FOLGE DEM WIND - "Inhale the Sacred Poison" - REVIEWS

LOUD MAGAZINE - printed portugal

FOLGE DEM WIND
«Inhale The Sacred Poison»
[CD – code666/MLI]
Quando o black metal decidiu que a
floresta não era só boa para ir para lá
tirar fotos à noite e decidiu fazer dela
uma parte integrante do seu som,
apareceram algumas propostas
extremamente interessantes. O black
metal folk/pagão, aquele mesmo a
sério, que não é só uma desculpa para
fazer umas pinturas diferentes ou
para ser nazi às escondidas, é um
subgénero com um potencial enorme,
quando bem explorado. Tanto pode
evoluir para a esquisitice mística
(Drudkh) como para um ambiente
mais campestre (Dornenreich) como
para um simples enriquecimento do
black metal mas mantendo toda a
força original do género (Helrunar).
Os Folge Dem Wind pendem para a
esquisitice e até arranjam um subsubgénero
próprio, o black metal
animista (animismo é, muito
resumidamente, a crença de que todos
os “elementos do cosmos” têm alma e
certamente que os interessados
rapidamente irão ler o resto do artigo
na Wikipedia), que em «Inhale The
Secret Poison» se manifesta pelos
longos e inquietantes momentos em
que o projecto francês nos oferece a
banda-sonora perfeita para uma noite
de contemplação das estrelas no
telhado, com murmúrios e sussurros
e sons cósmico-campestres. Dada a
beleza etérea desses momentos, ainda
mais impactante é o contraste
provocado pela selvajaria
surpreendente dos assomos mais
propriamente black metal, de uma
crueza súbita e até mesmo pouco
óbvia. Essas ocasiões raivosas
também não são raw black metal por
si só, apresentam igualmente uma
natureza dissonante bastante
original, com o vocalista Kilvaras a
assustar com os guinchos lancinantes
que emite. Normalmente é descrita de
forma elogiosa, esta disparidade de
elementos a cruzar-se no espaço de
um só álbum, mas isso só acontece
quando todos lá parecem pertencer de
verdade, o que não é o caso. Dá
mesmo a sensação que, se não fosse
todo o envolvente místico, se os Folge
Dem Wind fossem só uma banda de
black metal sem a outra parte daí
decorrente, «Inhale The Sacred
Poison» resultaria de forma muito
mais eficaz. Das duas uma, a partir de
agora – ou tentam mais, para a junção
entre os vários elementos do seu som
se dar de forma natural ou tentam
menos e arrancam-nos a cabeça com
um álbum de bestice pura. Qualquer
um serve, sinceramente. [6.5] J.C.S.
 
http://www.kontrastbuehne.de/

Folge dem Wind demonstrates power with every note and at the same time a simple smoothness that is rarely heard in black metal these days. The calmer parts remind of Opeth but without drifting off into mere Rock Folge dem Wind seems to have found a way of combinig progressivity with a disturbing Austere-like vocal style. This album will come over the world like a storm!
 
http://www.spaziorock.it/recensione.php?&id=1659

“Inhale The Sacred Poison” è il secondo disco dei francesi Folge Dem Wind. I Nostri cercano con questo album di distaccarsi dal canonico black metal, proponendo una versione propria di un genere che vanta emuli un po' ovunque nel mondo, spesso con una qualità generale sotto la media.

In effetti la traccia in apertura (nonché titletrack dell'album) pare riuscire nell'intento, costruita com'è su atmosfere che riprendono ora dal black canonico, ora da quello sinfonico, ora da quello più atmosferico e “post”. A un incipit intenso e tirato corrisponde una parentesi acustico/atmosferica dominata da un suadente lavoro di chitarra e da una voce, quella di Kilvaras, che neanche in tre minuti ha fatto capire di che pasta è fatto, alternando scream più o meno acuti a un sussurro fioco e affannoso. La tensione cresce e decresce continuamente, senza però mai perdere di vista il filo guida di tutto il pezzo (cosa che invece accadrà più avanti con altre tracce, e che alla lunga si dimostrerà essere un discreto punto debole della proposta della band). Di pregevolissima fattura il lavoro svolto alle sei corde, le quali macinano riff “a cascata” di buona intensità emotiva, non gelidi come black metal vorrebbe, ma comunque pregni di malvagità e ferocia. La prestazione vocalica potrebbe invece infastidire, almeno ai primi ascolti, soprattutto in quei momenti in cui perde totalmente le sembianze di “cantato” per assumere quelle di urlo isterico, sguaiato e folle (non molto dissimile da quanto possiamo trovare, ad esempio, nei Lifelover). Buona anche la terza traccia, “Behind The Grey Veil”, dall'incedere più cadenzato rispetto a “Of Blood And Ether” che l'ha preceduta (e che non si fa segnalare per nessuno spunto in particolare). In questo pezzo si può assistere a un'interpretazione vocalica più consona agli standard del genere, un quasi-growl (pur sempre accompagnato da urla belluine in sottofondo) che nella seconda metà passa a un clean impostato, prima di cedere il passo a una sezione strumentale nella quale si perde totalmente ogni traccia di black metal a favore di uno strano ibrido atmosferico e quasi jazzato.

Passando per momenti meno riusciti (“Through The Eye Of The Immortal”) e per spunti tutto sommato interessanti (“Of Primordial Whirlwind”) si giunge, non senza una certa fatica, alla fine di questo disco. Dovendo quindi trarre delle conclusioni da quest'opera dei Folge Dem Wind, ci si trova un po' in una situazione non facile. I pro: buone atmosfere, malvagie e malsane al punto giusto, che si rifanno quasi più al pagan che al black d'annata; linee di chitarra decisamente affascinanti, sufficientemente subdole da conquistare dopo pochi ascolti, dinamiche e coinvolgenti. I contro: lunghezza dei brani un po' troppo eccessiva (otto minuti di media), che rende l'ascolto un po' complicato, anche perché spesso non supportato da sufficienti “agganci” per tenere sulla corda l'ascoltatore; momenti più sperimentali molto spesso evitabili, la cui presenza può lasciare un po' interdetti e fare momentaneamente perdere le coordinate del pezzo. Non mi pronuncio sull'interpretazione vocalica, mi rendo conto che possa piacere come destare qualche perplessità (soprattutto nei momenti più “estremi”), è quindi un fattore soggettivo, forse molto più soggettivo di tanti altri. Personalmente non l'ho trovata così disturbante, è solo necessario prendersi qualche minuto per abituarsi a tutte le sue inflessioni (che vanno dal morboso all'ossessivo al “posseduto”), ma la reputo un buon elemento distintivo della band.

“Inhale The Sacred Poison” è un album che raggiunge tranquillamente la sufficienza (in alcuni casi attestandosi su livelli anche decisamente buoni), ma minato com'è da divagazioni talvolta poco comprensibili e da una lunghezza che, abbinata a una certa mancanza di idee, si fa spesso gravosa, non riesce a innalzarsi dalla media. Comporre pezzi black metal lunghi che riescano a tenere desto e interessato l'ascoltatore non è cosa proibitiva (basti pensare alle suite dei Wolves In The Throne Room) ma è richiesta molta ispirazione e grossa capacità di coinvolgimento, che pare un po' latitare dalle parti dei Folge Dem Wind. L'album però merita attenzione, se non altro per alcune sue canzoni di buon valore e in grado di far respirare un po' d'aria fresca a un genere che, da un po' di tempo a questa parte, si è ripiegato un po' su se stesso. Per quanto riguarda la band è invece consigliato non perderli di vista: viste le premesse non è totalmente fuori dal mondo che possano da un giorno all'altro uscirsene con qualcosa di veramente innovativo e completo.
 
SPARK MAGAZINE march 2011 (printed czech rep)

FOLGE DEM WIND
Inhale The Sacred Poison
CODE666 – 49:58
experimentální black
Nejen znalci v posledních letech při spojení
slov „Francie“ a „black metal“ zpozorní
a se zájmem zvednou obočí. Francouzi jako
by převzali ze Skandinávie pomyslný štafetový
kolík a rozvíjí žánr do netušených dimenzí,
v čele s postblackovými klasiky BLUT
AUS NORD či DEATHSPELL OMEGA, jejichž
poslední desky se dočkaly takřka masového
zbožštění fanoušků. K pozoruhodným
tvůrcům černého umění v zemi galského
kohouta nyní můžeme přidat FOLGE DEM
WIND, kteří si našli svůj vlastní, zbrusu nový
a téměř nezařaditelný hudební výraz.
Nenechte se zmást tím, že je kapela občas
prezentována jako „pagan black“ – tomu, co
si pod takovým označením představíte, jsou
tito mládenci dosti vzdálení. Vůbec se domnívám,
že s nějakým bližším vymezením
a popisem jejich muziky bude dost problém
(tyhle situace recenzent miluje). Mají v sobě
něco primitivního, animálního, jdoucího
na kořen a na dřeň, ale projevuje se to snad
spíš v syrovosti, přímočarosti a emotivnosti
výrazu než v samotném hudebním stylu. Ten
je promyšlený, proměnlivý, tvárný a hlavně
neuchopitelný. Nezapadá do žádných klišé,
schémat ani škatulek. Nepoužívá zažité postupy
postblacku, paganu, chvíli zní dost
moderně, pak zase úplný old school, něco
je prosté až primitivní (ale i ta prostota je
často jen zdánlivá), většinou jsou ovšem
tak zvláštně rafinovaní a hlavně nepředvídatelní.
Jedno máte jisté – tohle jste ještě
určitě neslyšeli a na rozdíl od jiných kapel
a nahrávek vám v tomto případě nebudou
při poslechu naskakovat žádná jiná jména
ani analogie.
Riffy řežou, trhají na kusy (vůbec je tahle
věc víc riffová, než by člověk u podobného
žánru čekal), vše je postavené na mase,
mohutnosti, spíše střední tempa než zběsilé
vichřice, občas se z toho stává až doomový
válec. A v nejnestřeženějším okamžiku vám
kapela podstrčí saxofon či nějakou jinou vychytávku,
uvolní sevření svých kleští... ale
neodpočinete si, psycho psychem zůstane.
Někdy byste skoro řekli, že posloucháte
jakousi jam session, kterou sice hudebníci
mají pod kontrolou, ale ponechávají ji tak,
jak spontánně vzniká a proudí... S přibývajícími
minutami a skladbami však postupně
více vystupují kontury zvláštní hudební
tváře této kapely, konečně shledáváte jakýsi
řad (byť někdy víc tušený než slyšený) a přes
prvotní ne zcela snadnou stravitelnost v tom
vlastně nacházíte potěšení a zálibu.
FOLGE DEM WIND za poslech stojí a vydavatelství
CODE666 má opět bod za to, že
vytáhlo na světlo zpod placatého kamene
v bažinách další kapelu, jež má potenciál
rozvíjet a obohatit současnou extrémní
scénu.
Martin Čermák
rate: 5/6
 
http://metal.pl/temprecenzja.php?id=228

Animizm często pojawiał się w pierwotnych wierzeniach i religiach tradycyjnych. Według tego pojęcia duszę posiadają wszelkie rośliny, zwierzęta, minerały i żywioły. Wszystko to wygląda pięknie, ale jak t może odnosić się do black metalu? Przykład nowego albumu Folge Dem Wind pt. „Inhale The Sacred Poison” pokazuje nam, że jednak animizm i ten rodzaj muzyki są w stanie iść ze sobą w parze.

Francuzi z tej kapeli na swoim drugim pełnowymiarowym wydawnictwie serwują słuchaczom potężną, bo aż pięćdziesięciominutową, dawkę surowych, czarnych dźwięków przeplecionych eksperymentalnymi zabiegami muzycznymi. Rozbudowane kompozycje, częste zmiany tempa, do tego surowe brzmienie – te składowe wychodzą Francuzom naprawdę dobrze, reszta niestety nie jest tak wspaniała. Pierwsze, na co zwróciłam uwagę, to nieznośne wokale, które najwyraźniej zaznaczają się w takich kawałkach jak „Behind The Grey Veil” czy „Of Blood And Ether”. Do tego nieudane próby eksperymentowania z muzyką w postaci instrumentalnych interludiów czy przeskoków melodii, tak jak w utworze „Of Reptilian Fires” sprawiają, że „Inhale The Sacred Poison” z surowego black metalu staje się zbyt przekombinowanym albumem, którego twórcy mieli chyba za dużo niezgranych ze sobą pomysłów. Całość jest stanowczo za długa i monotonna – mała różnorodność kawałków sprawia, że ten album mnie w ogóle nie wciąga i zaczyna po jakimś czasie nużyć.

Reasumując, „Inhale The Sacred Poison” jest po prostu przeciętnym black metalowym wydawnictwem, jakich wiele na rynku muzycznym. Nie zaskakuje innowacyjnością ani awangardowym podejściem do znanych już motywów, nie uzależnia, nie wywołuje żadnych głębokich uczuć i nie wzbudza emocji. Jest to całkowicie zwyczajny album, zasługujący na dostateczne zainteresowanie słuchaczy. Nic, co by mnie zachwyciło i powaliło na kolana – jednym słowem, standard, w dodatku mocno średni.
 
http://www.passzio.hu/modules.php?name=News&file=article&sid=22418

A saját bevallása szerint pagan black metalban utazó francia formáció ugyan 12 évvel ezelőtt alakult, mégis csupán a második nagylemezükkel jelentkeznek jelen korong képében. Kapkodással nehezen lehet vádolni őket, annak fényében viszont nem értem a dolgot, hogy a tavalyelőtti Thus Echoes the Earth nem volt egy épületes alkotás, legalábbis szerintem. Ha pedig figyelembe veszem azt is, hogy pagan black metal címszó alatt milyen hordákat hajlamosak érteni az emberek, akkor ez inkább a post-előtaggal jelzett művészkedős irányzathoz áll közelebb.


Persze, lehet ezzel vitatkozni, azonban a nyers, de izmos megszólalásba ágyazott nóták vajmi kevés rokonságot mutatnak olyan csapatok világával, mint például a belga Ancient Rites, az ukrán Kroda, vagy a hazai Bornholm. Egy dolgot kétségtelenül nem lehet elvitatni tőlük: a produkció professzionális jellegét. Ez megnyilvánul egyrészről a körítésben (borító, hangzás), másrészről a zenészek kvalitásában, nem egy fakezű banda. Az természetesen más lapra tartozik, hogy maguk a nóták milyen minőséget képviselnek, illetve mennyire képesek megragadni a hallgató figyelmét és befészkelni magukat annak emlékezetébe...

Márpedig ez utóbbi a kritikus pont. Különösen a gitárosokra hárul(na) fontos szerep, hogy a Kilvaras – helyenként furcsa kántálásba torkolló – erőltetett károgásával kísért nyers fűrészelést oldják valamelyest olyan kellemesen fagyos harmóniákkal, mint amelyek a hasonló stílusú lemezek akármelyikén fellelhetők. E téren viszont meglehetős hiányosságokkal bír az anyag. Ugyanakkor ez és a keverés teszi lehetővé, hogy a ritmusszekció komolyabb szerephez jut, és bizony kénytelen-kelletlen el kell ismerni, hogy köröket vernek a bárdistákra. Számomra sokkal élvezetesebb Cribe ötletes pengetésére és Svarthyr fifikás játékára figyelni. Kétségtelen előny, hogy a „nincsenek határok” szlogen tényleges jelentést nyer, elrugaszkodva a megszokott sémáktól még szaxofon is hallható egynémely nótában (bár ezt már többen meglépték előttük), és a dalszerkezetek is kellően változatosak, nem lehet egy-két hallgatással kiismerni az anyagot. De, mint fentebb írtam, az emlékezetes momentumok hiánya elég komoly hátrány.



Art black metal iránt rajongó egyének biztosan örömmel fogják fogadni ezt a korongot, de talán bocsánatos bűn, ha azt mondom, hogy professzionális mivolta ellenére is lefáraszt egy idő után, így valószínűleg nem nagyon fogom erőltetni a későbbiekben...
 
http://www.metal-discovery.com/CD/cd_review_folgedemwind_inhalethesacredpoison.htm

9/10 !!

" Being unafraid to let songs find their own direction has allowed some incredible, thought-provoking, musical arrangements."

I've been moaning to anyone who will listen about a dearth of excitement in music releases these past few months. Very few metal albums seem to have stood out as innovative, and that is a very sad state to be in indeed. However, perhaps it's too early to write off this year just yet because, timely, I happen to have been given Folge Dem Wind's latest to blow out the cobwebs. No doubt you will be seeing this advertised alongside generic black metal releases, which is a pity; they're much more than that. Of course, there's nothing original about their black metal underpinnings but that's like saying Supercars aren't amazing because they share the same basic 'four-wheels and an engine' design as a Rover Metro. It's what Folge Dem Wind has done with the genre that sets them immediately, and triumphantly, apart. As with the Nu-Hardcore scene, the French seem to be in the midst of something of a musical revolution right now; taking staid musical genres and reviving them in what in hindsight seems like obvious ways. A talk-box on the closing track for example; I will never hear 'Living on a Prayer' in the same way again - it's a thoroughly evil effect. Being unafraid to let songs find their own direction has allowed some incredible, thought-provoking, musical arrangements. The aforementioned closing track builds, trance-like, to a middle section that is straight out of doom before the asylum screams signal the end in waves of guitar noise. Playing Anaal Nathrakh through an Isis filter would just about give you similar results. I cannot sing the praises of this album highly enough.
 
http://www.whiskey-soda.de/review.php?id=28339

Ein Name wie Folge Dem Wind und dazu ein Logo, dass vor Pagan-Klischees nur so strotzt, lassen im Rezipienten-Hirn düstere Gedanken an Met trinkende Fellträger und folkige Humppa-Klänge entstehen. Dies rührt von einer Übersättigung des Marktes mit diversen Pagan- und Viking-Bands, die hilflos im Fahrwasser von Legenden wie Bathory und Enslaved paddeln. Trotz dieser Masse an Einheitsbrei, stechen doch immer wieder kleine Perlen hervor. Zu diesen Überraschungen gehören auch Folge Dem Wind.

Bei 'Inhale The Sacred Poison' haben wir es mit dem zweiten Album der Franzosen zu tun und es wird geraten, vor dem Hören alle gängigen Pagan-Vorurteile aus dem Kopf zu verbannen. Hier gibt es keine klimpernden Instrumente und Lagerfeuer-Stimmung. Viel mehr herrscht Chaos und ungeschliffene Naturverbundenheit vor. Und damit meine ich nicht sonntägliche Spaziergänge durch den Park, sondern eine Rückführung zum Ursprung der Dinge.

Der dargebotene Black Metal pendelt dabei immer wieder zwischen norwegischen Melodielinien und französischem Purismus, dabei entsteht eine gelungene Mischung, die des öfteren an die frühen Alben von Arckanum erinnert. Leider sind die melodischen Gitarren oft etwas im Vordergrund und verhindern dadurch eine komplette Entfaltung der musikalischen Urgewalt. Sonst kann man aber keine weitere Beschwerde an die Produktion richten. Roh, druckvoll und dabei sehr klar - gelungen!

Bleibt nur zu sagen, dass Folge Dem Wind ein Album erschaffen haben, dass den Pagan-Black-Metal von einer ganz anderen Seite beleuchtet. Stellenweise wirr und ungebunden und dann wieder eingängig und melodiös. Ein sehr gutes Zusammenspiel, das zwar seinen Höhepunkt noch nicht erreicht hat und somit ausbaufähig erscheint, aber dennoch eigenständig ist, begeisternd und erfüllt mit einem ganz besonderem Spirit.
 
Folge Dem Wind - Inhale The Sacred Poison
Code 666

file under black/pagan metal

http://www.lordsofmetal.nl/showreview.php?id=18410&lang=en

Folge Dem Wind - Inhale The Sacred Poison Roel de Haan: Folge Dem Wind is a French pagan black metal band who have found shelter with Code666. This label therefore releases their newest album called ‘Inhale The Sacred Poison’. The pagan properties of the band are mainly found in the attitude of the group and not so much in the music. Which is better described as modern. The songs are quite complex in structure without being overly technical, and the pace has quite some variation to it. Sporadic acoustic guitars act as a spacer. The semi-progressive black metal is without doubt reasonably original and well constructed. But what the album doesn’t succeed in, is effectively conveying a mood or emotion, rendering it a somewhat sterile experience. That probably varies from person to person but I would recommend to listen to it first before a possible purchase.

Rating: 73/100 (details)
 
I got it today, on my third listen now and I fucking love it. It's at least as good as Thus Echoes The Earth, if not better.
My only complaint is that someone should have spellchecked the lyrics in the booklet. I get that these guys are French and mistakes are made, but this many mistakes should not make it to final pressing.
 
http://thepitofthedamned.blogspot.com/2011/03/folge-dem-wind-inhale-sacred-poison.html

Ormai bisogna ammetterlo, la Francia è diventata una fucina di talentuose band black metal; inutile negare l’evidenza, ma Deathspell Omega, Blut Aus Nord, Alcest, Pensees Nocturne, Les Discrets (e mille altre) arrivano tutte dalla nazione dei tanto odiati cugini e anche oggi mi devo arrendere davanti alla palese superiorità di questi Folge Dem Wind e andarli ad annoverare tra le più talentuose band d’oltralpe. Fatta questa larga premessa, posso anche dire che seguo il quintetto proveniente dalla sconosciuta Montgeron, fin dal loro Ep d’esordio, “Hail the Pagan Age”, e già d’allora la band mi aveva colpito per il sound oscuro e malefico, che si delineò più marcatamente nella prima ufficiale release, ma che a mio avviso, solo con questo notevole “Inhale the Sacred Poison” sfiora apici di genialità. E lo fa fin da subito con la malatissima title track che a cavallo tra sonorità black, avantgarde e suggestioni psicotiche, ci getta in un turbine di malsana follia con i suoi 7 minuti e passa. Con la successiva “…Of Blood and Ether”, la musica dei nostri, pur palesando le nerissime radici black, ci porta a spasso attraverso territori difficilmente esplorati da gruppi black. Certo non siamo di fronte alla schizoide proposta dei norvegesi Fleurety o alla dirompente classe dei già citati Deathspell Omega, ma sinceramente certe scelte armoniche, alcune dissonanze ritmiche, la costante presenza di melmose atmosfere (ascoltatevi “Behind the Grey Veil”) e la ricerca di frammenti intimistici, non fanno che confermare le enormi potenzialità dei nostri. La terza traccia l’abbiamo già menzionata ma vorrei citarvi il meraviglioso prologo che con la musica metal ha da sicuro ben poco da spartire (chi ha citato Jazz?) e proprio in questo sta il punto vincente dei Folge Dem Wind: attaccarci selvaggiamente con i loro spietatissimi riffs di chiara matrice black nordica e poi nell’incedere aggrovigliante delle song, saperci condurre in oscuri meandri della loro malatissima mente, complici anche le vocals strazianti di Kilvaras. Voglio farvi una ulteriore premessa: “Inhale the Sacred Poison” non è un lavoro di immediata assimilazione, servono decisamente diversi ascolti per poterlo assimilare e poterlo certamente apprezzare, ma quando vi sarà entrato nelle orecchie, sarà veramente difficile farne a meno, perché ha quel quid, quella caratteristica che solo le grandi band capaci di osare l’inosabile, in grado di creare qualcosa di duraturo e sono stra convinto che i nostri abbiano queste caratteristiche. Eccezionale “…Of Reptilian Fires”, song che in sé, racchiude tutta la raffinata ricercatezza di brutalità e sperimentazione, nonché della ineffabile semplicità nel gestire lunghi pezzi con estrema disinvoltura. Il disco gira che è un piacere tra stralunate linee di chitarra, urla disumane, inserti post metal, frammenti impazziti di jazz, facendo la gioia di chi come me, è alla costante e frenetica ricerca di sonorità fuori dal comune e quelle proposte dai Folge Dem Wind, di sicuro racchiudono qualcosa di magico, esoterico, onirico e profondamente malvagio. Seducenti!

Francesco Scarci - 75/100
 
http://www.neckbreaker.de/cd-reviews/4194-folge-dem-wind-inhale-the-sacred-poison

8/10

Nach BLUT AUS NORD kommt nun FOLGE DEM WIND, und setzt die Reihe der französischen Bands, deren Namen aus drei deutschen Wörtern zusammengesetzt wurden, fort. Dabei machten letztere einige interessante Namenswechsel im Laufe der Jahre durch. Zunächst 1999 unter dem Namen MOLOCH gegründet, entschied diese „Kunst-Black-Metal-Band“ sich für einen deutschsprachigen Namen, der weder auf ein Transparent, noch auf ein T-Shirt passen dürfte: DIE WAHRHEIT STEHT IM BLUT. Man hatte wohl ein Einsehen, und beschränkte sich auf den weit weniger sperrigen Namen FOLGE DEM WIND.
Trotz der respektablen Bestehenszeit von 12 Jahren zählt die Diskographie lediglich eine Demo und ihr Full-Length-Debüt. Erst jetzt kommt ihr Zweitlingswerk „Inhale The Sacred Poison“ auf den Markt, das nun erstmal aus dem Schatten der genialen Demo „Hail The Pagan Age“(2005) kriechen muss.
FOLGE DEM WIND bieten eine sehr herbe musikalische Kost, die manchem sauer aufstoßen wird. Trotz des recht klassisch primitiven Black Metal Stils, dem sich diese Band verschrieben hat, wird versucht, der Musik durch spektakuläre Wagnisse einen eigenständigen Touch zu verleihen.
An Ideen mangelt es den Franzosen auf jeden Fall nicht. Monotone Leadriffs, die teils stark von BURZUM inspiriert sind, spannen den Hörer erst auf die Folter, um ihn dann immer wieder mit komplexen Ausschweifungen zu überraschen. Die Läufe und Soli versuchen bewusst auflockernd zu wirken, und schaffen dies durch verträumte und hymnische Klangfolgen. Besonders fallen dabei die ruhigeren Zwischenspiele ins Gewicht, die immer hervorragend in die rohen Black Metal Strukturen integriert werden. Durch sie bekommen die Songs etwas sowohl Episch- wie auch Niederschmetterndes. Gemeinsam mit dem Gesang wird stellenweise eine pechschwarze Atmosphäre herbeigezaubert, die dem französischem Black Metal alle Ehre macht. Lediglich einige fade Passagen des Klargesangs könnten als Störfaktor von Seiten des Sängers angesehen werden.
Faszinierend finde ich auf „Inhale The Sacred Poison“ den Einsatz des Basses. Durch seinen enorm hämmernden Sound sind die einzelnen Töne kaum zu unterscheiden. Bei FOLGE DEM WIND wird der Tieftöner wohl wörtlich „nur“ als Rhythmusinstrument genutzt, was aber in Anbetracht des Gesamteindruckes gar nicht mal so schlecht wirkt.

Vielseitig, aggressiv und intensiv imponiert „Inhale The Sacred Poison“ dem geneigten Hörer. Durch die zahlreichen Motive und Einschübe entsteht ein ungewohnt vielseitiges Klangbild, das jedoch durch einige Produktionsmängel nicht ganz so gut rüberkommt, wie es könnte. Die ausschweifenden Melodien von FOLGE DEM WIND würden an mancher Stelle einfach etwas mehr Druck und Durchsetzung benötigen um effektiver wirken zu können. Es kommen teils richtig gute Läufe etwas schal und „schüchtern“ rüber, da sie oft von den Rhythmusinstrumenten verschluckt werden.

Fans von abwechslungsreichem Black Metal, denen es nicht finster und roh genug sein kann, dürfen ruhig mal ein Ohr riskieren. Mir persönlich gefällt „Inhale The Sacred Poison“ sehr gut, da es -aller Rohheit und Aggression zum Trotz- sehr viel Feingefühl in den Zwischenspielen heraushören lässt. Und das, obwohl dem Hörer manches Mal etwas Fantasie abverlangt wird, damit er erahnen kann, was für ein Klangbild FOLGE DEM WIND mit diversen komplexeren, verwaschenen Arrangements erzeugen wollte.
Wer französischen Black Metal der Marke HELL MILITIA, BLUT AUS NORD und PENSÉES NOCTURNES in einen Mixer gibt, ordentlich durchmischt und alles Keyboards herausnimmt, der bekommt einen Cocktail mit dem Namen FOLGE DEM WIND. Dieser wird einigen Leuten sehr gut schmecken, anderen wiederum gar nicht. Für die Leute, die ihn mögen, ist „Inhale The Sacred Poison“ ein Pflichtkauf, der sich lohnen wird. Allen anderen wird dieses Album wohl etwas zu schwer im Magen liegen, also: Finger weg! (Jannick)
 
http://www.metalitalia.com/cds/view.php?cd_pk=9858

Descritti da più parti come gruppo di pagan black metal, i Folge Dem Wind paiono voler far prendere alla loro musica una direzione diversa in questo loro primo lavoro per la Code666 - tuttavia senza rinnegare in toto il passato. "Inhale The Sacred Poison" è il loro secondo full-length e li vede intraprendere il sentiero di una commistione tra un suono black metal organico e discretamente atmosferico e un'impostazione avantgarde dai tratti eccentrici o quasi meccanici, in alcuni casi. Un ibrido tra l'atteggiamento mistico degli ultimi Blut Aus Nord e quello disturbato e sornione di certa scuola norvegese, nel quale si alternano un cantato declamatorio e aggressività gridata, chitarre ritmate o più sfilacciate, up e midtempo e qualche singolarità, fra cui un basso piuttosto intraprendente, delle chitarre acustiche spagnoleggianti e degli interventi di sax e clarinetto. Il tutto tradotto in brani talvolta ammiccanti, talvolta rabbiosi, che traggono discreto vantaggio da una produzione pulita ma non troppo leccata, che lascia il giusto spazio alla ruvidezza delle chitarre. Un'opera ricca di ingredienti, dunque, ma il cui amalgama a tratti non è perfettamente riuscito, con i vari sapori che qua e là finiscono per annullarsi a vicenda, rendendo il tutto un pochino insipido. Un limite comune a molti lavori del cosiddetto filone "avantgarde": l'impressione che una forse eccessiva ricerca per la trovata ad effetto finisca per relegare un po' in secondo piano l'aspetto puramente emotivo. Le otto tracce di "Inhale The Sacred Poison" finiscono così per dare vita ad un disco certo ascoltabile e a volte tratti anche molto interessante ("Behind The Grey Veil", ad esempio), ma che pare privo di quella scintilla, di quel "quid", che gli permetta di essere completamente ricordato dopo la classica manciata di ascolti.
 
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=7344

Le immagini parlano meglio delle recensioni, a volte: la copertina di Inhale The Sacred Poison dice tutto su quanto di irrazionale, pagano e primitivo si troverà nel disco.

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I Folge Dem Wind, tedeschi di moniker, francesi di nascita, sono in qualche modo legati al black metal anni Novanta, del quale danno una lettura sul serio personale. Ci sono i blastbeats e i riff veloci/taglienti, ma ci si muove anche su tempi intermedi e le chitarre tessono trame meno scontate, senza arrivare necessariamente dritte dritte in faccia. La sezione ritmica, molto potente e con un basso slabbrato parecchio in evidenza rispetto al solito, ha uno spazio maggiore e tenta “tribalismi” non troppo scontati, mentre la voce non segue i cliché del genere, ma è sofferta, sgolata e imperfetta, tanto da sembrare più autentica della media black metal attuale. Non manca persino qualche vezzo “prog”, come il sax di "Behind The Grey Veil". Siamo ovviamente lontanissimi dalla forma canzone: alcuni cambi di rotta sono difficilmente prevedibili, mentre in altri casi si va più vicini alla dialettica tensione-rilascio, con effetti comunque devastanti. Da sentire “Awakening In Unity”, che porta con sé tutti pregi dei Folge Dem Wind: inizio in animalesco crescendo percussivo, rigurgito infernale di chitarre e voce, intermezzo acustico spagnoleggiante (omaggio ai Tulus?), attacco finale che non fa ostaggi e tra l’altro dà il via alle stragi delle successive “Of Primordial Whirlwind” e "Of Bloody Hands And Mocking Stars". Chissà se riusciranno a dare alle stampe il Roots del black metal, un giorno… Per ora sono da tenere d’occhio.


A cura di: Fabrizio Garau [fabrizio.garau@audiodrome.it]​
Gruppo: Folge Dem Wind
Titolo: Inhale The Sacred Poison
Label: code666
Anno: 2011
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Voto:
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http://www.metallus.it/recensioni/inhale-the-sacred-poison/

I Folge Dem Wind sono francesi e, attivi dal 1999, giungono con “Inhale The Sacred Poison” alla seconda fatica sulla lunga distanza. Ciò che offre la band transalpina è un pagan black metal dai tratti epici ma comunque simile alle produzioni intransigenti di alcuni esponenti della scena nordeuropea.
I brani del disco alternano il corpo black ruvido, ma spesso impostato su ritmi lenti, a parentesi di tastiere e chitarra acustica, strumenti che intervengono per assicurare un alone melodico e atmosferico. Inutile dire che l’originalità non sta proprio dalla loro parte ma la competenza è indubitabile e assicura un ascolto tutto sommato interessante, soprattutto dove i nostri si lasciano andare alla commistione con un folk che spesso ritaglia ampi momenti all’interno dei brani. In questo senso, episodi come “Through The Eye Of The Immortal” e “Awakening In Unity”, assicureranno un sano headbanging agli appassionati del genere. Per gli altri, il mercato discografico pullula di alternative.
 
http://www.metallized.it/recensione.php?id=5281

Folge Dem Wind... e non si può dire che la band transalpina non si lasci sospingere dal capriccioso soffio del vento, così come proclama il curioso moniker tedesco che a meraviglia ne rispecchia l’errabonda essenza. E l’imprendibile Inhale The Sacred Poison, secondo full-lenght dei nostri francesi, ne è, non a caso, la dimostrazione: una proposta che, a tratti indigesta, oltrepassa di molto le soglie del pagan black canonico – o almeno questo parrebbe l’intento di fondo – al fine di smarrirsi sui più impervi ed insicuri sentieri di una sperimentazione, i cui risultati non sempre si rivelano fluidi così come si spererebbe. Nasce, dunque, una nuova creatura musicale: un ibrido, per così dire, black animista, secondo la definizione entusiasticamente adottata dai nostri stessi primordiali adoratori della brezza. Apparentemente un guazzabuglio indistinto di spunti dall’ordinario al folle, Inhale The Sacred Poison è un disco al quale è necessario applicarsi con rara e paziente dedizione… prova ne sia, d’altronde, l’ardito proponimento della tribù: trasporre in note il contorto intrico di cui si compongono le più oscure visioni del soprannaturale. Natura, invocazioni, mostruose entità vagamente percepibili, tutto si mescola in un singolare amalgama, la cui anima strisciante, pur tentando in ogni modo di elevarsi a vette inaccessibili, si riduce, il più delle volte, a null’altro che un timido o, per meglio dire, temerario anelito verso l’immortalità.

Ma veniamo alle otto fasi che sostanziano il rituale: apre l’animalesca title-track che, dopo un robusto incipit tra il subumano ed il bestiale, sostituisce ai ruggenti latrati un più flebile screaming rauco, strascicato e sospirato, talvolta meno che un filtrato sussurro, il tutto inserito nel variegato contesto di un pezzo dalle pronunciate tinte epico-atmosferiche, in cui lo struggente ululato finale non tarda a sovrapporsi alle disperate clean vocals, che sembrano cimentarsi, tra un fragore e l’altro, in una più che mai improbabile e sincopata nenia dell’assurdo. Non c’è che dire: una sfida notevole per il nostro Kilvaras alla voce, il cui risultato pare sospeso a metà tra il lodevole e l’opinabile. Segue la più breve ed incalzante Of Blood And Ether, altra viscerale performance della cerimonia, inframmezzata da una parentesi di miserabili urla che scagliano il proprio fastidioso scoramento su un tappeto di melodici arpeggi, languido preludio ad una spaziale chiosa dal sapore incombente. Behind The Grey Veil si segnala per i riff vorticosi e coinvolgenti che, nei momenti di maggiore rallentamento, raggiungono, al pari della voce, livelli di straziante distorsione, per tornare, alfine, ad un più pulito tocco, presupposto necessario a supportare una quanto mai eclettica parte di clarinetto conclusivo. Un riff di memoria quasi sabbathiana ci introduce, invece, alla successiva Through The Eye Of The Immortal, brano ricco di cambi di tempo atti ad una singolare fusione di tradizione ed innovazione, sorda brutalità e delirante malinconia. La lingua madre dei nostri è il gemito risucchiato che dona il via alle danze di Of Reptilian Fires, tra furiosi blast-beat e ritmiche contraddistinte da una ben più esasperante lentezza. E siamo alla volta di Awakening In Unity, una raffica di rabbiosa devastazione che culmina, nella sezione centrale, nelle calde e passionali note di una folle chitarra flamenco. Le violente riprese di Of Primordial Whirlwind accompagnano il disumano mix di cantato pulito e guaiti sino a sfociare nell’ultima, inizialmente tiratissima, ma successivamente ipnotica e logorante, Of Bloody Hands And Mocking Stars, la cui tendenza alla dilatazione dei tempi induce ad un’altrettanto simile dilatazione della percezione, sino a giungere, considerata anche la lunghezza del minutaggio (altra caratteristica dominante dell’album in questione), alle frontiere di un’opprimente esacerbazione.

I suoni, curati dal senza dubbio esperto Tom Kvålsvoll presso lo Strype Audio di Oslo, sono potenti e ben definiti (si noti, in particolare, il vigore della sezione ritmica, nella fattispecie il basso), insomma quello che si dice, tenuto presente il genere, una produzione sin troppo perfetta.

Volontà, trascendenza e mutevoli stati di grazia. Ecco cosa concludere sull’opera dei Folge Dem Wind: il desiderio di addentrarsi oltre il mistero dell’arcano, infatti, rende il prodotto artistico di questa band tanto pregevole quanto ancora fragile e sicuramente destinato ad un’ulteriore fase di elaborazione. Una sorta di Icaro per il quale la naturale tendenza al troppo osare potrebbe forse un giorno rivelarsi fatale. Non mancano picchi di ammirevole audacia, ma certamente altre prove dovranno attendere i nostri, affinché il cammino verso una completa iniziazione possa dirsi realmente superato. E, d’altronde, almeno finora, il possente respiro del vento pare continui a soffiare dalla loro…
Sconsigliato, senza ombra di dubbio, ai tradizionalisti.