from METAL INSIDE
http://www.metalinside.it/RECENSIONEcanaan.HTM
rate: 10/10
Forse perché in questo periodo sono affranto da mille problemi, ma questo cd dei Canaan mi è penetrato dentro (non pensate male…
, come nessun’altro cd era mai riuscito a fare. Mi è bastato solo un ascolto per farmi venire le lacrime agli occhi, con successiva voglia incombente -come non mai- di gridare al vento le mie imperfezioni!
The “Unsaid words” è un album da sorbire lentamente, che saprà strapparvi le vene dai polsi, ve le divorerà, vi distruggerà l’animo corrodendolo dall’interno, e voi, sadomasochisti più che mai, non opporrete resistenza, nemmeno quando vedrete sanguinare le vostre membra!
I Canaan hanno saputo, nel corso di 5 album, sviluppare un linguaggio tutto loro, che cammina a piè pari sul dolore più lacerante, sulla disperazione trasposta in musica; prende molto dalla dark wave per andare a toccare lidi più consoni alle band di casa nostra (i Canaan sono italiani N.d.A.), come ballate alla De Andrè, dove tutto si fa malinconico e turbato da mille luci sfocate.
Alcune volte assomigliano ad i Cure più tetri e tristi, come in “The possibile nowheres”; l’atmosfera qui si fa molto settantina, soprattutto nel suo incedere iniziale, con quell’incipit che ricorda molto da vicino i Pink Floyd più datati, per poi successivamente aprirsi a soluzioni dark wave 80; ed è qui che fanno capolino nomi come Sister Of Mercy, Cure e molti altri…
Gli episodi più belli e struggenti li possiamo riscontrare nella pachidermica e triste “This world of mine”; nella soffocante, sia per testo che per musica, “Senza una risposta”; e ancora “In a never fading illusion”, con la sua voce effettata da brividi alla schiena. “Il rimpianto” è cantata da Gianni Pedretti dei Colloquio, che fa da bis a quella perla di bellezza che era “Essere nulla” nell’album precedente. Ed infine la title track, bellissima e sfuggevole.
Tutti gli episodi, comunque, sono degni di nota, anche le parti ambientali, che ormai da tre album sono diventate trademark della band, e che tendono a completare, ed a preparare l’ascoltatore da una song e all’altra!
Alcune volte si raggiungono picchi di rassegnazione talmente irrespirabili, che se a portata di mano avrete una lametta, mediterete pesantemente su come tagliarvi le vene (“dall’alto verso il basso? Da destra verso sinistra? Bah…forse tutt’e due sono buone, basta che ci sia tanto dolore…”
. Avrebbero dovuto scrivere sul cd: “Attenzione: effetti collaterali, usare con cautela”; e saremmo stati tutti più tranquilli, o almeno più prevenuti nell’ascolto di tale rassegnazione trasposta in musica…ma non l’hanno fatto!!
“LE PAROLE, QUELLE VERE, QUELLE SANE, QUELLE IMPORTANTI, RIMANGONO PER SEMPRE NON DETTE”.
Acquistatelo per favore…sognate e piangete…dopo vi sentirete liberi!
VOTO 10/10
http://www.metalinside.it/RECENSIONEcanaan.HTM
rate: 10/10
Forse perché in questo periodo sono affranto da mille problemi, ma questo cd dei Canaan mi è penetrato dentro (non pensate male…

The “Unsaid words” è un album da sorbire lentamente, che saprà strapparvi le vene dai polsi, ve le divorerà, vi distruggerà l’animo corrodendolo dall’interno, e voi, sadomasochisti più che mai, non opporrete resistenza, nemmeno quando vedrete sanguinare le vostre membra!
I Canaan hanno saputo, nel corso di 5 album, sviluppare un linguaggio tutto loro, che cammina a piè pari sul dolore più lacerante, sulla disperazione trasposta in musica; prende molto dalla dark wave per andare a toccare lidi più consoni alle band di casa nostra (i Canaan sono italiani N.d.A.), come ballate alla De Andrè, dove tutto si fa malinconico e turbato da mille luci sfocate.
Alcune volte assomigliano ad i Cure più tetri e tristi, come in “The possibile nowheres”; l’atmosfera qui si fa molto settantina, soprattutto nel suo incedere iniziale, con quell’incipit che ricorda molto da vicino i Pink Floyd più datati, per poi successivamente aprirsi a soluzioni dark wave 80; ed è qui che fanno capolino nomi come Sister Of Mercy, Cure e molti altri…
Gli episodi più belli e struggenti li possiamo riscontrare nella pachidermica e triste “This world of mine”; nella soffocante, sia per testo che per musica, “Senza una risposta”; e ancora “In a never fading illusion”, con la sua voce effettata da brividi alla schiena. “Il rimpianto” è cantata da Gianni Pedretti dei Colloquio, che fa da bis a quella perla di bellezza che era “Essere nulla” nell’album precedente. Ed infine la title track, bellissima e sfuggevole.
Tutti gli episodi, comunque, sono degni di nota, anche le parti ambientali, che ormai da tre album sono diventate trademark della band, e che tendono a completare, ed a preparare l’ascoltatore da una song e all’altra!
Alcune volte si raggiungono picchi di rassegnazione talmente irrespirabili, che se a portata di mano avrete una lametta, mediterete pesantemente su come tagliarvi le vene (“dall’alto verso il basso? Da destra verso sinistra? Bah…forse tutt’e due sono buone, basta che ci sia tanto dolore…”

“LE PAROLE, QUELLE VERE, QUELLE SANE, QUELLE IMPORTANTI, RIMANGONO PER SEMPRE NON DETTE”.
Acquistatelo per favore…sognate e piangete…dopo vi sentirete liberi!
VOTO 10/10