES et SHAPE OF DESPAIR, mais en moins froid, avec une âme latine qui vibre à chaque note. CANAAN est un groupe a (re-)découvrir…
 
from http://www.fishcomcollective.net/index.php?p=reviews&id=2192

The Unsaid Words" is Canaan's fifth album to date, and thus the result of a decade's evolution this band has been through. This album is a moving expression of their unique musical vision, being a combination of doom, dark and experimental music. Grasping the listener's inmost soul, (s)he is confronted with an overwhelming and shattering experience, almost trance-like on the instrumental intermezzos. The songs are immensely powerful in their soothing softness - my words lack the impact the music is able to convey on me. Canaan's own approach to composing results in an atmospheric and enchanting 70-minute journey... Truly rapturing!
 
from http://www.gorgonbg.org/reviews.htm

[FONT=Times New Roman, Times, serif]Canaan[/FONT]
[FONT=Times New Roman, Times, serif]The unsaid words CD [/FONT]
[FONT=Times New Roman, Times, serif]Eibon records[/FONT]
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from METALITALIA

http://www.metalitalia.com/cds/view.php?cd_pk=3978

Sinceramente scrivendo, è piuttosto difficile, per un recensore, l’approccio al nuovo disco di una band mai sentita nominare (o comunque persa nei meandri della memoria) ma giunta già al quinto full-length…e per di più italiana! Soprattutto se tale band, nel nostro caso i bravissimi Canaan, ha nel proprio DNA caratteristiche peculiari e singolari, abbondantemente mature e certamente di non facile assimilazione. Il venire a contatto così tardi con una sì fulgida realtà nazionale, fa solo formulare alle labbra la frase “e com’è che non li ho mai sentiti prima?”. Ma comunque… “The Unsaid Words”, come accennato sopra, è il quinto lavoro per il quintetto nostrano, un disco che ha nell’emozionalità e nell’atmosfera di angosciante tristezza i suoi punti di forza. La musica dei Canaan e ciò che trasmette è ben riassunto nel “motto” del gruppo, ovvero “niente, mai, in nessun posto”: il senso di vuoto, l’opprimente depressione, l’introspezione senza speranza di una canzone quale “Senza Una Risposta”, perlopiù cantata in lingua madre, è davvero il manifesto di un pensiero cupo, decadente e tremendamente realistico. Le lacrime che facilmente si affacciano agli occhi, per sgorgare lente sulle guance, all’ascolto del brano succitato, basterebbero a farci innamorare seduta stante di questo platter, ma non tutto è racchiuso in questa splendida traccia. C’è dell’altro, sia in positivo, sia in negativo: partendo dai difetti, si può tranquillamente dire che “The Unsaid Words” è troppo lungo…settanta minuti di dark-rock sperimentale, unito ad accenni gothic ed elementi dark-wave, sono tanti e, anche se le singole tracce sono quasi tutte strepitose, assorbito in un’unica dose, il disco lambisce a sprazzi la noia (“Fragile”, “Never Again”); l’idea di alternare i pezzi veri e propri con tracce di sperimentazione ambient-rumoristica (l’iniziale “The Wrong Side Of Things” è realmente inquietante) è buona, ma anche qui la prolissità ed il numero elevato di episodi fa risultare il tutto un po’ stucchevole; diciamo che dodici tracce ed una durata intorno ai cinquanta minuti avrebbero giovato al giudizio globale dato dal sottoscritto. Gli aspetti positivi si colgono in brevissimo tempo: la maturità tecnico-compositiva dei Canaan è di livello superiore e tre-quattro brani sono di un’intensità spaventosa! La title-track e “The Possible Nowheres”, i pezzi più “movimentati”, sono permeati da un’epicità decadente da brividi, mettente a nudo tutta la futilità e l’inutilità di una Vita nata per far soffrire e destinata ad appassire lentamente. “Il Rimpianto” si avvicina al cantautorato italiano, pur rimanendo assolutamente originale, grazie alla sua efficace base di tastiere e campionamenti. “This World Of Mine” e “In A Never Fading Illusion” si specchiano in mondi personali, comuni e crepuscolari. Ogni elemento musicale, nei Canaan, dal timbro vocale caldo e pacato di Mauro all’ottimo basso di Nico, è volto ad incanalare le emozioni in un tunnel buio e cieco, alla cui uscita ci attende un misterioso mare di nebbia notturna. Per chi già adora la band, questo lavoro va cercato a botta sicura; per chi la scopre solo ora, come chi scrive, “The Unsaid Words” è uno slancio d’inverno in quest’inizio di primavera. Silenzio e riflessione. Ricordi e consapevolezza di una Fine che, inevitabile, verrà. Voto: 7.0
 
from NEGATIVE

http://www.negative.it/pagine/recensioni/dettaglio.asp?indice=1487&utente=0&artista=CANAAN&genere=&titolo=&tipo=accessori

The Unsaid Words


Dopo quattro anni di silenzio ero turbato sulla sorte di una delle migliori realtà nostrane in ambito dark doom, che con l'ultimo ''A Calling to Weakness'' aveva dato vita al proprio capolavoro, caratterizzato da un malinconico e struggente lirismo. Finalmente, dopo una lunga gestazione, posso constatare gaiamente che la band ha cambiato pelle, ancora una volta. Un uso dell'elettronica più marcato, alle soglie dell'ambient più glaciale ed estrema del gran maestro Peter Andersson aka Raison d'Etre, un mood ora opprimente ora rassegnato in cui anche i brani più autunnali paiono un barlume di vita, in mezzo a questo deserto di ghiaccio. Questi elementi balzano subito all'orecchio ascoltando certe musiche e voci gelide e taglienti, eppure fragili allo stesso tempo. I Canaan sembrano aver preso ispirazione anche dall'ultima, eccellente release dei Monumentum senza perdere intensità, sia per quanto riguarda le musiche sia per le liriche, che ancora una volta alternano brani in inglese ad altri in italiano. Molto articolata la struttura dell'album, con una serie brani strumentali a fare da prologo/contraltare a quelli cantati. Nonostante la durata di oltre 70 minuti, non sono riuscito a rintracciare alcun cedimento, complice una produzione ancora una volta di ottimo livello, atta a valorizzare la ricchezza di sonorità nel quale possiamo trovare il dark a braccetto con l'ambient, flirtando col doom, rievocando ancora atmosfere tribali, trip-hop, ecc. C'è di che esser soddisfatti ascoltando ''The Unsaid Words'', poiché il 3-piece è stato capace di confermare i propri intenti e la propria maturità artistica, ponendosi fra i nomi di riferimento nell'ambito della scena dark italiana, alla quale un prodotto di questo livello mancava da parecchio.


Autore: Marco Ganzerli
 
http://www.overhookmusic.com/canaan_theunsaidwords.html

Ten years ago Canaan was formed out of the Italian doom band called Ras Algethi. Between 1996 and before The Unsaid Words, four albums has been released. And the band is still going strong...
From the early tones of the album it comes clear, even for the ones who've never heard of the band, ...this album will be an epic. The musical sounds float in your ears like a mist on the fields in Scotland. You see it coming and think it will take a long time for this to cover it all... Your consciousness has but a little time to think of such and already you find yourself in the dark world of Canaan.
The music is thoroughly flexible, calm, whispering... The sound scenery is heavily built on keyboards and different kind of effects. You will also come to hear drums, bass guitar and electronic guitars but those will be but a passing phase in the wholeness. The mood on the album is quite dark and melancholic but not really sad. Sometimes it may feel like you were in church... Perhaps the album should be called somewhat spiritual as well... Not in the religious sense but in the sense basing on the fact that people have spirits in them and so on.
The Unsaid Words is the kind of album that really demands for the listener to have time. Not only because the album lasts for over 71 minutes but for the style in music as well. The lyrics are in Italian and in English... Out of those two, somehow, Italian is more effective on the listener. Perhaps it is because I don't understand the language and it goes along the sound scenery or perhaps just because of the language and its pronouncing... Who knows.
The Unsaid Words is absolutely for all the people who like to take some time off the world and all its fuss and just hear, feel and think. Personally I think the album could have been slightly shorter but... A fine album all the same.
 
http://www.subterra.hu/read.php?id=546

Canaan - The Unsaid Words
(2006)
Eibon Records

Már ötödik lemezén hirdeti a nihilt az olasz Canaan. Eddig szigorúan kétévente adagolták a melankóliát – ráadásul nagy dózisban, 61 és 93 perc közötti játékid&#337;vel –, ám a legújabb számok felvétele elhúzódott. A zenekar tagjai b&#337; egy évig gy&#369;jtögették a dalrészleteket, amik aztán csak 2005 tavaszán álltak össze teljes nótákká. Alapvet&#337;en nem túl szimpatikus, hogy a honlapon azzal vezetik be az új albumot, hogy az eddigi anyagok (pl. a beszédes cím&#369; Walk Into My Open Womb és A Calling to Weakness) kétségbe esést, elhagyatottságot ábrázolásán túlmen&#337;en most az elkerülhetetlen fizikai és szellemi sorvadást zenésítik meg… Annak ellenére, hogy nem érzem megszólítva magamat ezzel a beharangozóval, komolyan vártam már a lemezt.
Tényleg elég lehangoló a Canaan zenéje, de valahogy sose tudtam &#337;ket ilyen téren komolyan venni. Az általuk keltett hangulat bennem legfeljebb nyugodt melankóliát indukál. Ha labilis idegzet&#369; lennék, akkor is el&#337;bb rántanék pengét bármelyik indusztriál-dark ambient zenére, semmint az olaszok melódiáit hallgatva. A Canaan messze lepipálja a bánatmetál mez&#337;nyt, emellett van valami bája annak az egyszer&#369; ténynek, hogy itt – a sztereotípiák szerint életvidám, nagyhangú, nagyev&#337;, n&#337;faló, hajzselés, vespás, stb. – olaszok szomorkodnak. Az albumonként általában két olasz nyelv&#369; számuk pedig az ebben a zenei stílusban kétségtelenül egzotikus nyelv miatt még külön élvezet.

Már els&#337; hallgatás után éreztem, hogy a milánói ötös nem változtatott az el&#337;z&#337; két lemezen már bevált zenei és hangulati alapokon. Rövid intró után sorjáznak a négy-öt perces melódiák (és itt komolyan megállja a helyét ez a kifejezés!). A „teljes érték&#369;” (értsd: énekes) számokat instrumentális nóták kötik össze, ám azok hossza nem feltétlenül rövidebb az átlagosnál. Dús billenty&#369; és sampler háttérre szállós, peng&#337; hangú gitárok úsznak, gyakran kapnak szerepet vonósok is, meg valami cimbalomszer&#369; hangszer is el&#337;kerül. Mauro hangja pedig ide ill&#337;en egyszerre mély és zeng&#337;.

Bár az els&#337; hallgatás után csalódtam, hogy semmi újat nem hoz a The Unsaid Words, mostanra már elégedett vagyok azzal, amit hallok. A zene változatos, az összhang pedig nem hasonlít semmire, bárhogyan is járatom az agyamat. (Beugrik egy-két zenekar neve, de pont csak annyira érint&#337;leges a hasonlóság, hogy felesleges legyen leírni a nevüket… Ha azonban lenne egy kötelez&#337;en kitöltend&#337; ilyen rovat, akkor oda az érdekes módon ugyancsak olasz Monumentumot írnám be, els&#337;sorban a hangulati hasonlóság miatt.) Kíváncsi lennék azért egy-két lendületesebb Canaan számra, a nagy hömpölygést jól feldobnák, az biztos.

A két legfülbemászóbb szerzemény (This World of Mine és The Unsaid Words) letölthet&#337; a zenekar honlapjáról. Kiemelném ezek mellett a The Possible Nowheres c. számot, illetve természetesen az egyik olasz nyelv&#369;t (Sena Una Risposta), ahol Mauro anyanyelvén adagolja a – minden bizonnyal – borús gondolatokat.

Kb. hat-hetedik hallgatás után kifejezetten tetszik az új lemez, és messze nem annyira lehangoló a zene, mint azt a honlap a Nothing, Never, Nowhere szlogennel hirdeti. A Canaan stabilan tartja a Brand New Babylonnal felállított színvonalat, és ez nekem elég ahhoz, hogy továbbra is észben tartsam &#337;ket.

9 pont
 
http://www.metalloitaliano.it/

[FONT=Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif]Dopo quattro anni di silenzio discografico, torna uno dei migliori gruppi (se non il migliore) della scena dark/doom italiana, con l’ennesimo capolavoro della propria discografia. Tale “The Unsaid Words”, lavoro qualitativamente eccezionale, si allinea dunque alla scia di “successo” ottenuto dal pluridecorato “A Calling To Weakness”, rimarcandone tutti i pregi e le mille sfumature musicali che lo caratterizzavano. Un album, questo, che colpisce solo ed esclusivamente sul versante emozionale, calcando la mano su quegli aspetti che maggiormente influenzano la psiche umana, con l’ aplomb della band rodata e formalmente perfetta. Ogni struttura musicale viene ridotta all’esso, con una ricerca sonora che ha dell’incredibile: il fine ultimo di un lavoro come questo “The Unsaid Words” è la mera comunicazione, fatta di linguaggi e significati molto unidirezionali e piuttosto espliciti. La natura umana ed il malessere esistenziale, ad esempio, sono due raggi d’azione su cui i Canaan spingono molto, esprimendosi al meglio su un terreno artistico che, evidentemente, hanno imparato a conoscere perfettamente. Inutile, dunque, fare il punto della situazione su questo che è un lunghissimo viaggio in tinta scura, caratterizzato da suoni, colori, emozioni e suggestioni. La prassi che vuole ogni brano della band alternato ad altrettanti interludi musicali viene, anche in questa sede, rigorosamente rispettata, con vere e proprie perle compositive (“The Possibile Nowheres”, “The World Of Mine”, la splendida “The Unsaid Words”) a farla da padrone in un contesto musicale comunque molto, molto competitivo. Altra piacevole ricorrenza, l’uso della lingua italiana in un paio di eccezionali episodi: la desolante “Senza Una Risposta”, assolutamente annichilente per contenuti tematici e musicali, e “Il Rimpianto”, anch’essa molto oscura e malinconica, entrambe cantate dal bravissimo Gianni dei Colloquio. Alla luce dei fatti, questo “The Unsaid Words” rappresenta l’ennesimo centro dei Canaan, oggi come mai una delle compagini più significative per la nostra penisola e per tutto il movimento dark/doom internazionale. [/FONT]​
 
FLASH MAGAZINE (Printed)

CANAAN
"The Unsaid Words"
(Eibon Records/Audioglobe)
voto: 95
# PER CHI ASCOLTA: Dark Wave Ambient Gothic, Monumentum, Decoryah, Joy Division, The Cure, Cultus Sanguine, Raison d’Etre, SIgur Ros
Cupa perdizione, angoscia, desolazione e disperazione... ecco racchiuse in pochi aggettivi, ciò che cela il nuovo capolavoro dei meneghini Canaan, “The Unsaid Words”. Dopo il già ottimo e deprimente “A Calling to Weakness”, la band ha concepito un nuovo capitolo, che, come già accaduto in passato, è bipartito tra intermezzi ambient assai elaborati e brani dark doom da “taglio di vene”. È però proprio questa la caratteristica che rende i Canaan così unici nella loro proposta musicale. La formazione guidata da Mauro Berchi continua il discorso musicale là dove si era interrotto quattro anni fa, con il loro sound oscuro e malato, un connubio di dark, gothic e ambient, arricchito dal preziosissimo e malinconico cantato di Mauro a straziare le nostre angosciate anime e le turbate menti. La ricchezza d’idee di questo nuovo album si deduce già dai primi minuti d’ascolto, nelle note di “This world of mine”, perla dark d’assoluto valore e lo si deduce soprattutto dalla durata complessiva del disco che supera i 70 minuti, senza mai stancarci. 70 minuti che attraverso chiaroscuri ineluttabili, atmosfere oscure e rarefatte, strazianti e malate, ma anche di intermezzi assai più complessi che in passato, delle piccole gemme incastonate in un contesto onirico, alcuni delle quali sembrano addirittura estrapolate dalla colonna sonora di “Tra cielo e terra” (bellissimo film di Oliver Stone ambientato in Vietnam) fanno di “The Unsaid Words” un assoluto capolavoro. Non sto qui a fare un commento track-by-track perchè, tutte le songs, a modo loro, attraverso giochi di luci e di ombre, sprigionano, nel loro vorticoso susseguirsi, delle emozioni così forti e profonde, da lasciarmi alla fine dell’ascolto con un senso di vuoto disperato. Il lavoro fatto in questo quinto album è come sempre magnifico, la perfetta evoluzione stilistica iniziata nel 1996 con “Blue Fire”. L’album è meraviglioso, da ascoltare tutto di un fiato e, arrivati in fondo, farlo ripartire e immergersi nuovamente nella cupa desolazione profusa dalle note di “The Unsaid Words”. Vi segnalo la partecipazione come guest in due brani, di Gianni Pedretti dei Colloquio, già presente anche sul precedente “A Calling to Weakness”, capace di infondere ulteriore disperazione al sound già di per sé disperato del quintetto milanese. Raffinati, affascinanti, emozionanti, struggenti... ecco quattro aggettivi per descrivere chi sono oggi i Canaan... (SF)
# MOMENTO D'ESTASI: “Rido di me, il suono di uno sguardo in un unico istante racchiuso nel niente”, verso conclusivo de “Il Rimpianto”
# PELO NELL'UOVO: a volte fin troppo deprimenti...
 
http://www.alternative-zine.com/reviews/en/457

It’s been almost four years since Canaan’s last masterpiece, “A Calling to weakness”, and now they return with yet another one (that even manages to overthrown it).
Defining the music they make simply as Doom or Goth rock doesn’t seem right with this sort of boutique release; however, the tracks can be divided in to two groups- one has atmospheric/intro-like qualities and the other is more structured like generic songs in a standard band-like suite.
To me it seems like each pair of songs is connected (meaning 1 with 2, 3 with 4 and so on…).

To start things off, “The wrong side of things” gives a dark and eerie atmosphere which would make one develop malicious thoughts or become extremely paranoid, the added chants in the end of it lean towards the latter – quite a manifestation of the song’s title.
This song pairs up with “This world of mine”, where the drums carry you in a long journey through the desert- one’s mouth dries, each step is harder, the agonizing sun by day and the bone-piercing cold by night – from the very beginning the album taps your emotional world.
The next two offer the desert by night (continuing on with the same metaphor); “Sterile” gives me a feeling that it is night but all are awake and listening to every little noise through its correct use of the ethnic Arab motif on the strings and the braking/rattling noises; it’s partner “The possible nowheres” is a profound and oldschool-sounding song with melancholic lyrics about the understanding of the end.

The same line carries on in the next tracks; Fragment #1’s wind brought a Gregorian Choir and “Senze una riposta” (roughly meaning: Without one answer) is a song to light your lighter for, a good one regardless of the fact it’s in Italian, but suffers from a mix where the vocals are put too high while the instruments are to low – it would have helped if the instruments weren’t so castrated by this choice of mix.
“Fragment #2” comes from a different ethnic direction- a far eastern one perhaps, that would suite modern dancing well, and “Fragile” is a chained/tormented self-reflection highlight.
“Fragment #3” can be described as the sound of the wilderness and its follower, “In a never fading illusion”, is yet another highlight for it gives an alienated feeling (as if you were disabled and displaced) via the minimal drumwork, the crystal-clear vocals, the added noise samples and the keyboards that carry and infuse it.
The noise addition overrules in “Just another noise”, where it is stretched to a disturbing manner, making the listener unpeaceful while the self-aware “Il rimpianto” (meaning: The Regret) can be described as relaxing, with a father-like vocals and ambient keyboard.

The title track has a powerful chorus, with the added Gregorian-like chants, and is pretty solid although I feel it’s lyrics miss the point, and it brakes the song arrangement pattern the album has established so far; but next track (Fragment #4) is a definite highlight, minimalist by character, with samples of how a children’s game/rhyme (in an Arabic language of some sort if I’m not mistaken) – the atmosphere is as if one is in a dream or haze.
The vintage keyboards of “Never again” were all it took to buy me, the repeated melody and the effected drum part sealed the deal.
This bring us to the end of the journey, with “Nothing left”, were I feel Canaan have managed to combine both of their sides perfectly; where the lyrics are connected to the effected vocals and instruments, as if coming from a dying system – making this track the best one in the album and closing the album ever so gracefully.
I just hope it won’t take another long period of time until their next masterpiece album.