Void Of Silence first reviews

Oct 25, 2002
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56
Italy
www.code666.net
http://www.shadowshire.de/VKP/modul...istarticles&secid=3&sop=viewarticle&artid=338

9/10

Das Zuhause der 1999 gegründeten Band Void Of Silence liegt in Rom, der italienischen Hauptstadt. Längst fest etabliert in der Gothicszene, verzaubern die Italiener mit einem einzigartigen Sound, der aus Elementen des Dark Ambients, Industrial und apocalyptischem Doom Metal besteht. Neueste Errungenschaft allerdings ist, dass auf dem neuen Album "Human Antithesis" Primordial-Sänger Alan Nemtheanga als Sänger sein Stelldichein gibt.

Das sehr Ungewöhnliche am neuen Album (das im schönen Digipack daherkommt) ist zweifelsohne die Länge mancher Songs, die schon mal die 20Minuten-Grenze überschreiten können. Daher agiert die Band auch sehr dynamisch, was man im Opener und gleichzeitigen Titeltrack bewundern kann. In 3 Teilen erhält man die volle Dosis von sphärischen Ambientklängen und Chorgesängen bis hin zu treibenden und schleppenden Gitarrengewittern. Die Übergänge sind nahtlos und die melodischen Arrangements gehen sehr tief unter die Haut. "Grey Horizon" besticht durch seine hohe Rifflastigkeit in Begleitung mit einem sehr schönen Synthesizerspiel im Hintergrund. Ab hier kann man den Sound von Void Of Silence schon als recht einzigartig bezeichnen. Während man bei "Untiteled" denken mag, man steht am Sonntag im Petersdom, verzaubern düster gestimmte Gitarren bei "Dark Static Moments" eine Atmosphäre des Verlorenseins hervor. Absolut geiler Doom Metal der langsamen Art wird hier niedergelegt auf dem Altar der Melancholie. Die im Hintergrund heulenden und niederschmetternden Gitarrensoli tun dazu noch ihr übriges.

Tja, ich kann nur allen Doom Metal Fans raten, sich einmal die neue Scheibe der Italiener Void Of Silence anzuhören. Alan's Stimme passt hierzu perfekt und gibt dem Ganzen noch einen sehr düsteren Touch. Etwas zu meckern hab ich am Album nicht entdeckt. Der Mai wird damit mit Sicherheit in ein dunkles Licht getaucht.
 
www.blackmetalonline.com

Void Of Silence
Human Antithesis
Code666
2004


11 messaggi speciali... 11 messaggi di follia, degrado, specchio di una civiltà che muore, che lentamente si trascina il peso di un olocausto universale che la proietta verso la fine, verso l'ultimo bagliore di luce, verso la distruzione totale...
Pesante è la condanna, pesante la pena. Abbagliati da una luce che distrugge i nostri bulbi oculari e ci costringe a chinare il capo verso l'abisso, frastornati da suoni distorti, urla agghiaccianti, frastornati e storditi dalle nostre stesse voci, dai nostri stessi pensieri... Perchè urlare non ci servirebbe più a nulla.... Solo soffrire, inermi, paralizzati, al cospetto della fine di tutto...

Quella che mi trovo a scrivere oggi è la recensione senza dubbio più difficile che mi sia mai capitato di scrivere. Quando scrivo una recensione cerco di illustrare con le mie parole, umilmente, al lettore, quelle che potrebbero essere le sensazioni provate durante l'ascolto, le sfumature, le emozioni ed altre entità astratte sempre e comunque difficili da trasmettere, oltre ovviamente al lato prettamente tecnico e musicale. In questo caso specifico mi giudico totalmente incapace di farlo. Mentirei se dicessi il contrario. La ragione però è semplice e questa posso dirvela facilmente...

"Human Antithesis" è un lavoro Apocalittico partorito da menti oscure e geniali che poco hanno a che spartire con la maggior parte degli pseudo-artisti che giornalmente ci tocca sentire, valutare, criticare. E' un album profondo, oscuro, claustrofobico nell'incedere, disarmante, ammorbante, alienante... Aggettivi che rare volte utilizzo e mai credo di averli usati tutti insieme. Ma ancora non basta...

Se vogliamo parlare di musica diciamo che l'evoluzione dal precedente "Criteria Ov 666" è a parer mio piuttosto evidente e marcata, ovviamente in senso positivo, sia da un punto di vista compositivo che squisitamente esecutivo ed interpretativo. Di Black Metal inteso nel senso classico qui non ce n'è, si può parlare di Apocalyptic Dark Doom Negative Metal.... Ma ancora non basta e senz'altro questa definizione non rende giustizia al lavoro mastodontico a cui si riferisce. Le vocals più che mai interpretative sono affidate per la prima volta ad Alan Nemtheanga (già singer dei Primordial), che fa qui un lavoro direi assolutamente impeccabile nelle mille sfaccettature emotive che riesce ad imprimervi. Dalle clean vocals alle parti più rauche e profonde a quelle più in scream, è tutto un susseguirsi di momenti magistrali con un'altissima carica di pathos.

Sei tracce compongono questo capolavoro, 3 delle quali molto lunghe (dagli 11 ai 20 minuti), altre 2 di media durata più un breve intermezzo ("Untitled"). Già dalla durata di queste songs vi lascio immaginare la complessità e gli intrecci che i Void Of Silence sono riusciti a creare, vi lascio immaginare l'ampiezza di quello che è lo spettro emotivo che varia di attimo in attimo nel procedere delle canzoni e dei singoli momenti all'interno di ogni canzone... Davvero troppo difficile... Impossibile da descrivere...

Parti lente, Ambient, parti di tastiere malinconiche, lontane, ovattate, momenti distorti di rabbia, frustrazione, morte, momenti rarefatti, dove il respiro si fa più pesante ed incerto, momenti più intensi e caldi, ma allo stesso tempo tristi, opprimenti, depressivi... Momenti, tanti, tantissimi momenti all'interno di un lavoro che non si presta a nessuna catalogazione o recensione; un lavoro che sfugge, che gode di vita propria, che si insinua nell'ascoltatore a poco a poco e piano piano lo avvolge, lo pervade, lo rapisce... Un lavoro di un'intensità come mai prima avevo avuto l'onore di ascoltare. Un lavoro difficile, intendiamoci, uno di quei dischi che ha bisogno del suo spazio per farsi apprezzare appieno e che ogni volta glielo si concede lui ci regala qualcosa in più, ci fa scoprire una sua parte che prima ci era sfuggita, un suo lato che era rimasto celato alle nostre menti.... E forse chissà, forse mai riusciremo a comprenderne i significati più nascosti ed oscuri....

Quello che dobbiamo fare è chiudere gli occhi, sederci nella nostra stanza e premere play.... Tutto il resto sono solo parole inutili che raffrontate alla musica, in questo specifico caso, non valgono davvero nulla per quante esse siano...
99/100
 
Just got this from Michelle ... pretty brilliant stuff. Have you ever done or considered movie soundtracks? Your music is very visual ...
 
lurch70 said:
Just got this from Michelle ... pretty brilliant stuff. Have you ever done or considered movie soundtracks? Your music is very visual ...
Soundtrack? If you knew a good director... :tickled:
In the past time we have already made a soundtrack for an American b-movie directed by Bill Zebub.
 
http://www.haternal.com/


VOTO: 9 [size=+0][/size]
recensore: Karmacoma
29/04/2004

Se l’apocalisse dei giorni nostri potesse identificarsi in una colonna sonora non avrei dubbi nello scritturare i Void Of Silence per la sua composizione, anzi prenderei direttamente “Human Antithesis”, e ci ricamerei sopra la mia personalissima pellicola di distruzione. Leggo sul foglietto di presentazione della partecipazione di Alan Nemtheanga come vocalist, e la presenza dell’irlandese dei Primordial in questo terzo lavoro del duo romano, non può che farmi enormemente piacere, conoscendo quanto siano presenti nelle sue prestazioni rabbia, sofferenza e passione. E sono gli stessi ingredienti che potrete trovare nei 60 minuti di questo preziosissimo disco. I Void Of Silence sono oramai abili a mescolare con personalità e originalità le atmosfere cupe, quasi post-belliche, i passaggi atmosferici e doom (degni dei maestri My Dying Bride e Unholy), e le cadenze marziali black-industrial (in alcuni momenti mi sembra di ritornare all’ascolto dei cari e indimenticati Thorns).
Al bando comunque facili parole o banali paragoni: vi consiglio di buttarvi a capofitto su questo lavoro maniacale, impressionante e ricco di sfumature. Se non volete solleticarvi la mente o dedicarvi ad un ascolto approfondito e personalizzato, lasciate perdere i V.O.S., ma se la vostra insanità ha fame di suoni disturbanti e unici, fate come me: dedicate un oretta al vostro grigio pomeriggio, e disegnate la vostra personale “pellicola” di distruzione e oblio, e divorate questo album, sospesi… senza tempo.
Grandiosi. 9/10
 
http://community-2.webtv.net/wretchedproductions/ProgressiviewsMay/page5.html

Void Of Silence (Italy)- "Human Antithesis" (2004 Code666)
The third installment from one of the best new Doom bands of the new millenium. This album features new vocalist Alan Nemtheanga from Primordial. Six songs and over an hour's worth of some impressive and crushingly heavy cross-genre material. Now, I don't want to make this sound like it's totally guitars and stuff as VOS precisely blends Ambient/Industrial and Darkwave/Goth elements with haunting etherial atmosphere and Extreme genres of Black Metal and Doom. Moonspell, Tiamat, Paradise Lost, My Dying Bride, Anathema melted together but absolutely more chilling. File under: Pure Genius
 
http://www.thedarkesthours.com

VoS are back with their second album 'Human Antithesis' and let me tell you that again, it's dark! Suicidal Doom Atmpspheric metal at its best! It's one of the darkest bands I heard in my life! I should say that I prefer 'Criteria' probably because it was the magic of the first time I heard them. Not that this album isn't good (far from that!)! Human Antithesis is a good album but you have to be in the mood for listening to that genre. Again you got this major 'creepy/horror' atmosphere that make them sound so unique and special. It's easy to feel the pain when you're listening to that CD. Maybe there album are sounding a bit too much the same and that can be a negative point but that's probably the only one! Fans of very dark atmospheric metal with electro samples & dark keyboard will freak out! Because of Void of Silence, Katatonia & My Dying Brides look like happy music and I'm not kidding! This album could be the soundtrack of the darkest movie of all time. Turn off the lights, light some candles and be prepare to enter an evil worl, the unique world of Void of Silence...

Patrick
 
www.eutk.net

"This is where the dream ends" e si fece buio sulla terra, triste e desolata landa senza vita. Il vento soffiava gelido e ridondava il suo ululato, irridendo il triste scenario di morte e devastazione. ?Salvation does not came?, era questo il triste presagio che aleggiava tutto intorno e sembrava voler dire ?let these words echo deep in your heart?. ?No one can hear you?, e c?era gran pianto e stridore di denti. ?My words will cut your flesh like a knife, here and now we face the end of all things?.
?Human Antithesis? è il nuovo opus dei Void Of Silence e l?incipit sopra è liberamente tratto dalla title-track, manifesto totale della poetica del combo romano. Era difficile ripetersi, era difficile pretendere di più, quando gli abissi più neri e profondi erano stati già sondati con i precedenti ?Toward The Dusk? e ?Criteria Ov 666?. Oggi i VOS però sono qualcosa di diverso, qualcosa di spaventosamente diverso, qualcosa di sottile e penetrante, meno immediato, all?apparenza meno cattivo ma non per questo meno pericoloso, mellifluo e perverso. L?abbandono di Fabban ha pesato molto, venendo a mancare una fonte considerevole di malvagità e misantropia, la quale però ha lasciato spazio alla creatività di Alan Nemtheanga, singer dei Primordial. Alan ha fatto un lavoro eccelso, a partire dalle splendide liriche, senza tralasciare la sua prova vocale. Non lo avevo mai sentito esprimersi su questi livelli, usando la voce in modo pulito ed espressivo. Una voce a tratti stentorea, tonante, ma allo stesso tempo carica di tristezza e disagio, di oscura veemenza e teatralità. ?Human Antithesis? è un concept sulla seconda guerra mondiale e si apre proprio con dispacci radio in codice diretti ai partigiani. Tutto in questo disco è strumentale a creare nell?ascoltatore uno stato disagio perenne, uno stato mentale di prostrazione e frustrazione, di angoscia e afflizione. La title-track è una suite di oltre venti minuti, minuti fatti di dolore, di panico irrazionale, di squarci mozzafiato su baratri terrificanti, di agorafobia. Visioni apocalittiche si sovrappongono senza sosta, visioni fatte di terre devastate, bambini che piangono, raccolti abbandonati, di cani che abbaiano verso corpi marcescenti che giacciono sul ciglio di strade derelitte. E di silenzi, spaventosi, atroci quando lasciano spazio a chitarre acustiche che danno un senso di smarrimento, di solitudine, di abbandono. La band in questo disco mette in mostra il proprio lato più doom. Questo disco è un funerale dall?inizio alla fine, il funerale di qualsivoglia speranza, è il rito funebre di una speranza morta ancora prima di nascere, di un futuro che non vedrà mai la luce.
Il disco è un continuo di aberrazioni senza sosta e la lenta successione di ?Grey Horizon?, ?To A Sickly Child? e ?Dark Static Moments? è una cadenza pesante come un macigno, un freddo e tetro paesaggio della fine. Il disco si chiude con ?CXVIII? declamata da Atratus dei Tronus Abyss, ovvero il Canto 118 tratto dai ?Fleurs Du Mal? di Baudelaire. Un carme blasfemo, sacrilego e profanatore, un ultimo affronto al Dio cui Alan, durante il corso del disco, indirizza tantissime invettive: ?There is one true enemy in this world, do I need to say it? Do I need to stain the air with its name??.
?Human Antithesis? è un rituale malato e perverso, un rituale totalizzante cui sottomettersi, un magma di negatività e depressione, uno sguardo malevolo sull?immensità aberrante delle macerie di un?umanità negletta, abietta, abominevole. Quando crollano le ideologie, i sogni e le speranze, dalle macerie sorgono gli uomini, abbruttiti, impauriti, distrutti. Semplicemente Magnifico e Agghiacciante.

Voto: 10/10
Luigi 'Gino' Schettino
 
http://www.silentscreamzine.com
8/10
top album

Piove. La giornata volge al suo termine, il sole è ormai nascosto dietro le nuvole, e la luce sta per abbandonare definitivamente le nostre lande. Questa è la situazione ideale perché creature oscure e malefiche si sveglino dalle loro tane ed invadano le terre, alla disperata ricerca di una preda da ghermire... La musica dei Void Of Silence è prima di tutto un?esperienza. Non si può semplicemente prendere un loro lavoro ed ascoltarlo, è impossibile. Le creazioni che escono dalle menti dei tre artisti hanno bisogno di un?atmosfera, di uno stato d?animo, di una predisposizione particolari per essere affrontate. Ma, pur rimanendo invariato questo lugubre quadro, è anche vero che i Void Of Silence si stanno evolvendo. Il cambio di cantante, che ha visto Alan Nemtheanga dei Primordial subentrare a Malfeitor Fabban, ha certamente apportato qualcosa di nuovo all?interno della band, anche se il compositore principale di tutta la musica rimane Riccardo Conforti. A differenza dei suoi predecessori, infatti, questo ?Human Antithesis? abbandona, almeno in minima parte, le desolate lande del Dark Industrial più disperante per collegarsi a tematiche più propriamente Doom Metal. Non stiamo parlando di un Doom Metal interpretato in chiave tradizionale, ma di una sorta di volontà di rendere il ruolo delle chitarre più importante nei confronti di quello dei sintetizzatori, una ricerca forse di una nuova dimensione del suono che, pur ancorato alla matrice più specificatamente Dark apocalittica, cerca comunque di ritagliarsi nuove direzioni. La voce di Alan è diversa rispetto a quella di Fabban, e questo è il primo particolare che si recepisce ascoltando il nuovo lavoro ma, andando avanti con l?ascolto dei brani e penetrando più in profondità questa nuova opera, ci si rende conto che non è solo la voce ad essere cambiata, ma che tutta l?essenza della musica dei Void Of Silence sta cercando di evolversi in qualcosa di diverso. Certo, i cambiamenti sono molto sottili, non ci troviamo di fronte ad un?inversione di rotta, quanto piuttosto ad un tentativo di allargare i propri confini verso direzioni forse più marcatamente ?metalliche?. Si capisce subito che l?anima della band è sempre quella, fatta di musica al confine con la definizione stessa di musica, fatta di partiture lentissime e soffocanti, esasperanti nel loro ripetersi e nel loro incedere lento e nauseante, nelle quali l?aria di morte che si respira è un caldo invito a lasciare il sentiero, se non ci si sente più che pronti ad affrontarlo. La creatura si sta muovendo, sta annusando attorno alla sua tana, alla ricerca di qualcosa di nuovo nel quale tramutarsi, complice il calare delle tenebre...
Giorgio Fogliata
It rains. The day reaches its end, the sun is hidden behind the clouds, and the light is about to definitely leave our lands. This is the ideal situation for dark and wicked creatures to wake up from their lairs and invade the lands, in the desperate search for a prey to grasp?the music of Void of Silence is an experience, first of all. One cannot simply take a work of theirs and listen to it, it?s impossible. The creations that come out of the minds of these three artists need an atmosphere, a mood, a particular predisposition to be faced. But, though remaining this gloomy picture unchanged, is also true that Void of Silence are evolving. The singer change, that saw Alan Nemtheanga of Primordial to replace Malfeitor Fabban, surely brought something new inside the band, even if the main songwriter of all the music remains Riccardo Conforti. Differently from his predecessors, indeed, this ?Human Antithesis? leaves, at least in part, the desolate lands of the most desperate dark industrial to get linked to more properly doom metal themes. We are not talking of a traditionally interpreted doom metal, but of a sort of will to make the guitar sound more important than the synthetizers, maybe the search of a new sound dimension which, still in touch with the apocalyptic dark matrix, anyway tries to cut up new directions. Alan?s voice is different from Fabban?s, and that?s the first detail we feel listening to it but, going ahead with the listening of the songs and deepening this new opera, we realize that?s not only the voice to have changed, but that the whole music of Void of Silence is trying to turn into something different. Sure, the changes are very thin, we are not in front of a route change, but rather in front of an attempt to enlarge their own boundaries through more ?metal? directions. We immediately understand the soul of the band is always the same, made of a music on the borderline of the definition of music itself, made of chocking slow scores, exasperating in their repeating and in their nauseating walking, where the air of death is a warm invitation to leave the path, if one does not feel to be more than ready to face it. The creature is moving, is breathing around its lair, in search for something new to turn into, accomplice the darkness arriving?
Giorgio Fogliata
 
www.rockmetalbands.com
87/100

The Roman band revealed itself to the big audience with the fairly good "Criteria ov 666", and now after 2 years it's time for the 3rd release, presenting a more precise songwriting and the new songster Alan Nemtheanga from Primordial, able to sing in several different manners and styles, as explained in details below.

The 20-minute title track is split in 3 parts; it's mainly industrial doom metal with recitative vocals in the beginning, then you have a sinister arpeggio with far vocals and noises; evocative vocals follow, and afterwards a Christian church arpeggio; suddenly a change: whispered menacing vocals and noises preceding distorted guitars and black screams. Of course the 3 piece likes pattern modifications, so you get a dose of Industrial noise-drones with preacher-like vocals; the riff becomes tight together with some piano and keyboards notes in the background.
Wicked vocals can now only lead to threatening riffs, mitigated by an arpeggio with claimings calling children to war. Like most compositions by Void of Silence, this one doesn't escape from the rule of alternating and opposing melody and dark apocalyptical power elements with an ineffable finalè in crescendo and some vocals reminescent of the latest Pyogenesis.
On the same co-ordinates is "Grey Horizon (M.P.H. MMIV)", industrial metal with clean vocals a là Vintersorg, therefore a winterly track, drenched in negativity and passion with rocking keyboards. A wonderful song out of time.
After the short intermezzo of "Untitled", made of church choruses, come the almost 12 minutes composing "To a Sickly Child"; deadly tolls accompany us to a sudden and deafening burst; death vocals, later clean and even aulic. Nobody will deny some passages here are very gloomy and as though it weren't enough the band decide to add a few black vocals on a desperate text.
As the title "Dark Static Moments" suggests, be prepared for another monolithic suite (more than 15 minutes), even if the definition of cold and disturbing nightmare looks more appropriate; there're some fascist vocal streams in Italian mixed with Alan's. I repute this to be the best arranged of the 6 tracks, and I also noticed some nice freezing keyboards deign of Lucio Fulci's flick soundtracks, while simply yearning are the next screams. Frightening noises, throat emissions, laughings, an eerie riffing perfectly fit one another; a work composed in(rightly) maniacal craft with the guest vocalist throning on a huge wall of sound, in which only a dim light seems to give a looming hint of hope.
The closure is entrusted to "CXVIII", an arpeggio, some Bible words regarding the Armageddon; an outro rife with synth noises completing the work, definitely quite impressive.

If you still don't know Riccardo Conforti's works, this is the best way to start approaching his musical mind-set to later get to his older albums; those who already know the proposal of Void of Silence, should love their new effort without any doubt.

MARKUS GANZHERRLICH - 4/4/04
 
http://www.fucine.com/archivio/fm63/humanantithesis.htm

also a cool interview:
http://www.fucine.com/archivio/fm63/voidofsilence.htm

Voglio cominciare con un?ammissione di colpa: sono anni che millanto che Baudelaire sia il mio poeta preferito, e non mi sono accorto che "CXVIII", l?ultimo, atroce e rabbioso pezzo di "Human Antithesis" dei Void of Silence, altro non è che la rilettura della centodiciottesima poesia di quell?immortale capolavoro dal titolo "Les fleurs du mal". Altro motivo d?onta per me: la poesia in questione, "Le reniement de Saint Pierre", viene subito prima di "Abel et Caïn", una delle mie preferite. Più interessante della mia vergogna è ricordare che la sezione de "Les fleurs du mal" alla quale appartengono questi versi (insieme a "Les litanies de Satan") è quella che ha contribuito alla leggenda nera del francese, ovvero alla sua fama di cantore del peccato e del satanismo: si chiama "Révolte", e rappresenta il momento dell?opera nel quale egli si convince dell?assurdità del Creato, arrivando, di fatto, alla bestemmia. Forse da questo prende le mosse "l?antitesi umana" del disco, il paradosso della nostra condizione: imploriamo un dio (non fa differenza se è quello cristiano o quello islamico) del tutto disinteressato, comme un tyrane gorgé de viande et vins (1) dice Baudelaire, il quale lascia affogare i suoi figli, la razza di Caino, in quel mare di sangue che è la nostra epoca.
Ignaro dell?origine di quell?ultima traccia, tra l?altro, avevo pensato di iniziare la recensione citando proprio Baudelaire e i suoi versi dedicati allo spleen, perché una delle sensazioni che si prova ascoltando i Void of Silence è esattamente quella di trovarci sotto un cielo che bas et lourd pèse comme un couvercle (2). Forse è la lunghezza dei pezzi o la dilatazione del tempo che inducono, forse è il suono soffocante della chitarra di Ivan a evocare tutto questo; non per niente il primo paragone musicale potrebbe essere fatto con generi come il doom, e, senza scomodare certi Black Sabbath, non sarebbe sbagliato cercare similitudini con band come Esoteric (un grazie a Mauro Berchi che me li ha fatti conoscere) o i primi MonumentuM. Va detto però che una delle doti dei Void of Silence è la personalità. Si possono certamente rintracciare le loro origini musicali, si può ancora dire che, oltre al doom, Riccardo Conforti abbia assorbito e fatta sua l?ambient dolente e malata di band come Raison d?être o Megaptera, ma si deve soprattutto sottolineare come "Human Antithesis" sia un nuovo e diverso "fiore" nato da tutto questo "male". Si sta poi parlando del terzo album di un gruppo, quello che di solito è decisivo nel dimostrarne la maturità, e basta ascoltare la prima traccia per convincersi che il metal sia sempre stato accompagnato da tastiere violacee, percussioni industriali e campionamenti disturbanti.

Sono proprio i campionamenti uno dei punti di forza dell?album. Per questi ultimi, i Void of Silence attingono a quello che sembra il loro archivio personale, ovvero l?Istituto Luce. Infatti, se di assurdità della condizione umana si deve parlare, e se la guerra è il nocciolo di questa assurdità, allora niente è meglio che tornare al nostro Novecento e alla sua più grande tragedia, ovvero l?epoca dei totalitarismi, della quale i cupi e grigi audiovisivi dell?Istituto sono i tragici documenti. Ecco che certi discorsi e comunicati del recente passato, una volta gettati nel buio opprimente della musica, perdono parte del loro significato per i contemporanei e giungono alle nostre orecchie in tutta la loro oramai riconosciuta drammaticità. E? indubbio che il postmoderno gioco di citazioni che la band attua mediante i samples sia uno dei principali motivi d?interesse del disco, anche se si tratta di un lavoro che, prima di colpire il cervello, prende i polmoni, attraverso una prolungata e angosciante stretta sonora.
"Human Antithesis" non è però monocromatico. Ci sono momenti nei quali si rialza la testa, e, per assurdo, come nel breve intermezzo della terza traccia, attimi nei quali emerge un bisogno del sacro, ma, come ha detto Ivan in sede d?intervista, fa tutto parte del "conflitto", parola chiave per i Void of Silence. La speranza non è sempre vinta, perché c?è la possibilità della rivolta.
Sarebbe facilissimo immaginare questa band all?opera con qualche colonna sonora, associare la loro musica unicamente a delle immagini rovinate, ma c?è anche il nuovo cantante Alan, che con la sua interpretazione contribuisce a mio avviso a caricare di pathos le canzoni. Però, e non certo per colpa sua, non mi stupirei se qualcuno dicesse che in dischi come questo la voce risulti talvolta di troppo. Va detto comunque che la presenza del cantante potrebbe contribuire a rendere meno ostico un album che merita di raggiungere il maggior numero di persone possibile. Non c?è infatti niente qui che possa far parlare di scelte commerciali.


Tutto "Human Antithesis" è il rigurgito nichilista di ragazzi disgustati da un mondo ou l?action n?est pas soeur du rêve (3).
 
www.kronic.it

Il nulla dopo l?Apocalisse?


Il nero digipack di questo nuovo parto firmato Code666 mostra fosche istantanee di giornate appartenenti alla memoria di un tempo ormai violentato e stravolto. Macerie, rovine, morte, disperazione e apocalisse. E dell?Apocalisse che è figlio il suono, la musica che i Void of Silence hanno allestito in ?Human Antithesis?. Ne conseguono atmosfere nerissime, opache, prive di movimenti vitali, dotati di immobilità senza sangue, un lavoro che non lascia spazio a nessun messaggio di speranza. Una miscela esplosiva e deprimente di black-metal, doom e industrial ambient di marca svedese, tre entità nerissime che insieme generano un cocktail più scuro di una notte illuminata paurosamente dalle veloci quanto distruttive bombe lanciate per annientare dove l?uomo ha operato.

Il terzo album della band romana si avvale alla voce di Alan Nemtheanga dei Primordial (senza dimenticare i due membri fissi Riccardo Conforti e Ivan Zara), un matrimonio musicale che ha generato ottimi frutti. L?apertura è affidata alla messa in scena della title-track suddivisa in tre atti, una nera propaganda dove la base doom lenta e angosciante fa da struttura alle grigie immagini senza luce e vita, venti minuti di tenebroso teatro bellico. ?Grey Horizon (M.P.H. MMIV)? fa completamente fede al titolo di orizzonte sporcato dal fumo della distruzione ancora giovane e piena del suo potere annichilente, sempre dark-doom disperato con Alan in ottima forma e perfettamente integrato nel suo ruolo di cantore dell?Apocalisse. Fosche tastiere di matrice dark-ambient fanno da opener a ?To a Sickly Child? che si apre su una song più virata sul death-metal grazie anche ad una base più veloce, compatta e potente. Momenti più ieratici, maligni si manifestano in ?Dark Static Moments? prima di cadere nella pece più densa e spessa generato dal drumming secco e lento e dalle tastiere malinconiche e orfane dei genitori, per riprendersi in seguito in un contesto più rabbioso e battagliero.

Fine affidata a ?CVXIII?, songs impregnata di oscurissima ambient-doom, il compendio per un lavoro tutto incentrato sulla messa in scena dell?Apocalisse sonora, dove a morte e distruzione non succedono speranza e vita ma solo ed inevitabilmente il nulla. Piena originalità, produzione a 5 stelle e suono pulito ma non privo di quello sporcizia emotiva che ti colpisce per il suo nero messaggio, esecuzione strumentale molto curata e precisa, in parole poverissime, un album sincero ed emozionante?


4/5
 
www.heavy-metal.it
9/10
Ci sono creature strambe, oscure, che hanno il pregio di riuscire ad incantare con i loro toni cupi fatti di grigio e nero. Incantano mostrando con crudezza il lato più oscuro dell'uomo, le sue paure e i suoi deliri, come uno specchio. Sogni che si dissolvono portando con se gioia e speranza, uomini ormai sconfitti dalla vita che cercano l'aiuto di un dio ormai sordo e inerme, guerre senza fine e senza logica (ma quale guerra ha logica?).
Su questo scenario si muove la nuova creatura dei nostri Void Of Silence, "Human Antithesis", una creatura nera come la pece e, soprattutto, realista. Non a caso il colore prevalente dell'artwork è il nero contornato da foto in verde (speranza....) dalle tonalità ormai sbiadite e sfocate (.... che svanisce) che raffigurano ruderi, soldati e, dal gusto sempre toccante e romantico-decadente, statue.
A recitare, questa volta (come fu preannunciato) troviamo la voce stupenda del nuovo arrivato Nemtheanga (già con i grandiosi Primordial); una prestazione superlativa che riesce ad offuscare il seppur ottimo defezionario Malfeitor Fabban regalandoci spesso brividi di pura emozione.
Avete voglia di ascoltare un disco che riesce ad entrare diritto al cuore tingendolo di nero? Riuscireste a sopravvire all' impatto? Se si lasciatevi letteralmente violentare da "Human Antithesis".
Una manciata di secondi è sufficiente a colorare l'aria di nero, a rendere reali e visibili i sentimenti dell'uomo sotto forma di demoni malvagi, punitori e liberatori.
Una voce inquietante, dei lugubri suoni di synth, una chitarra acustica ed una elettrica ne danno colore e forma. Un cantato a tratti narrante, a tratti sofferente ed epico, a tratti maligno e laceranto ne dona la parola. Ed è proprio qui che risiede la bravura dei Void Of Silence: riescono a dar vita alla musica. Che sia paura, che sia angoscia, che sia terrore, che sia morte o dolore non fa alcuna differenza, grazie ad essi tutto prende vita proprio nel momento in cui tutto è morto.

La mastodontica suite iniziale che da sola varrebbe l'acquisto dell'album (dai testi stupendi) e gli altri tasselli che compongono questo mosaico rappresentano ciò che di meglio la musica italiana ha partorito negli ultimi anni. Chiamarlo black-industrial-doom-ambient-ritual-ecc...ecc.... o chiamarlo semplicemente "avantgarde" può dire tutto e non dire nulla (basta con queste inutili classificazioni!). La loro musica fatta di sintetizzatori, fatta di rumorismo, di marce marziali, di ampi spazi ambient, di rallentamenti doom non è accostabile a niente, vive in una sua dimensione lontano da tutto e tutti.
I Void Of Silence sono ciò che erano e saranno ciò che sono. La creatura dei Void of Silence è nata per percorrere ed osservare, quasi con distacco, i labirinti della mente umana.
Che senso ha tutto ciò? A voi il compito di scoprirlo.....



Eugenio "Malmsteen" Morra
 
http://www.lethewarden.com/

The Dream Ends. Null'altro potrebbe descrivere l'atmosfera che predomina questo terzo lavoro dei romani Void Of Silence. Questa è la porta per entrare negli abissi più profondi, qui la luce non passa.

Dopo due dischi fantastici per i Void Of Silence sarebbe stato difficile ripetersi e ancora di più superarsi, ma loro ce l'hanno fatta. Assoldano tra le loro fila il cantante Alan Nemtheanga dei Primordial e sfoderano un album di quelli da far accapponare la pelle. Atmosfere opprimenti, claustrofobiche, 61 minuti di inaspettata oscura bellezza.

In tutto cinque tracce. Human Antithesis ha il compito di condurre l'ascoltatore nei meandri di questo disco attraverso i suoi oltre venti minuti, una colonna sonora adatta a descrivere i il panico totale, l'irrazionalità della mente umana. Incredibile il lavoro di Riccardo Conforti (samplers e batteria) e Ivan Zara (chitarra) in sede di composizione, coadiuvati da un'interpretazione al di sopra delle righe di Alan che per nulla ha fatto rimpiangere il "malvagio" Fabban.

"Grey Horizons", "To A Sickly Child" e "Dark Static Moments" continuano li dove "Human Antithesis" si era fermata. Ritmi lenti ed opprimenti che vi porterano ne lbaratro più profondo della vostra mente.

Il disco si chiude con ?CXVIII? dove un Atratus dei Tronus Abyss decanta i versi del Canto 118 tratto dai ?Fleurs Du Mal? di Baudelaire.

Quando avrete finito l'ascolto di questo capolavoro tornerete alla reraltà, ma forse scoprirete che essa non è molto differente da quella che i Void Of Silence vi hanno fatto conoscere.

9/10

Athas
 
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Recensione di Paolo 'cernunnos' Vidmar
Ecco a voi il terzo capitolo di una delle più belle ed inquietanti, per non dire originali, realtà nostrane: i romani Void Of Silence. Quanto fatto con i due album precedenti da Ivan Zara e Riccardo Conforti è qualcosa di difficilmente riscontrabile altrove, almeno nel panorama peninsulare: un perfetto mix tra il mondo industrial-ambient e quello del metal estremo. Sopra questo tentativo abbastanza innovativo cala poi un pesante velo apocalittico, che rende la proposta dei romani davvero unica perché votata ad una fine che sa di istantaneità. "Human Antithesis" dipinge un mondo che sembra senza colore, sull'orlo di un baratro portato a questo punto dalla follia umana. Lenti, opprimenti, struggenti, così caldi sono i Void Of Silence nelle sensazioni che trasmettono e così gelidi nel loro suono meccanico, ossessivo, inumano. L'album si apre con la titletrack che dura una ventina di minuti, concettualmente divisa in tre parti, una migliore dell'altra. A tratti sembra di sentire persino i più criptici Dead Can Dance, altre volte si ascolta semplicemente quello che ormai è diventato il marchio di produzione Void Of Silence: un flusso sonoro d'emotività, alimentato dalla sorprendente prestazione del singer irlandese Alan Nemtheanga, noto cantante dei bravi Primordial. Chi avrebbe mai scommesso la perfetta immersione nel mood post apocalittico dei Void Of Silence da parte di un cantante dalla voce calda, vibrante, solitamente abituata a dipingere musica abbandonata in tempi immersi nel passato più remoto con un tocco di epicità? Ebbene, una volta in più la band romana ha vinto una sfida, per l'ennesima volta Alan N. si è dimostrato un cantante assolutamente straordinario. La perfetta commistione tra le atmosfere ambient e industrial ed il metal estremo che si limita a dare sensazioni più forti al mood di base è avvertibile in larga parte del cd, soprattutto nella prima, spettacolare, parte di "Human Antithesis". Forse la seconda parte si trascina senza lasciare un segno indelebile o un'inquietudine insopportabile, ma ad ogni modo i Void Of Silence lanciano un segnale fortissimo e regalano al pubblico un gioiello di tenebra irresistibile. Dopo una crescita costante, ora da questa band ci si aspetta solo il capolavoro definitivo.
Voto: 7.0