TMK "Pilot (man with the meat machine)" reviews

http://www.bloodchamber.de/cd/t/3440/

Folgendes Szenario: siebzehn Fernseher stehen in einem Zimmer, auf jedem Programm läuft etwas Unterschiedliches. Hier eine Dokumentation, da ein Klassikkanal, Musiksender, Filme, Operetten, Pornos, irgendwas. Außerdem laufen noch einige Radios im Hintergrund, mit Nachrichtensprechern, womöglich dem Wetterbericht, am Besten in irgendeiner fremden Sprache. Dazu ein Plattenspieler, dessen LP einige Risse aufweist, sowie jede Menge Hintergrundgeräusche von drinnen und draußen, denen insgesamt ein grandioses Rauschen aufgesetzt wird. Das Ergebnis sollte äußerst grauenhaft und verworren klingen, womöglich Stress und Nervosität erzeugen, je nach Intensität und Kopplung der Geräusche aber vielleicht auch düstere Atmosphäre liefern oder an der einen oder anderen Stelle überraschenderweise eine Harmonie ergeben. „Cinematic Avantgarde Music“ könnte die einfache Umschreibung dieses Zustandes sein, denn das Projekt der italienischen Musiker von THEE MALDOROR KOLLECTIVE läuft genau unter diesem Banner. In 50 Minuten wird hier jegliches Sinn raubendes Element genutzt, um den Hörer aus der Bahn zu werfen. Industrialbeats treffen auf Saxofon-Gepuste, Frauengesang trifft auf sanfte Gitarren, elektronische Samples gehen mit wilden Rhythmen eine schwer zu beschreibende Bindung ein und Soundtrackpassagen wurschteln mit Songauszügen wie „Stand by Me“ um die Wette.

Die Musik ist, ohne den Jungs an den Karren fahren zu wollen, für das menschliche Ohr (wenn es nicht grade durch bewusstseinserweiternde Stoffe auf Chaos eingestellt ist), einfach nicht ertragbar. Während der Opener „Exile“ noch als progressives, siebenminütiges Intro durchgehen kann und mit ordentlichen Gitarrenriffs für eine durchaus düster angenehme Stimmung sorgt, verzettelt man sich im folgenden immer tiefer in undurchsichtigem und konzeptlosen Durcheinander. Ganz ehrlich: „Microphones & Flies“ erzeugt im Normalfall bereits nach wenigen Sekunden einen mächtigen Brechreiz bei magenempfindlichen Freunden der Musikwelt. Insgesamt geht der diffus anmutende Brocken so schwer runter, wie ein querliegendes Mastschweinrippchen. Hier und da sorgt melodiöses Gleitgel, wie zu Beginn von „Zombie Children“ für etwas flottere Verdauung, doch im Endeffekt kommt einem doch wieder alles hoch – und THEE MALDOROR KOLLECTIVE scheuen sich nicht, diesen Vorgang zu beschleunigen.

Möglicherweise ist das hier Kunst – aber auch ein Haufen Scheiße kann je nach Flugkurve in die Untiefen der Toilettenschüssel als Expressionismus verstanden werden. Womöglich ist es ein Witz – aber auch dann ist er nicht besser als „Gehen eine null und eine acht durch die Wüste, sagt die null: wie kann man denn bei dem Wetter noch nen Gürtel tragen???“. Oder sollte am Ende die Welt einfach noch nicht reif genug für dieses Konzept sein – dann hoffe ich mal, dass sie nie so reif wird! Wahrscheinlich habe ich den Sound der Italiener einfach nicht verstanden und irgendwo gibt es Leute, die hier ihren vertonten Traum wiederfinden. Ich gehe davon aus, dass es vier Jungs sind – und es sind Italiener...
 
http://eutk.net/rece.asp?id=5348

Il mondo è crudele, la vita non ne parliamo, ma il cinismo, la determinazione e il genio di un manipolo di Musicisti con le idee chiare, e contemporaneamente innovative e originali (nel più profondo senso letterario) sono un qualcosa di fastidioso e irritante. Immaginate un flusso sonoro obliquo, spesso vellutato e fluido, ma ogni tanto anche ruvido, frastagliato, abrasivo oserei dire. Ecco tutto questo bisogna inserirlo in territori che in una solida base Avantgarde sa anche districarsi su impalcature percettive che sfociano nel free-jazz, per andare a morire nell'elettronica d'autore. Vi state ancora chiedendo di chi sto parlando? Di una band Italiana, di un complesso di artisti che non ha dovuto scopiazzare, che non si è dovuta inchinare per dare il culo, dei Thee Maldoror Kollective, il Kollettivo di idee per eccellenza. Questo nuovo Pilot non è assolutamente un prodotto facile e fruibile, è un bel quadro più che altro, uno di quelli apparentemente sconnessi e astratti, ma in realtà ricco di particolari che rendono il tutto unito ad uno stesso filo conduttore. Il problema è tradurre questi concetti con le note, ecco perchè non mi dilungherò in un track by track, che proprio non sopporto, ma cercherò di mostrarvi il disegno, i dettagli (e le sorprese) è meglio lasciarli a voi. Da quando la band non si chiama più Maldoror, e da quando soprattutto il Black Metal propriamente detto è stato abbandonato ci si è spinti in un vortice di evoluzione che non conosce sosta, e in ogni nuovo capitolo cambia le carte in tavola per sfogarsi in altre soluzioni. Il precedente A Clockwork Highway si esprimeva più che altro in ambienti asettici e freddi, oscuri e cupi nei deliri elettronici che lo caratterizzavano, era quindi inutile e scontato continuare su quella strada, ed è cosi che questo nuovo album ha in se un'anima più acustica e calda, carnale direi. Pilot ha dalla sua ancora una componente noise/electro, e non potrebbe essere altrimenti, ma quello che in questa occasione si dimostra di vitale importanza è una struttura che solo apparentemente è catalogabile in una tradizione artistica con tanti anni ormai alle spalle, il Jazz. Un genere che se però usato in un contesto simile, quale quello dei Thee Maldoror Kollective, risulta veramente storto e allucinogeno, Microphones & Flies e Exile (In Serenity) parlano più di 1000 parole. Un vero e proprio viaggio, un trip che vive di momenti solo inizialmente sconnessi e fuori luogo, ma se digeriti nel loro insieme è il momento in cui se ne rimane tramortiti, e anche piacevolmente stupiti. Ora potrei andare molto oltre e scendere nei dettagli, e rischierei di annoiarvi a morte, vi dico solo che ci sono tanti colori, ma che non fanno mai male alla retina, la sollecitano e la stimolano a guardare ancor più da vicino. Ma le conseguenze saranno devastanti, chi si avvicina a questo mostro sonoro con la mente predisposta, cioè vuota da tutto, solo in seguito si spaventerà. Perchè? Vi dico in tutta sincerità che vivo nel terrore, al solo pensiero di quello che potrebbe essere a questo punto il prossimo passo, dove arriveranno, ma soprattutto dove ci porteranno? L'inferno l'abbiamo già passato tempo fa.

Voto: 8,5/10
Andrea "BurdeN" Benedetti
 
http://eutk.net/rece.asp?id=5348

Lo ammetto, dopo il primo paio di ascolti della nuova fatica del collettivo Maldoror, ero fermamente convinto di dover stroncare, per il bene della musica, questo “Pilot (Man With The Meat Machine)”. Un disco troppo cervellotico, praticamente senza capo né coda, un pastone infarcito di mille e una influenze, senza però mai che una di queste possa emergere definitivamente e rendersi intelligibile, categorizzabile, omologabile. Approvare questo disco sarebbe stato come autorizzare qualsiasi pazzo sulla faccia della terra ad assemblare tutte le proprie frustrazioni, turbe psichiche e paranoie e riversarle su un cd. Senza contare che le note di presentazione di questo disco erano quantomeno pretenziose, si parlava di questo disco come del “punto di impatto tra il noir di John Huston e il sassofono di John Zorn, tra Aleister Crowley e Il buono, il brutto e il cattivo, tra quello che ci si aspetta da TMK e la certezza che, alla fine, TMK farà sempre quello che vuole”.
La verità mi è stata rivelata solo quando, abbandonando i miei schemi preconcetti, ho cercato la fusione con questa musica, una fusione senza compromessi, senza se e senza ma, una totale adesione ad uno schema artistico che disvela il proprio impianto solo se gli permettiamo di penetrarci nel profondo, sì da scardinare le nostre certezze, da abbattere il solido edificio delle nostre convinzioni. Destrutturare, ibridare, sezionare, distruggere, ricostruire, annientare la forma canzone, l’idea che vi possa essere razionalità in un universo parallelo, quale quello della musica, dove il brodo primordiale è fatto di emozioni e dove la classica “forma canzone” è solo uno degli stati di aggregazione di questo brodo primordiale. Da questo punto di vista i TMK tornano alle radici, a quel bing bang iniziale, eliminando tutto il costrutto che separa la musica, e le sue emozioni, dall’ascoltatore. Ciò che ci viene regalato è appunto un concentrato di emozioni nella forma più pura, dove bisogna chiudere gli occhi e lasciarsi andare alle sensazioni e alle visioni che questa ispira, dove la cosa più importante non è capire cosa sta avvenendo, in quanto l’unica cosa che conta è che sta avvenendo!
“Pilot (Man With The Meat Machine)” è la colonna sonora non di un film, ma del Cinema, perché non solo è capace di omaggiare diversi generi (Da Houston a Sergio Leone, passando per Tarantino e David Lynch) ma soprattutto perché possiede quell’intensa forza visionaria, quei tratti onirici in costante bilico tra sogno e realtà, follia e lucidità, che rappresentano le stigmate di un percorso cominciato oltre cento anni fa dai fratelli Lumière.
Musicalmente poi troviamo davvero tantissime influenze, che è quasi impossibile, oltre che citarle, anche ritrovarle tutte.
L’iniziale “Exile” parte con un sassofono che, sebbene sia un omaggio a John Zorn, è anche un evidente richiamo al Fred Madison (interpretato da Bill Pullman) di “Lost Highway”, capolavoro di David Lynch, cui sicuramente i Maldoror sono debitori, come più volte dimostrato nel corso del disco. La stessa struttura della canzone ricorda l’andamento del film, suddiviso in due parti, perché ad un certo punto il mood cambia e si passa ad un ritmo techno/industrial più frenetico, allucinato, oscuro, sconvolgente. Si precipita in un rituale esoterico, caro alla tradizione della band di Kundhali, di crowleyana memoria, un vortice di terrore puro. Da brividi.
La successiva “Microphones & Flies” sembra una radiolina impazzita, che si auto-sintonizza a casaccio su molteplici frequenze in rapida successione. È così possibile ascoltare orchestrine jazz, jingles pubblicitari, speakers afoni, lounge da club dandy, prima che il trillo di un telefono ci svegli da questo sogno (o incubo?), trasportandoci da un’atmosfera onirica ad una tremendamente reale, dove eppure non siamo ancora capaci di capire se siamo svegli o stiamo ancora sognando, in virtù di patterns techno dall’incedere mantrico, ipnotico e surreale. Ma ecco ritornare quel jingle, un maledetto e snervante jingle, che verrebbe voglia di prendere il fucile e sparare alla maledetta radiolina!
“Zombie Children” è Black Mamba (Uma Thurman) che con la sua decappottabile, corre su polverose e assolate strade per uccidere Bill, tributo al cinema di Tarantino e a tutta la b-culture di cui Quentin si fa portavoce. Un tributo ad un periodo del cinema, quello anni ’60 e ’70, che si tramuta in un tributo alla musica di quegli stessi anni con il sample di “Stand By Me” (coverizzata anche dal nostro pessimo Celentano con il titolo “Pregherò”).
“Welcome To The Golden Dove Society” sembra giocare con i richiami crowleyani della sua “Golden Dawn”. Musicalmente siamo di fronte ad un pezzo di techno spinta che si alterna a sinuose e bluesy chitarre acustiche, prima di un intermezzo drammatico che prelude ad uno “spoken word” da parte di una donna, che si esprime minacciosamente in spagnolo, e che onomatopeicamente sembra minacciare l’ascoltatore.
“The Night Mr. Clenchman Died” ci riporta ad un Giovanni Lindo Ferretti che jamma con i Black Widow, sotto acido pesante abbandonati nel deserto messicano, mentre danno vita ad un rituale sciamanico, lisergico, orgiastico, con tastiere psichedeliche di settantiana memoria e beats ossessivi, prima di arrivare a sonorità che sembrano tratte da dischi degli Shape Of Despair, funeral doom apocalittico e desolato, le quali, pur tuttavia, preludono al convulso e assillante finale noise/industrial. Esperienza assoluta.
Ecco quindi arrivare i tre episodi di “Pilot”, nel primo dei quali ritroviamo il sax, stavolta accompagnato dalla suadente ed eccitante voce di Helen, novella pupa del boss in uno dei gangster movies degli anni ’40 con James Cagney. Ce la immaginiamo adagiata su un pianoforte, bellissima, inarrivabile. Le altre due parti di “Pilot” sono quasi dei nonsense, anche se musicalmente opposti, che pur tuttavia hanno il pregio di portarci alla conclusiva “A Gasoline Hero” (della quale è presente anche un video molto innovativo), un tunnel oscuro, visionario, progressivo, cinematico, che conduce all’uscita, preannunciata da una voce femminile che ci sussurra all’orecchio “initiating shutdown sequence”. Finalmente riapriamo gli occhi, siamo svegli, anche se sicuramente più stanchi di quando ci eravamo addormentati, spossati dal flusso onirico e ininterrotto delle visioni, sensazioni ed emozioni che la musica dei Maldoror ha saputo suscitare.
È impossibile citare ogni singola influenza, artistica, musicale e cinematografica, così come è impossibile quantificare numericamente il valore di questo disco che, per inciso, è un gioiello. Non dimentichiamo di sottolineare il bellissimo artwork, nel quale spicca la copertina dove compare Suzi Lorraine, modella protagonista anche di una serie di b-movies horror.
I Thee Maldoror Kollective danno alle stampe il loro capolavoro, un disco che abbatte tutti i canoni precostituiti, che osa con una nonchalance disarmante, un disco che purtroppo potrà essere apprezzato solo da pochi. La consolazione è però sapere che il disco si presta a differenti interpretazioni, nessuna vincolante, nessuna portatrice di verità assoluta, nessuna capace di esaurire in toto il concept del disco. Un po’ come un film di Lynch, di cui, questo “Pilot (The Man And The Meat Machine)”, potrebbe essere la colonna sonora dell’ultimo INLAND EMPIRE (rigorosamente tutto in maiuscolo, come vuole il Maestro). Geniali.

Voto: S.V./10
Luigi "Gino" Schettino
 
http://www.noise.fi/levyarvostelut/?id=6947

TMK´s Pilot - Man With Meat Machine (Albumi)

Italialainen TMK eli Thee Maldoror Kollektive on tehnyt melkoisen kurssinmuutoksen urallaan: black metalista industrialiin vaihtanut orkesteri soittaa uusimmalla levyllään kaikista tyylilajeista ammentavaa sekamelskaa, jota voisi kuvailla omituiseksi elokuvamusiikiksi. Elementtejä metallista on edelleen mukana, mutta pääroolissa ovat rumpuloopit ja yksinkertaiset kitarariffit. Niiden päällä kuullaan puhesampleja, syntetisaattoreita ja hämmentäviä äänikollaaseja.

Ilmaan voisi heittää sellaisia termejä kuin post-rock, avantgarde tai jazz, eikä määritelmä menisi kovin pahasti pieleen. Leikkaa ja liimaa -periaatteella kyhätyt kappaleet ovat niin erikoisia ja keskenään erilaisia, että punaisen langan löytäminen on työn ja tuskan takana. Välillä synkeät kitarariffit tuovat mieleen halvat spagettiwesternit, välillä taas kotimaisen Magyar Possen kaltaiset kokoonpanot.

Hetkittäin musiikki onnistuu tempaamaan mukaansa, mutta kun kullankaivajien hylkäämästä aavekaupungista siirrytään yhtäkkiä nu-metaliin erikoistuneeseen kellariklubiin, kuulija jää haromaan hiuksiaan ihmetyksen vallassa. Hampaiden kiristelyä aiheuttavat myös halvan kuuloiset koskettimet, jotka tekevät muutoin varsin orgaanisesta äänimassasta muovisen keinotekoisen. Jälki on totta vie omaperäistä, mutta se ei tällä kertaa riitä.
 
http://www.harm.us/main/

Thee Maldoror Kollective is a very unique band, in constant evolution, never trying to imitate anybody not even themselves. Not following any musical trend, TMK has merged into its most recent transformation, the mad creators of Pilot- Man With the Meat Machine. With the attractive pin up of the cover art, one might be a bit puzzled as to what's to expect and I think this is simply the whole idea! Gone are yesteryears' black vocals and in are the multi vocal samplings and the new version with clean male vocals and some nice female ones, operatic at times too if you please! Cinematic avant garde music is what underground label Code666 is classifying them with good reasons. No two tracks are similar but all of them are filled with creativity and originality, always in motion never lingering or stretching the same parts over and over. One moment it's keyboard driven/ambient, then industrial, turning to blues/jazz to rockabilly to end in symphonic orchestration. Mostly instrumentals with some nice vocals like on : The Night Mr. Clench Man Died; then some sexy/jazzy female voices to be heard on Pilot I. Very entertaining and enjoyable from beginning to end, Pilot is another great musical madness crafted by the boiling minds of the Kollective.

9 / 10
 
From: www.riffmagazine.net

Thee Maldoror Kollective
Pilot (Man With the Meat Machine)
Rating: (masterpiece)

Thee Maldoror Kollective - Pilot (Man with the Meat Machine)If somebody wanted to own just one album and still have all genres represented... they should buy the new Thee Maldoror Collective album.

At the beginning they played black metal as Maldoror. Their name changed, so did their music. What do they play? Well… everything. Listening to this album you never know what you are going to hear the next second. Metal, jazz, post-rock, psychedelic music, elektronic sounds, symphony, blues... Dark and funny, extremely modern or sounding like recorded fifty years ago. ‘The Night Mr. Clenchmad Died’ sounds a bit like Nick Cave, ‘Modernist Matador Mansion’, after the free-jazz intro is similar to strangest Portishead songs… But it’s not copying, it’s kind of game with the listener.

This music is extremely demanding and very original. You must be concentrated listening to it or you can get lost, like you might get lost in the big, unknown city, where you get so much contradictory information that you can’t think or act correctly…

For many people it can seem strange and chaotic, for others listening to this album will be the most fascinating experience. And for you? Just check it out.

Hanna Zając

So this is one of the situations that editor-in-chief has to say something. After few minutes of this record I said to myself: "Man, she's right!". Absolutely stunning cov... album, but... Yeah - there are always some buts...

In this music you can find everything and when I say everything I exactly mean everything. Jazz, old 30s tunes, metal, industrial, Nick Cave and all is finished with a perfect Massive Attack rip-off. When listening to A Gasoline Hero i thought it is a cover version of Prayer for England by those Bristol geniuses. I was really surprised that the vocal isn't coming in and the song goes in different way. But it's still Prayer for England... It destroyed a bit my view on this cd.

If you're not handy in music this might be a problem for you. Styles are so densely packed within the songs that you might not believe it. Let's take Microphones & Flies - industrial/frightening music ended with a twist? Sounds like a joke but it's only Thee Maldoror Kollective. You might say it's avantarde or experimental music. I say it's a great mix of 2007 years of culture. Or even more... Oh, come on! Zombie Children Do Synthetic Dreams is reeeeaaaally similiar to Mision: Impossible theme... But they added some freaky raps and clicks...

You've got to try it by yourself. It could be awful mash or a very tasty dish. There's nothing to lose (except a few bucks) and you can listen to a very good piece of music. It's worth a try... Maybe you'll find more pieces of jigsaw... I've got some clues, but I have to check some things first... Oh, yes... Have you seen how this album is called? Hah!

My rating is:

Łukasz Warna-Wiesławski
 
From: www.ox-fanzine.de

Artist: THEE MALDOROR KOLLECTIVE
Ox-Fanzine / Ausgabe #70
Eigentlich hat sich die italienische Band bei diesem Album, anhand ihres Kürzels TMK, umbenannt in THE TEXTBOOK OF MODERN KARATE. Was hier musikalisch aus dem Hut gezaubert wird, ist ein visuelles Inferno. Angelehnt an cineastische Erlebnisse, sowohl was deren Musik, als auch Eindrücke angeht, kreieren TMK ihren eigenen Soundtrack. Dabei wird man als Hörer oft an seine Grenzen geführt, soll heißen, es gibt nur eine klare Linie, nämlich die, dass es keine gibt. "Exile", eine elektronische Version im Morricone'schen Stil, eröffnet das Album mit Blick auf schottische Landschaften, um anschließend in einem tosenden Gewitter zusammenzubrechen. Kaum dass man meint, einen Eindruck bekommen zu haben, wird einem Jazz um die Ohren gewirbelt, was aber nicht lange vorhält, weil direkt die nächsten Bilder erzeugt werden. Trotzdem sind klare Strukturen vorhanden und unglaubliche Melodien. Bei "The night Mr. Clenchman died" darf man sich an JOY DIVISION erinnert fühlen, was in keinem Zusammenhang steht, aber Fakt ist. Der nachfolgende Zyklus "Pilot 1-3" arbeitet mit Zitaten, von "Psycho" bis "James Bond", die nicht gesamplet, sondern interpretiert werden. Abgeschlossen wird das Album mit dem treibenden Rockgiganten "A gasoline hero", zu welchem auf dem CD-ROM-Teil ein visueller Clip ist. Großartig verstörend und filmisch überzeugend. Nebenbei mit winzigem Schlusszitat, nämlich dem Eröffnungsgeräusch aus "The Texas Chainsaw Massacre". (52:21) (9) (Claus Wittwer)
 
From www.kronic.it

Trame confuse in technicolor
Mai paghi dei risultati raggiunti, i TMK si muovono ancora oltre rispetto alle loro sempre diversificate prove; è il turno di un album apertamente cinematografico, per presentazione grafica, struttura e ambientazioni.

Le nove tracce di “Pilot” sfruttano senza patemi strumentazione rock e elettronica, sassofoni lirici, pianoforti da night club e vocalità eclettica (pur nel contesto di un’opera prevalentemente strumentale), e al loro meglio creano suggestioni desertiche – il crescendo senza orizzonte di “The Night Mr. Clenchman Died” – o rievocano acide galoppate in pericolosi vicoli metropolitani e malfamati motel da B-movie (“A Gasoline Hero”) pieni di cattive frequentazioni. Purtroppo non sempre, anche all’interno degli episodi migliori, l’astrazione e la visionarietà si coniugano con una sana concretezza.

Infatti è evidente nella sovrapposizione di texture e nel nitore della ricchezza sonora l’attenzione per i dettagli – ritmici, armonici e melodici – che talvolta non è completamente finalizzata, traducendosi in incostanza e dispersività: certi bruschi inserti o gratuiti cambi d’atmosfera spezzano il filo del discorso senza effettivamente intraprenderne uno nuovo; le scorie di jazz da piano bar deviato e filtrato di “Pilot 1”, i temi pseudo-bondiani di “Pilot 2” o le divagazioni elettroniche di “Pilot 3” non sorprendono e mancano di efficacia, banalizzando il risultato finale.

Troppo piena e presente per rimanere davvero in sottofondo come la musique d’ameublement, ma troppo frammentaria per un costante primo piano, quest’opera è certamente da lodare per la volontà dei TMK di sperimentare qualcosa di nuovo per loro; molto meno apprezzabile è il risultato in sé. Incoraggiamenti dunque ai TMK, ma somma cautela da parte dei potenziali acquirenti.
 
http://www.metal-observer.com/articles.php?lid=1&sid=1&id=12007

Genre: Avantgarde / Ambient
Label: Code666
Playing time: 52:22
Band homepage: Thee Maldoror Kollective

Tracklist:
Exile (In Serenity)
Microphone & Flies
Zombie Children Do Synthetic Dreams
Welcome To The Golden Dove Society!
The Night Mr. Clenchman Died
Pilot Part 1
Pilot Part 2
Pilot Part 3
A Gasoline Hero

Picture this: You are stuck in a cyberpunk movie. It’s night out; you’ve just popped some pills and you heading out the door for a night of fun and perhaps debauchery. On your way to the red light district, the drugs will take hold, putting you in a daze, blurring and distorting your senses’, just enough to make you stagger through the night with an altered point of view but not enough to compromise your ability to navigate throughout the night.



This is the soundtrack of your nocturnal journey through the night, while making your way through bars, underground dance clubs, while the drugs slowly and subtly take effect, and every single location you get to SLOOWWLY changes from normal to nightmarish, without you noticing this change.



This alteration goes on wherever you go, whether it be a Dance bar (“Zombie Children Do Synthetic Dreams”) or a Jazz club (“Pilot 1”), where you’ve made your way to get away from the craziness of the night, and sit down just to unwind, but to no avail. Whatever your surroundings are, they change bit by bit, starting off normally and turning out to be a scene that Dave McKean or Tim Burton would visualize. That beautiful specimen of the opposite sex you were flirting with just grew horns and their eyes turned blood red, the locale you currently are situated has lost all sense of perspective, and the colours of the world are all wrong, but this was what you opted for.



You finally survive the night and get home from your trippy, strange, fun and distorted journey, and you start to watch some mundane late night TV as the drugs’ slowly lose their effect, and you calmly realize what went on throughout your night out. It was a mind-altering experience that you’d like to live through again, but now, you want to hit the sack and wake up to reality..



Releases like this make me realize that you don’t need any substances to trip out of your mind.



Recommended!

(Online March 22, 2007)
 
From VS-Webzine (fra)

http://www.vs-webzine.com/new.php

Il est déjà bien loin le temps où THEE MALDOROR KOLLECTIVE était un groupe de black metal expérimental mêlant adroitement musique extrême et éléments industriels et électros à la manière d'un THE KOVENANT ou de ...AND OCEANS dernière période. "A clockwork Highway" sorti en 2004 avait déjà marqué un tournant dans la carrière du groupe, effaçant quasi totalement toutes les dernières traces de black metal que pouvait encore avoir la musique du groupe. Avec "Pilot: Man With the Meat Machine", notre sextet transalpin ne s'est pas du tout assagi; bien au contraire, il nous propose son album le plus expérimental, un album déroutant, à des années-lumières du black metal et même bien loin d'une musique pouvant s'apparenter au metal.

Décrire la musique de THEE MALDOROR KOLLECTIVE (TMK pour les intimes) sur ce nouvel opus n'est vraiment pas une mince affaire. Derrière ce qui est sans doute un concept-album, (mais le livret et la promo sheet n'apportant aucune info à ce sujet, je n'en sais pas plus que vous) se cache un patchwork musical, une énorme moulinette dans laquelle les TMK nous balancent pêle-mêle des éléments jazz, tel le saxo de "Exile (in serenity)" et de "Pilot part 1" ou encore la section rythmique sur un passage de "Microphone & Flies"; des éléments blues comme dans "Welcome to the golden dove society", le quatrième morceau. Blues & Jazz sont les éléments principaux qui reviennent tout au long de l'album et lui donne sa couleur, son atmosphère. Car, bien plus que le résultat musical, c'est l'ambiance créé par tous ces éléments qui est importante sur cet album. On trouve bien entendu beaucoup d'autre éléments qui viennent enrichir cette ambiance: une partie rock'n'roll purement sixties, une reprise très respectueuse de "Stand by me", tube des années 60 de BEN E KING, ou encore un chant étrange à mi-chemin entre crooner et batcave sur "The night Mr. Clenchman died", un titre très long et hypnotique avec des superpositions de rythmiques et des passages de chant quasi-incantatoires, sans doute le titre le plus rock de toute la carrière du groupe.

Les morceaux n'ont pas, pour la plupart une structure conventionnelle (comprendre couplet et refrain) mais sont plutôt des collages, des assemblages de parties liées entre elles par des parties industrielles (le dernier vestige restant du passé de TMK), des bruitages (téléphone...) ou encore des voix telle cette partie parlée en Espagnol sur "Welcome to the golden dove society". Si la musique n'est pas facile à décrire, l'atmosphère de cet l'album l'est plus aisément. On se retrouve aux États-Unis dans les années 60, dans un vieux film d'espionnage où un privé, avec ses indispensables imper et chapeau va chercher des infos la nuit dans un club de jazz au sous-sol d'une ruelle crasseuse. Là une chanteuse fanée, accompagnée d'un piano ("Pilot part 1") tente de divertir les rares clients présents. Puis on change d'endroit, on reste toujours aux Etats Unis mais c'est vers le "Lost Highway" de Lynch et sa musique d'Angel Badalamenti qu'on se tourne ("Microphone & Flies"). Pour finir la soirée en beauté on se rendra au Titty twister Bar d' "Une nuit en enfer" de Robert Rodriguez et Quentin Tarantino ("Zombie children do synthetic dreams")

Il ne manque en fait que les images pour que la musique de TMK ne prenne totalement vie. C'est déjà le cas avec le clip de "A gasoline hero" présent en fichier mov sur le CD et qui permet de rentrer un peu plus dans l'univers de THEE MALDOROR KOLLECTIVE. Ce titre est cependant le plus court et celui qui se rapproche sans doute le plus de ce que faisait le groupe par le passé. Il serait très intéressant de voir l'intégralité de l'album mise en image mais cela nécessiterait des moyens dont ne dispose pas le combo italien.

Au final, pas de metal sur cet album, mais une expérimentation à mi-chemin entre musique et cinéma qui n'intéressera sans doute que les plus téméraires d'entre vous.

Rate: 15/20
Review by: Sheb
 
From BlackFuel www.blackfuel.nl

Dit is alweer het zesde album van Thee Maldoror Kollective, een avantgarde gezelschap dat wellicht uitkomst biedt voor mensen die Mike Patton wat te gewoontjes vinden. Ooit schijnt dit een black metalformatie te zijn geweest, maar die tijd ligt ver achter ons. ‘Pilot - Man With The Meat Machine’ is de soundtrack voor een denkbeeldig filmhuisproject. Klassiek, avantgarde jazz, vleugjes rock en geluidsexperimenten vloeien in elkaar over en vormen een naargeestig, soms prachtig en in alle gevallen spannend geheel.

Het is één grote trip langs vage cult- en B–horror movies. Het eerste deel van het album is zwaar en schuift van ‘spaghetti western’-achtige geluidscollages, langs jaren twintig swing, naar een soort stonergroove (Zombie Children), die ineens overgaat in een sample van Ben E. King’s ‘Stand By Me’. ‘The Night Mr. Clenchman Died’ is zowaar een enigszins ‘gewoon’ nummer dat associaties oproept met Joy Division.

Het drieluik ‘Pilot’ start met rokerige jazz en mooie vrouwelijke vocalen, deel twee is swing met blazers en metalgitaren (ja, u leest het goed) en deel drie is gebaseerd op hiphop beats, minimalistische geluiden en filmfragmenten. ‘Pilot - Man With The Meat Machine’ is een intrigerend geheel dat uitzonderlijk goed in elkaar zit en liefhebbers van Mike Patton en ook John Zorn zouden dit album zeker eens moeten gaan luisteren.

80
 
http://www.elskrin.net/website/reviews.asp?IDalbum=1683


Thee Maldoror Kollective / Pilot [Man With The Meat Machine] 8.5/10


I TMK non sono un'esperienza facile, perchè da qualche anno a questa parte oltre a cambiare il loro monicker da Maldoror in Thee Maldoror Kollective hanno pure raso al suolo tutto quello che avevano costruito prima, due cattedrali di oscuro ed esoterico Black Metal made in Italy: Ars Magika e In Saturn Mystique. Ora è il caso di essere estremamente chiari e diretti, sono passati molti anni, le cose sono cambiate, almeno nella forma... ma nel concetto e nell'idea si è sempre rimasti da dove si era partiti, ossia distruggere il pensiero comune dalle fondamenta, e una volta raggiunto l'obbiettivo ripartire nuovamente da un ennesimo inizio che farà storcere il naso a molte persone. Questo nuovo Pilot non possiede nulla del Black Metal, nemmeno a 500km di distanza, però è innegabile come la voglia di sperimentare da parte dei Thee Maldoror Kollective rimandi tranquillamente al loro primo periodo discografico, che non era certo a base del più scontato metallo nero. Quello che adesso sembra dare nuova linfa vitale a questo kollettivo è l'aspetto acustico e carnale, soprattutto se si considerano gli ultimi due New Era Viral Order e A Clockwork Highway, grigi esemplari di Elettronica urbana alternativa a tutto, addirittura spesso anche a se stessa. Le deviazioni asfissianti del penultimo disco parlano chiaro. Ma è con Pilot che la figura umana sembra riprendere il suo spazio, forse mai come ora la band si è basata su sonorità così acustiche, spesso sfocianti addirittura nel Free-Jazz più schizzato, mi sto riferendo a Exile (In Serenity) e Microphones & Flies, ma i riferimenti potrebbero essere diluiti a tutte le tracce del disco. E' come ascoltare una colonna sonora di David Lynch, psichedelica ma allo stesso tempo concreta e mai gratuita. Non sò se avete presente la follia dei Fantomas, in caso la risposta sia positiva dovete solamente rendere più lunghe di parecchi minuti le canzoni di questo gruppo, e avrete più o meno un'idea di quello che (potrebbero) suonare i TMK. Sono rimasto molto colpito dal dinamismo e dalla fluidità di brani come The Night Mr. Clenchman Died e Zombie Children Do Synthetic Dreams, più tendente all'elettronica minimale la prima, più spigolosa e di impatto la seconda. Ormai è inutile anche tentare di classificarli, come li vogliamo chiamare? Noise, Electro, Rock Alternativo... Post-Core, Post-Tutto? Tanto a cosa serve, qui quello che conta sono i risultati di un'evoluzione che sembra non conoscere fine, ben tornati.

recensione di Von BurdeN
 
http://www.friedhof-magazine.com/criticas_detalle.php?id=1089

Thee Maldoror Kollective (Italy)
"Pilot (Man With The Meat Machine)" - CD (2007)
Sello: Code666 Records
Género: Cinematic Avantgarde Music
7.25 / 10

Tan compleja es la música de esta banda italiana de vanguardia, como complejo será poder explicaros lo que transmite este sexto álbum de la que en su día fue una banda de black metal a la antigua usanza.

T/M/K han decidido hace ya tiempo, que lo suyo es la innovación musical y por ello vuelven a intentar demostrar con este álbum, que es perfectamente posible, reunir influencias tan diversas como fragmentos de blues y jazz, colapsos de rock matemático y piezas de electrónica e industrial, si todo ello esta bien enlazado por grandes dosis de cinefilia. Digamos que estos locos italianos están intentando formar un solo universo musical basando sus raíces en el mundo del cine made in hollywood de los años 50, uniéndolo a la antitesis en sonido que no es otro que influencias musicalas tremendamente actuales, incluso futuristas y cibernéticas. Pasado y futuro unido, blues, jazz y rock and roll con noise e industrial, Jonnhy Cash o Led Zeppelín con Ulver y Godflesh, todo ello sobre una base de celuloide.

La propuesta de la banda italiana, he de decir que pese a ser arriesgada, a mi realmente me ha gustado que no alucinado, pero es lógico indicar que para el gran porcentaje de amantes de la música extrema no es precisamente el cd más indicado, principalmente porque este cd no pertenece al metal extremo, sino más bien a una gran abanico musical que algunas bandas otrora pertenecientes al extremo, abrazan actualmente.

Si disfrutas con los Ulver más actuales, bandas como Godflesh, Manes, Merzbow o DJ Speedranch, amas las bandas sonoras y el cine en si mismo, Pilot está indicado para ti, pero si buscas música extrema y metálica, ni te acerques a esta obra, porque Pilot está cargado de ambiente cinematográfico desde su buen y cuidado diseño, hasta la última nota de sus nueve temas.

Un álbum que desprende un aire que huele a suspense, a humo de cigarro, a copa de whisky en un bar a altas horas de la madrugada en una ciudad musical creada en formato 8 mm.

Reseñado por: Iván C. el 31 / 1 / 2007