Mechanical Poet - "Woodland Prattlers" REVIEWS

from TRUEMETAL portal

http://www.truemetal.it/reviews.php?op=albumreview&id=3180

rate: 80/100


Si autoetichetta "progressive orchestral metal" il genere proposto da questo trio moscovita, che nasce dalla scena avant-garde sperimentale russa nel 2002. Con un biglietto da visita simile è lecito attendersi grandi cose da questo act, ben spinto in fase di promozione da un'etichetta - la Aural Music - che ne ha esaltato le caratteristiche e alimentato le aspettative. D'altro canto, però, la proposta dei nostri può dare adito a diverse interpretazioni, risultando questa moda di inventarsi il genere, almeno per chi scrive, decisamente opinabile.

In effetti i Mechanical Poet mostrano influenze d'ogni sorta, e si legano soprattutto a certe sonorità power/gothic di stampo europeo (a qualcuno potranno venire alla mente gli Evergrey), ma anche ai cambi d'atmosfera tipici del rock progressivo, nonché ad inevitabili richiami alla tradizione folk dell'Europa dell'Est. Il tutto è condito con una serie impressionante di arrangiamenti elettronici e orchestrazioni, e inserito in una cornice filmica che accosta il lavoro piuttosto a una colonna sonora che a un concept album.

Il taglio che questa colonna sonora assume è di tipo fumettisco: sia moltissime delle atmosfere che pervadono le composizioni, sia le liriche (si guardino a tal proposito i titoli delle song), sia l'artwork, rimandano allo stile del "Nightmare Before Christmas" di Tim Burton, capolavoro del dark-musical continuamente richiamato anche a livello di arrangiamenti. Come se non bastasse, il gustoso fumetto incluso nel ricco booklet fuga i dubbi rimanenti. L'affresco grottesco, a tratti fantasy, di quella che potremmo chiamare la "Notredame de Paris" del Metal - dal momento che, ad ogni modo, di Metal si tratta - è sostenuto da tre musicisti di esperienza, tecnicamente preparatissimi, e scaltri dal punto di vista promozionale, non sarà certo un caso che un "pacchetto" di questo tipo esca sul mercato proprio a ridosso del Natale, e la predilezione attualissima per i personaggi dispettosi associati alla festività ("Il Grinch", "Babbo Bastardo", tanto per citare le ultimissime uscite) rende giustizia all'accostamento Natale/Metal che mi sono permesso di sottolineare. E' altresì giusto non fermarsi alla malizia con cui sono solito confrontarmi con il music business, anche perché il lavoro dei Mechanical Poet è molto poco attaccabile dal punto di vista musicale: ruffianeria, impatto, un grande gusto per gli arrangiamenti e, soprattutto, la versatilità del singer - Max Samosvat - sono i punti di forza delle composizioni di "Woodland Prattlers". Una band del genere, che unisce la sua componente (metal) progressive derivata direttamente dai Pain Of Salvation alla sua spiccata matrice "brodwayana" cattura di sicuro la mia attenzione, anche se, devo dirlo, il lato melodico non è trattato come si dovrebbe, dopo uno "studio" a tavolino: la cura per le armonizzazioni e i cori non manca, il cantato è sempre ispiratissimo e di elevata portata tecnica, ma, ahime, la scintilla vincente, ovvero l' ariosità di melodie realmente travolgenti, quelle che catturano al primo ascolto, sono solo abbozzate in qualche ritornello ("Bogie in a Coal Hole"), e la mancanza è troppo grave per un prodotto "costruito". Resta però una serie di tante ottime tracce, che a tratti diventano eccellenti, che mi spingono di consigliare a tutti di porgere orecchio a quella che non sarà certo una macchina da soldi, ma che potrebbe diventare l'uscita dell'anno per più di qualcuno di voi.
 
from HEAVY METAL portal

http://www.heavy-metal.it/recensioni/album_templ.php?id=904

rate: 8,5/10

La sorpresa metal di quest'anno arriva a Natale, ed arriva dalla Russia (posto da cui non escono molte realtà musicali, il che rende questo disco ancora più una sorpresa). I Mechanical Poet stupiscono con un album davvero riuscito, un lavoro di cui si vociferava da un po', ma che una volta uscito non delude. La musica di questi ragazzi è davvero strana, in passato è stata addirittura definita "Harry Potter metal", ma non fatevi ingannare, al limite la cosa che accomuna i russi al piccolo mago antipatico è la magia.
Il gruppo riesce infatti a miscelare prog, orchestrazioni, power, gothic, metal "tirato" e stacchi da colonna sonora che ricordano spesso le musiche dei film di Tim Burton, soprattutto "Nightmare before Christmas" (e non Harry Potter...). E proprio Tim Burton credo sia l'ispirazione primaria di questa band (le sue atmosfere aleggiano lungo tutto il lavoro), che struttura "Woodland Prattlers", se ho ben capito, come la colonna sonora di un fumetto presente nel booklet del cd (booklet che purtroppo nella versione promo in mio possesso non è presente, ma a giudicare dalla copertina mi aspetto un lavoro notevole anche da questo punto di vista), con tanto di "Main titles" ed "End credits" ad aprire e chiudere il tutto. E proprio come in una colonna sonora non si può ascoltare un pezzo di "Woodland Prattlers" in particolare, bisogna sentire questo lavoro dall'inizio alla fine immergendosi nelle mutevolezze contenute tra queste note.
Si può dire senza sbagliare che il lavoro di questi ragazzi è avantgarde (diversa da quella scandinava, ma sempre avantgarde), e la cosa più notevole è che le parti prog sono calde (incredibile!) e piene di atmosfera, risultando piacevoli da ascoltare e non annoiando con inutili sfoggi di tecnica (a volte mi vengono in mente i Pain Of Salvation, ma direi che in "Woodland Prattlers" l'orchestra e le parti prog sono usate nel disco in maniera migliore che in "Be"!), inoltre le contaminazione sono tante, ma il disco suona decisamente "metal"! Che poi a ben guardare questi russi non inventano nulla di nuovo, ma combinano cose già esistenti in una miscela che, seppure già tentata da altri, raramente è riuscita così efficace (e il tocco "Burtoniano" di cui parlavo sopra dà al tutto una spruzzata di personalità non da poco).
Lo so, sto tentando di rimandare questo momento, eppure qualche brano va citato... ma come si fa? Potrei parlarvi dell'atmosfericità sospesa di "Main title" (perfetta introduzione al disco), di quella specie di ballata dal gusto antico (che fa pensare al folklore dell'est europeo, tra l'altro) che è "Sirens form the underland", della travolgente introduzione a "Old year's merry funeral", di come "Natural quaternion" duri più di 11 minuti senza annoiare mai... Non vi basta? E allora vi cito anche l'assalto sonoro di "Stormchild", la schizofrenia di "Bogie in a coal-hole", la nenia Burtoniana "Will o' the wisp" e la cangiante "Strayed moppet"... un leggero calo si nota in realtà negli ultimi tre pezzi, "Shades on a casement" non è brutta, ma non ammalia come i pezzi precedenti, "Swamp-stamp-polka" sa un po' di già sentito ed "End credits", pur non essendo male, non è il "gran finale" che ci si poteva aspettare, ma onestamente tutto questo non è un problema quando il resto del cd è di qualità tanto elevata (che poi questi ultimi pezzi sono un leggero calo ma non sono brutti, come ho scritto prima).

Insomma, buttatevi a pesce su questo disco (che tra l'altro mi sembra pure parecchio trasversale e capace di essere apprezzato da molti), inoltre ho letto che in giro c'è una versione limitata contenente anche l'ep di debutto (non l'ho sentito, ma a questo punto vado sulla fiducia) che sembra valga davvero l'acquisto... album metal dell'anno allora? Io direi proprio di sì.
 
from ROCK IMPRESSIONS

http://rock-impressions.com/mechanicalpoet1.htm

Questa formazione russa è giunta alla pubblicazione dell’album di debutto dopo aver dato alle stampre un Ep nel corrente anno. I Mechanical Poet sono un trio dedito ad un prog metal molto teatrale, condito da interessanti partiture sinfoniche, che risultano nel complesso piuttosto originali.

Già la cover dell’album ci cala in un mondo che sembra essere uscito dalla fervida mente di Tim Burton. L’intro del disco “Main Titles” per la verità è piuttosto banalotta e fa pensare all’ennesima formazione di retro prog, ma non è così, infatti come entra la sezione metal nella seguente “Stormchild” le cose cambiano repentinamente e le atmosfere si fanno torride. Comunque il lato metal del gruppo alla fine rappresenta l’aspetto meno originale di questi talentuosi musicisti, perché il loro punto forte sono le partiture complesse ed articolate dove alternano momenti di pura visionarietà a sfuriate ritmiche di buona efficacia, che sono funzionali al tessuto sonoro.

Non bisogna comunque dimenticare che si tratta di un disco debutto e che il gruppo ha notevoli margini di miglioramento. Il cantante Max Samosvat si è appena unito al gruppo e la sua voce potente è un ottimo biglietto da visita per i Mechanical Poet. Musica teatrale quindi, ovvero molto cinematografica, adatta a musicare storie e situazioni, a creare immagini non a caso il retro del cd è disegnato proprio come un cartellone di un film e la bio annuncia un nutrito booklet con una storia disegnata che purtroppo non è presente nella versione promo.

Woodland Prattlers è un disco nuovo, fresco ed eccitante, tutte doti rare di questi tempi e io spero proprio che questi ragazzi trovino la forza per sviluppare ulteriormente il loro progetto e allora si che ne vedremo delle belle! GB
 
from HEAVY WORLD ONLINE

http://www.heavyworldonline.de/

rate: 10/10

Mechanical Poet
Woodland Prattlers


Stil: Orchestraler Melodic Metal
Labelkontakt: www.auralmusic.com
Bandkontakt: www.mechanicalpoet.net

"Woodland Prattlers", das erste Album der drei Russen von Mechanical Poet, verfolgt ein interessantes Konzept. Wenn ich es recht verstanden habe ist das Album die Musik zum gleichnamigen Comic Buch, welches beim Kauf der CD mitgeliefert wird. Meiner Promo-Version fehlt dieses leider, so kann ich also nicht mit Bestimmtheit sagen, ob die Stücke auf die Story aufbauen, diese ergänzen oder sie schlicht und ergreifend erzählen. Schwamm drüber, denn "Woodland Prattlers" ist auch ohne Comic ein echtes Erlebnis.


Nach dem märchenhaften Intro "Main Titles" geht es nahtlos mit dem ersten richtigen Stück "Stormchild" los. Bereits hier zeigt sich die starke orchestrale Schlagseite der Band. Fette, thrashige Riffs wurden mit sanften Streichern unterlegt. Aber halt, bereits der nächste Song "Bogie in a coal-hole" klingt ganz anders. Anfangs sehr düster, fast gothisch, entwickelt sich das Stück zu einem melodischen Leckerbissen der Extraklasse. Der Refrain hat verdächtiges Ohrwurmflair und der cleane Gesang von Max Samosvat ist über jeden Zweifel erhaben. So wie die Musik ist auch seine Stimme sehr variabel und abwechslungsreich.


Das gesamte Album könnte abwechslungsreicher nicht sein. Neben den bereits genannten Thrash-Elementen finden sich auch einige lupenreine Power Metal Songs, progressive Passagen sowie von verspielten Keyboards getragene, ruhige Instrumentalstücke. Manch einer wird vielleicht bemängeln, das hier auf zu vielen Hochzeiten getanzt wird, in meinen Ohren klingt das Album aber trotz vieler unterschiedlicher Stücke sehr homogen. Das liegt vor allem an der surrealen, fantastischen Atmosphäre, dem verspielten, märchenhaften Charme und der Liebe zu verträumten, geheimnisvollen Details.


Die elf Songs von "Woodland Prattlers" können jedem offenen Metaller ans Herz gelegt werden. Hierbei handelt es sich um ein meisterhaftes Debüt welches man nur als Gesamtkunstwerk bezeichnen kann. Selten zuvor habe ich ein detailverliebteres Werk gehört. Die abwechslungsreichen, vielschichtigen Songaufbauten sind hier nur das berühmte I-Tüpfelchen. Zugreifen!

Wertung: 10 von 10

M E N S C H E N F E I N D
 
from DISINTEGRATION portal

http://www.disintegration.it/rec_settimana.asp?id=1341

"Album & Band of the week"

Dalla Russia ci arriva l’ennesima conferma dell’enorme fermento musicale e non che sta attraversando tutti i paesi dell’Est europeo. Accanto a nomi validi della scena estrema e gothic, che stanno piano piano emergendo, si segnalano anche questi incredibili Mechanical Poet, che esordiscono sotto l’egida della lungimirante Aural, divisone delle nostrana Code 666. Partiamo subito dall confezione, davvero irresistibile: si tratta praticamente di storie raccontate attraverso un fumetto che scorre, pagina dopo pagina, nel booklet del cd. Una trovata geniale e di classe! Musicalmente i Mechanical Poet propongono un prog metal sinfonico che risente moltissimo di influenze epiche, fantasy e folk, legate indissolubilmente alla tradizione del proprio paese d’origine e alle saghe nordiche. Tra i solchi di “Woodland..." si possono scorgere richiami velati a Symphony X e Evergrey, così come accenni a gruppi diametralmente opposti come Blind Guardian ed epigoni ( e l’ugola del vocalist ricorda non poco quella di Hansi Kursch). Dopo una intro di rhaspsodiana memoria (una costante di quasi tutto il platter), restiamo subito affascinati dall’opener “Stormchild”, contrassegnata da un riffing secco, ma anche da un sottofondo di tastiere ariose mixate con “rumori” meccanici. L’atmosfera si fa leggermente più rilassata con “Bogie In A Coal-Hole”, che ci offre anche spunti vocali “teatrali” e porzioni pianistiche davvero suggestive. Si prosegue sulla stessa lunghezza d’onda con “Strayed Muppet” (avvolta da un mantello di tastiere e da un chorus indovinato) , “Old Years’ Merry Funeral (strambo mix tra suoni artificiali, atmosfere fantasy e prog metal elaborato), per poi arrivare al piatto forte del disco, rappresentato dalla suite “Natural Quaternion”, summa delle molteplici influenze del combo dell’ex Unione Sovietica (si passa da parti orchestrali ad altre epiche, con chitarre in bell’evidenza). Insomma un cd di non facile assimilazione, costruito con grande scrupolosità, che sicuramente si rivelerà appagante, dopo ripetuti ascolti, per colui che avrà la fortuna di possederlo. Buon viaggio...
(Luca Visconti) Voto:7,5
 
from Metal Review dot com

http://www.metalreview.com/viewreview.aspx?ID=1285

rate: 4,5/6

This may well be the most frustrating album I’ve ever had to review - easy to genrefy as prog-metal, but difficult to pin down beyond that. Then again, prog-metal bands don’t like to be easy on the ear preferring rather to challenge it. Mechanical Poet succeeds on that front with Woodland Prattlers, but the end result may be a bit too disjointed even for lovers of the genre.

A concept album of sorts, the tracks here each center around a forest and it’s dwellers, with the musical scope of each ranging from heavy to morose and all points in between, sandwiched in between orchestral “Main Titles” and “End Credits”. The first actual song, “Stormchild” sounds a lot like Eldritch musically, with its guitar and drum sounds, and may lead you to believe that you’re in for some crushing, non-wussy prog-metal here. “Bogie in a Coal Hole” scales back the power just a bit but remains in the same vein and adds some clean piano and acoustic parts, before the album does a 180 into the minstrel style of “Sirens from the Underground” and the gentle piano interlude “Will O the Wisp”. Then it’s back to business for “Strayed Moppet” and “Old Years Merry Funeral”. The 11-minute “Natural Quaternion” encapsulates everything you’ve heard so far, but the parts don’t seem to fit together cleanly. “Shades on a Casement” takes things back to the mellow, while “Swamp Stamp Polka” sticks out as the shortest song here with a variety of different voices, perhaps meant to represent the various woodland dwellers coming together for a celebration just like the final scene of “Return of the Jedi”, because next up are the end credits.

Mechanical Poet isn’t doing a whole lot of innovation here, but they do what they do rather well. They certainly have the talent and ability to write an epic masterpiece, but I think they still have some work to do. They say they wrote and modified these songs while in the studio but sometimes it sounds like they were pieced together over time. The ones that sound best are without a lot of frills – “Stormchild”, “Bogie in a Coal Hole”, and “Swamp Stamp Polka”. Proceed with caution, but I have a feeling their follow up will be the one to get.
 
from Horrormagazine

http://www.horrormagazine.it/notizie/622

(no rate but great review)

Un poeta meccanico burtoniano
Interessante uscita per una band sospesa fra progressive e metal sinfonico.

Un'immagine dal sito dei Mechanical PoetBasta uno sguardo distratto alla copertina di questo Woodland Prattlers per rendersi conto di quale sia il vero nume tutelare per i Mechanical Poet, ovvero quel Tim Burton le cui atmosfere da fiaba macabra e melanconica pervadono tutto il cd di questo trio russo.

I Mechanical Poet nascono nel 2002 dalle ceneri dei Glazemaker, una band che sperimentava nei territori del metal avant-garde. Consueta trafila di demos, audizioni per un nuovo cantante e infine l'agognato EP d'esordio, quell'Handmade Essence che, maggiormente improntato a sonorità hard rock degli anni ottanta, guadagna loro l'attenzione della italianissima label Aural Music.

Frutto di questo incontro è il cd appena uscito, Woodland Prattlers, un lavoro monumentale frutto di fresca inventiva e consumata malizia produttiva. Tradizione folk della Russia, rock progressivo, atmosfere power-gothic, partiture sinfoniche, aperture melodiche: questo e altro ancora il materiale magmatico proposto dalla band che riesce a miscelare e tenere insieme tutti gli ingredienti grazie a un attento e pregevole lavoro di arrangiamento e orchestrazione.

Woodland Prattlers è la colonna sonora di quel film mai girato ma che avete sempre sognato, fra Nightmare Before Christmas e La notte dei morti viventi, Max Samosvat si rivela voce unica nel metal contemporaneo, versatile e potente, capace di spaziare dalla melodia alla tenebra più profonda, accompagnato dalla tecnica eccelsa del chitarrista Lex Plotnikoff e da quel polipo schizofrenico che è il batterista Tom Tokmakoff.

Cd da comprare a occhi chiusi per viaggiare in quei territori che possono nascondersi fra alcune coordinate indicative come Mr Bungle, Evergrey e Black Symphony ma se desiderate avere un assaggio delle potenzialità di questo gruppo fatevi pure un viaggio sul loro sito ufficiale e scaricate le due canzoni offerte nella sezione "media".

Miglior esordio del 2004 e uno dei dischi dell'anno. In regalo un booklet-fumetto dentro la confezione. 'Nuff said!
 
from BABYLON MAGAZINE portal

http://www.babylonmagazine.net/vis_...MECHANICAL POET&nome_disco=Woodland Prattlers

rate: Highlight of the week (weird but very positive review)

Confessioni di una mente……. da scribacchino. Di “Woodland Prattlers” è già stato scritto molto, io sono colpevolmente in ritardo. Sono stato egoista ho voluto godermi da solo la bellezza di questo disco, l’ho ascoltato fino ad assuefarmi e ora vivo una sorta di dipendenza. Lo porto con me ovunque, in casa, in automobile, al lavoro, nel lettore portatile mentre scrivo. E’ la prima musica che ascolto al mattino e mi accompagna nei miei viaggi onirici notturni, ha preso il controllo delle mie azioni, ho comprato tutta la filmografia di Tim Burton e ho rivisto innumerevoli volte “Nightmare Before Christmas” (canto addirittura le canzoni), il mio viaggio è continuato fino ad ora, l’unico modo per liberarmene è recensirlo, ma è un’impresa ardua. Scrivere di cose che ormai da tempo altri hanno scritto senza risultare ripetitivo è impossibile, senza nemmeno accorgermene è diventato, per molti, disco dell’anno, altri hanno scritto che le Sue atmosfere ricordano i film di Tim Burton, ed io come posso dissentire, per altri ancora è il miglior disco di power-progressive-symphonic-metal (Harry Potter Metal mi fa un po’ schifo). Io sono conscio del fatto che qualcuno di Voi sta aspettando proprio questa recensione di Babylon per decidere se acquistarlo. Credetemi non so cosa scrivere, scusatemi, meglio lasciar perdere. Buio in sala inizia il disco. Buon ascolto e per chi riuscirà a dormire sogni d’oro…. Ih ih ih ih ih. Avviso del Ministero della Salute Me(n)tal(e) : “Woodland Prattlers” provoca dipendenza ascoltarlo in ambienti affollati danneggia gravemente te e chi ti circonda.
 
Phew... too many reviews in Italian... Babelfish sucks... :ill:
BTW here is one from the States.

http://cp05.ionhosting.com/~joelh/mechanicalpoetreviews.htm

[font=Arial,Helvetica][size=-2]Boasting of an impressively ambitious task of combining several varied and incongruent genres of music together, Mechanical Poet has set themselves apart from the run of the mill music streaming out of the near factory like record labels such as Nuclear Blast, or Earache. Born from the creative influences of the former members of “Glazemaker”, an experimental avant-guard metal band, Mechanical Poet was born. “In this band they wanted to unite progressive metal riffs and song structures with deep ambient pads, trance electronics, and rich classical orchestrations.” While they succeeded in their aims, to combine so many different genres of music, it truly doesn’t sound like the average of any particular band of any of those sub-genres. Mechanical Poet is the modern equivalent of classical Romantic compositions from the Victorian age of Europe. Music which appeals to the senses, and to the emotions, rather than more direct styles. While they could be considered very progressive, “Woodland Prattlers” did not fall into the typical trap of progressive bands, overly elaborate instrumental pieces which many people seem to think is mostly a matter of pretense. While the songs are elaborate, and extremely well composed and arranged, the basic theme of the instruments isn’t beyond the grasp of the average listener. The music is progressive in its direction, rather than its complexity. There have been very few bands which have successfully melded so many influences together to make a unique sound, and those that did rarely got the credit they deserved from it.


The most striking, and surly overly elaborate, parcel of “Woodland Prattlers” is the artwork. Twenty pages of original artwork done specifically for this musical project by Lee Nicholson. The artwork is essentially a comic book, and each song is an illustrated portrayal. The artwork is unique, well drawn, and in full color, but most importantly it projects the style and feelings of the songs; from trolls fighting over coins, to the laments of ghosts and even a calendar year, to the song of the elements. Each song is unique in its composition, and even the instruments used, and the degree to which they are emphasized. Some songs like “Stormchild” are primarily faster heavier progressive metal songs, while others like “Bogie in a Coal-Hole” is much more difficult to describe accurately. The opening, and closing tracks, “Main Titles” and “End Credits” are orchestral pieces, and truly accent the mood of the rest of the album to such a great degree. Playful or strangely symbolic arrangements punctuate the bulk of the symphonic arrangements, and add a great deal of depth to the songs which they are incorporated into. The orchestral piece at the end of “Old Year’s Merry Funeral”, a song about the death of a year, is a perfect example as the orchestral begins upbeat and energetic as with the start of the “New Year” and slows down to a sad end with it’s death.

The rest of the instruments, and there are a great many used, are much harder to classify into any particular genre, and would seem to be more or less pigeon-holing the band. The most unique aspect of the album as a whole is the fact that each song sounds completely unique in both its instrumental and artistic composition. Even the harder or softer songs which have similar elements are still varied and unique. One song will have a heavy distorted progressive riff, and hammering drums, while the next will use more ambient pieces and samples and emphasis the vocals or the a different instrument, or an acoustic guitar section. The key theme throughout the entire album, however, is melody. All of the instruments, even the vocals, are very melodic. Having so many instruments and such complex arrangements the band can easily harmonize practically any instrument with another as well; even the drums and guitar riffs through pitch and distortion. The songs are smooth, and flow extremely well, and are driven by the anomalous voice of Max Samosvat. Easy transitions from very soft melodic vocals, to choirs, and his standby vocal style, which is difficult to describe accurately, something akin to a power metal style. Much like the rest of the band, Max’s unique vocals add depth and range to a band whose staple is just that.

When I started writing for this web-zine, I promised myself I’d never give a perfect score to anything other than a perfect album; one which was not only unique and remarkably well done but strayed from the norm of accepted standards of music in one form or another. True creativity, rather than a quick grab for fame and cash. As a whole “Woodland Prattlers” far exceeded my expatiations of what a band could do creatively. January 1, 2005
By Cthulhu
10 of 10
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From: Powermetal.it (Italy)

(http://www.powermetal.it/album_detail.php?id=00202)

Devo ammettere un po’ di stupore quando oggi pomeriggio ho aperto la cassetta delle lettere e mi sono trovato per le mani il promo di questo gruppo: Mechanical Poet...ed una domanda mi balenava per la testa: “chi cazzo sono?”. Salendo le scale leggendo il foglio informativo allegato l’occhio mi è caduto sulla dicitura “Style: progressive orchestral metal” e poco più in basso “Country: Russia”: il loro connubbio mi ha fatto pervenire alla mente lo stereotipo del gruppo power melodico russo, ergo melodie scontate e produzione pessima/piatta. Incuriosito dalla copertina in stile “Nightmare before Christmas” ho deciso di darci un ascolto prima di pensare ad un collaboratore a cui affibiare la recensione: dopo le prime due tracce del cd mi sono dovuto ricredere, dopo quattro ascolti consecutivi in una sera penso di avere tra le mani l’album dell’anno.
Dare un’etichetta alla musica di questi tre russi è un’impresa ardua e riduttiva, in quanto mescolano con maestria power, prog, rock, thrash e dark con partiture sinfoniche ed un pizzico di teatralità.
Ok, “Main Titles” non è un gran che come biglietto da visita, scontato e banale come 1000 altri già sentiti, ma la seconda traccia, "Stormchild", vi farà rimangiare tutto quello che avete pensato durante quel minuto e mezzo di intro: un power/thrash alla Brainstorm (misto Rammstein?) mozzafiato che mette subito in luce il lato heavy della band. Da notare la qualità delle aperture sinfoniche nella successiva “Boogie in a Coal-Hole” (sempre però con un occhio alla chitarra elettrica) e la carica di “Strayed Moppet”. E’ però con la sequenza “Old Year’s Merry Funeral”-“Natural Quaternion”che il disco vi strapperà gli applausi: il primo è un pezzo intriso di teatralità ricco di sfaccettature che, coinvolgendovi, vi condurranno in una mini suite composta da 4 momenti nel quale travano sfogo tutte le influenze del trio: dal sinfonico sussurrato dell’iniziale "Sylphs" all’industrial/dark di “Gnomes” e “Salamander”. In coda all’album troviamo ancora una semi ballad di Meat Loaf-iana memoria (“Shades on a Casement”) e le folk/giocherellone “Swamp-Stamp-Polka” e “End Credits”, outro che chiude in bellezza l’album che, seppur composto a tavolino, non scade mai nello scontato o nel commerciale.
Una lancia va doverosamente spezzata a favore dei musicisti che hanno mostrato una preparazione tecnica sopra la media, in particolare la voce potente, versatile e calda del giovane Max Samosvat (classe ’81!) che mi ha ricordato, con le dovute proporzioni, il grande Jorn Lande.

Ps. per i collezionisti: in commercio è reperibile un’edizione a tiratura limitata in 1000 copie contenente anche l’EP autoprodotto uscito nel 2003.

Voto: 8,5/10

Autore/Reviewer: Privateer